Si è tenuta mercoledì 9 luglio, a partire dalle 19, la performance del duo australiano  A Constructed World alla Fonderia Artistica Battaglia di via Stilicone. Il progetto è frutto di una collaborazione tra il Museo di Villa Croce (Genova) e la milanese galleria Peep-Hole, che sono risultate dunque interessate a questo gruppo di performers volti a proporre discorsi filosofici, confronti, conversazioni, musica e canto per condurci ad una riflessione, come in questo caso, di stampo ambientale-sociale. Tra calchi in gesso, forni da migliaia di gradi e prototipi in bronzo, si è dunque svolta la performance, alla quale hanno aderito il musicista statunitense Steve Piccolo, il curatore italiano con base a Londra Michele Robecchi, l’artista del duo Vedovamazzei Simeone Crispino, gli artisti di A Constructed World Jeoff Lowe e Jacqueline Riva e i due ragazzi performers Jules Bernagau e Charles Dubois. Il tutto si è svolto in un clima allegro e divertito, in cui Piccolo, Robecchi e Crispino suonavano chitarre elettriche (ciascuno aveva un pezzo di un’unica chitarra tagliata, ai quali poi sono state aggiunte le relative corde e tastiere), Lowe sperimentava gradi intonativi con la sua sola voce, interpretando canzoni e musiche di artisti diversi, Riva ci introduceva all’esibizione, mentre i due ragazzi, vestiti di blu da cima a fondo (con tanto di rossetto sempre blu), si destreggiavano in fischi, suonate di tamburo o canticcioli dalla voce roca. Il tema principale, dietro a questa coltre di divertissement forse un po’ forzato, è il massacro delle anguille negli ultimi decenni, le quali, come ci dice Jacqueline Riva, a causa del “forzato rapporto con gli esseri umani, sono ora l’1% di quelle che erano nel 1980”, in un clima di “materialismo industriale e di un ritmico uso pagano dei mezzi espressivi tradizionali”. E, dunque, ci troviamo a riflettere su una sorta di richiesta di perdono che le anguille Anguilla Anguilla rivolgono al genere umano, con una performance adagiata sui bordi dell’ermetismo espressivo e delle duplici interpretazioni, per la quale la Fonderia ha realizzato un’anguilla ed un bastone di bronzo, per ricordare che “Dio ordina a Mosè di creare un serpente di bronzo e di metterlo su un asta: quelli che guardano l’asta, anche se sono stati morsi dal serpente, sopravvivono”. Ecco che una performance contemporanea si inserisce in un turbinio cronologico che si raggomitola su se stesso, col rischio di annientare tutto ciò che gli sta intorno: ambiente, animale e, direi, anche uomini. “In questa età che sembra aver perso qualsiasi uso pratico per il senso di colpa, ci confrontiamo insieme con la massima di Aby Warburg: ogni età ha la forma di rinascita dall’antichità che si merita”.

Marco Arrigoni