Ilaria Bonacossa, Antonella Crippa e Silvia Simoncelli cureranno presso il Museo Villa Croce di Genova, il 16 aprile 2016 dalle ore 10 alle 18.30, la prima giornata di lavori dedicata al tema Pubblico/privato che era stato affrontato durante i tre giorni del Forum dell’arte contemporanea che si è tenuto a Prato nelle giornate del 25, 26 e 27 settembre 2015. In questa circostanza i diversi tavoli del settore sono stati coordinati da attori professionisti del campo e direttamente coinvolti nelle questioni legate a spazi pubblici o privati: Neve Mazzoleni, “Le fondazioni private sono le nuove istituzioni”, Bruna Roccasalva “Gli indipendenti”, Elisa Bonini “Per una cultura del fundraising”, Chiara Galloni “Nuovi mecenati”, Antonella Crippa “Pubblico e privato: una questione di fiducia”, Alessia Zorloni “Quale mercato per l’arte?”, Martina Angelotti (“Quale senso per l’arte pubblica”). Partecipazione, dialogo, territorio, comunità e fiscalità sono le tematiche più spesso emerse ed affrontate nei diversi tavoli di confronti, come, poi, l’assenza di collaborazione e dialogo con le varie istituzioni europee con quelle italiane.
Gli argomenti di cui si tratterà sono i seguenti:
Per una Agenzia dell’arte contemporanea: costituire o no un’Agenzia che promuova l’arte contemporanea in quanto fonte di sviluppo, in Italia, culturale, produttivo, economico e turistico, tenendo d’occhio lo scenario europeo come metro di paragone e come possibilità collaborativa?
Art Bonus e nuove fiscalità per l’arte contemporanea: come migliorare il sostegno da parte di aziende e privati alle istituzioni dell’arte contemporanea? Con quali strumenti?
Arte contemporanea, sponsorig e comunicazione: come rendere più efficace, costante, attivo e dinamico il sostegno privato a favore degli spazi espositivi e dei progetti di valorizzazione?
I nuovi modelli di governance per i musei d’arte contemporanea: come migliorare le sinergie tra settore privato e pubblico laddove si sono creare fondazioni miste e fluide? Ci sono modelli innovativi da seguire?
I temi principali dei tavoli di Prato: i nuovi attori (dal sito del Forum)
In Italia, l’antitesi tra i settori pubblico e privato per la promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea è superata. Musei, progetti e operazioni di valorizzazione non sono più caratterizzati dal loro status ma piuttosto da accessibilità e fruibilità. La crisi economica, inoltre, ha favorito l’evoluzione della governance di alcuni centri diventati fondazioni miste. Questa situazione fluida, per alcune istituzioni ha significato la sopravvivenza; il settore privato, sempre più frequentemente ha optato per la gestione in proprio dei progetti. Una più decisa vocazione internazionale e la più frequente attivazione di sinergie con le istituzioni europee consentirebbero un miglioramento e un potenziamento delle prospettive. L’arte contemporanea dovrebbe darsi quali obiettivo quello di essere un aggregatore sociale e civile e un motore di sviluppo strategico dell’Italia, in senso culturale, produttivo, economico e turistico. In particolare, la discussione del tavolo Pubblico/privato: una questione di fiducia ha messo a fuoco quali siano le criticità del rapporto: tra le altre, la progressiva perdita di credibilità del brand pubblico, la difficoltà a fare rete delle istituzioni private, una legislazione farraginosa e tempi di reazione non sincronici. E’ emerso inoltre che, al contrario, la dimensione locale favorisce rapporti di collaborazione proficui, diretti o mediati da varie realtà, e consente la patrimonializzazione delle collezioni e modelli di gestione misti.
Il tavolo Le Fondazioni private sono le nuove istituzioni? ha fatto il punto sulle complessità normative, sulle difficoltà con i territori di pertinenza, sulla mancanza di strumenti di autovalutazione. Ha sottolineato l’importanza del neonato Comitato per le Fondazioni di arte contemporanea, anche per la diffusione delle “best practice, per favorire l’audience engagement”.
Sorprendentemente, i Nuovi mecenati manifestano entusiasmo anche per l’accompagnamento di progetti che coinvolgono opere immateriali e performative, più esperienziali rispetto al passato. La discussione ha sottolineato l’importanza dell’educazione alle arti visive e ha fatto emergere un nuovo mecenatismo diffuso, di prossimità, giovani mecenati che meritano attenzione, riconoscimento, formazione.
Il tavolo Per una cultura del fundraising ha sottolineato come la raccolta fondi sia una pratica ancora poco diffusa in Italia, sebbene sia uno strumento utile per fronteggiare l’attuale e perdurante situazione di crisi. Al lungo termine, sarà necessario far crescere la professionalità degli operatori per migliorare i rapporti con i donatori (singoli e aziendale, attivi o prospect) coinvolgendolo il pubblico e le comunità in progetti di medio e lungo termine, ad ampia partecipazione e dagli impatti misurabili.
Gli (spazi) indipendenti nascono da iniziative private ma assolvono un ruolo pubblico. La loro natura ibrida genera la difficoltà maggiore: trovare finanziamenti e allo stesso tempo rimanere, appunto, indipendenti. Potrebbe essere opportuno costituire un comitato promotore che favorisca un contatto più proficuo con possibili finanziatori e il rapporto con l’amministrazione pubblica.
Il tavolo Quale senso per l’arte pubblica? ha preso le mosse da una riflessione teorica attorno alla questione del “pubblico” ed ha sottolineato il carattere “socially engaged” e “in public interest” dell’arte e l’importanza della “questione pubblica” per la costituzione dell’immagine del futuro. Tra gli argomenti affrontati, la definizione di spazio pubblico come luogo di negoziazione anche conflittuale, il metodo, i processi, i pericoli insiti nell’abbandono dei progetti e nella mancanza di manutenzione.
Il tavolo Quale mercato per l’arte? ha messo in evidenza la scarsa, scarsissima quota di mercato degli scambi avvenuti sul nostro territorio sia rispetto all’Europa sia nel mondo. Ha quindi identificato quali maggiori criticità il regime fiscale non favorevole alla vendita, la presenza di imposte onerose, l’attività del provvedimento di notifica sui beni di più di cinquanta anni e la tracciabilità degli acquisti.