Testo di Giulia Russo —
Progetto per fontana e altre figure è proprio ciò che dichiara di essere: un piano futuro messo in cantiere per una dimora/opera d’arte creata dall’artista a partire dalle fondamenta, che sarà allo stesso tempo uno spazio privato e un luogo di condivisione. L’urgenza identificata nell’allestimento è quella di mettere insieme alcuni pezzi di memoria, provenienti da ambiti diversi, come quando si accantonano pochi oggetti imprescindibili da portare subito con sé nella nuova casa.
La maquette/scultura che dà il titolo alla personale, è il primo grande elemento che ci accoglie in mostra. Si tratta del bozzetto preparatorio originale -assemblato, invece che disegnato- per la fontana che prenderà il suo posto d’onore nel giardino Radicale, della casa a Montepastore (BO).
Lo stesso artista ha dichiarato:“Mi sono sempre piaciute le fontane, non sarà un caso che le due città con cui ho più legami, anche se ambigui, Bologna e Firenze, abbiano una fontana del Nettuno nelle piazze centrali. La fontana è un ideale, perché è una bella prova della condizione della nostra civiltà: imprigioniamo la natura per ammaestrarla affinché non ci divori. Come il giardino all’italiana, la fontana è una grande idea astratta, è un concetto, è un’operazione utopica, si porta acqua dove non c’è e la si piega per farne moine e capricci.” […]
L’opera è fatta di cassette d’acqua minerale, recuperate dal quotidiano e semplicemente impilate, per farne una serie di mobili. La scelta di prelevare, nella maggior parte dei casi, dei vecchi tabelloni in latta dei gelati, o scatole di biscotti per utilizzarli come piani di appoggio, condisce la serie con un sapore nostalgico, fatto però anche di luce che scalda.
Come la porticina di una stanza dei giochi, la fontana si apre nella nostra mente su un luogo sicuro legato all’infanzia. Fanno da eco sulle stesse frequenze le altre opere presentate nella prima sala: gli specchi astratti, il cartellone stradale che si vede in lontananza, il francobollo ingrandito -per opposizione- e soprattutto i collage realizzati con la carta delle praline e con i vassoi del cabaret di pasticceria. Questi assemblaggi offrono dei rimandi plurisensoriali, hanno il sapore dei pranzi della domenica, e sembra quasi di sentire il rumore delle stoviglie, o il vociare indistinto delle tavolate.
E ancora, gli ori dei vassoi, e l’argento degli involucri, ci portano ancora più lontano, rimarcando il forte legame tra la ricerca attuale dell’artista, e gli studi orientali della giovinezza: penso per esempio ai materiali preziosi dei grandi mosaici e a quella luce aranciata dei tramonti in una mitica Bisanzio, quando la sacralità della Santa Sofia si rifletteva incontrastata nelle acque del Bosforo.
Nella seconda stanza invece si accede a un’atmosfera più intima, qui si percepisce una dimensione notturna, sensuale e onirica. A richiamare la “tana del bianconiglio” l’accostamento tra la scacchiera bianca e nera e i lampadari di murano, riletti in chiave moderna con l’uso dei led fluo. Lo spazio stavolta, forse viene raccontato come un luogo di raccoglimento in età matura.
La composizione dell’allestimento risulta nel complesso molto libera, e tiene insieme opere dal sapore minimale, con il mondo dei loghi, della pubblicità e delle etichette. Questi due universi paralleli hanno sempre fatto parte dell’immaginario di Favelli, un florido humus in cui l’artista è cresciuto e che continua progressivamente a sviluppare.
Flavio Favelli. Progetto per fontana e altre figure
27 gennaio 2023 – 11 marzo 2023
Francesca Minini, Milano