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Intervista con Eva Frapiccini | Selective Memory, Selective Amnesia

[nemus_slider id=”42403″] Venerdi 17 Aprile ha inaugurato Selective Memory | Selective Amnesia, seconda personale di Eva Frapiccini con la Galleria Alberto Peola. La ricerca dell’artista si concentra sull’influenza dei condizionamenti politici e culturali nei processi di creazione del ricordo, basandosi...

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Venerdi 17 Aprile ha inaugurato Selective Memory | Selective Amnesia, seconda personale di Eva Frapiccini con la Galleria Alberto Peola. La ricerca dell’artista si concentra sull’influenza dei condizionamenti politici e culturali nei processi di creazione del ricordo, basandosi spesso su esperienze personali vissute in Paesi stravolti da eventi politici. Partendo dalle riflessioni del neurologo e filosofo Israel Rosenfield, la mostra indaga il processo di sedimentazione e rimozione del ricordo.

Giovedi 23 Aprile dal tram Diogene alle 17.30 l’artista terrà un dibattito con Alfredo Paternoster sul rapporto che hanno la ricerca filosofica e artistica con le conoscenze provenienti dalle neuroscienze e dalle scienze cognitive sul tema della costruzione dell’identità personale e collettiva.

Abbiamo fatto alcune domande all’artista.

Matteo Mottin: In che modo è nata questa mostra?

Eva Frapiccini: I lavori esposti, sono frutto della ricerca che conduco sul medium della fotografia e sul documento nella costruzione e decostruzione del reale. Selecting, l’installazione Lamine, la serie Velluto e Golden Jail sono lavori del 2015, ma in seguito ad una ricerca che dura già da diversi anni.

MM:  Che ruolo ha avuto il libro The Invention of Memory di Israel Rosenfield nella creazione dei lavori?

EF: The Invention of Memory del filosofo e neurologo Rosenfield è in accordo con diverse teorie della moderna Neuroscienza, per esempio il Neural Darwinism di Gerald Edelman sulla presenza di una mappa di neuroni che interagiscono nella costruzione del ricordo. Mi ha colpito la funzione principale che Rosenfield assegna alle emozioni, come elementi chiave di registrazione, e la caratteristica di continua mutazione che si assegna al ricordo. Questo processo di creazione e decostruzione continua che salta tra presente e passato mi è sembrato subito familiare. Si trattava di testarlo, ed ho pensato al mio archivio fotografico come espressione tangibile di ricordo, di cui conoscevo bene la natura originaria. Ho selezionato da 15 anni di immagini, appunti visivi legati a determinati momenti, viaggi, emozioni… Ognuno dei lavori in mostra prende una strada differente di questo processo di selezione.

MM: In che modo è nata la serie di lavori Golden Jail. Discovering Subjection (Prigione Dorata. Scoprendo la Sudditanza)?

EF: Golden Jail nasce dalla riflessione sul periodo passato in residenza al Cairo (alla Townhouse Gallery, nel 2012) e in Bahrein (invitata per il Festival Alwan 338, nel 2014). In questi Paesi ho conosciuto un assetti economico-sociali molto diversi da quello europeo, e due Paesi che hanno vissuto la “Primavera Araba”, all’inizio (il Bahrein) e al suo apice (l’Egitto). In entrambi i casi, e nel corso di questi tre anni la rimozione del ricordo della Primavera Araba, e il ribaltamento dei suoi presupposti hanno innescato in Bahrein la censura, e in Egitto il trasformismo politico. Da qui è nato il mio lavoro su carta cotone, ho deciso di lavorare le stampe manualmente, l’azione di arrotolare nasconde l’immagine lasciando un vuoto come opera la censura, oppure lascia intravedere una nuova stampa a sostituire la precedente.

MM: Come hai scelto i soggetti ritratti in “Lamine (Foils)”?

EF: Nella struttura che ho progettato per Lamine ho inserito delle fotografie incorniciate con vari denominatori comuni, dalla casualità delle situazioni al loro senso di sospensione, realizzate in viaggio, in hotel, e stanze che diventano per breve tempo case, in musei, aeroporti, deserti, in un arco temporale di circa 15 anni. Ognuno può estrarre un’immagine e usarla come indizio di una nuova storia, si gioca sul ruolo del primo impatto visivo e sull’atmosfera dell’indefinito.

MM: In Velluto (Velvet, 2015) sembra che affronti il discorso della memoria da un punto di vista quasi più astratto rispetto alle altre serie. Me ne parli? Che ruolo ricopre questa serie nell’economia della mostra?

EF: Per la serie Velluto Velvet, ho selezionato porzioni di negativi alla ricerca di una chiave di lettura diversa del mio passato. Ho deciso di dimenticare gli elementi del contesto, dove è stata scattata una foto, il quando, il perchè, per cogliere il frammento di un colore indefinito, in trasformazione. Di essa ne faccio un racconto nuovo, scelgo di mutilarla alla ricerca del puro ricordo emozionale. Nell’economia della mostra, è ancora un lavoro alla ricerca dell’emozione primaria, che avviene parcellizzando, togliendo, come dice il titolo del lavoro all’entrata della mostra Selecting. 

MM: Si potrebbe tracciare un ideale parallelo tra Selective Memory | Selective Amnesia e la tua precedente personale con la galleria?

EF: Sono diverse e simili, ci sono sempre le questioni che mi interessano: la decostruzione del reale, il ruolo del linguaggio, e del tempo. Nella mostra Museo Caneira | la fisica del possibile avevo creato un personaggio fittizio, e ne avevo provato l’esistenza attraverso le convenzionali forme (documentario, archivio di documenti, reperti) per mettere in discussione ciò che lo spettatore considera vero o falso. In Selective Memory | Selective Amnesia il mio stesso archivio per riflettere sui processi di deformazione del ricordo e sul ruolo del puro ricordo emozionale. Sono entrambe indagini sulla percezione e rielaborazione dell’equilibrio tra visibile e invisibile.

Fino al 30 Maggio 2015.

Eva Frapiccini,   Selective Memory,   Selective Amnesia,   installation view,   courtesy of Galleria Alberto Peola and the artist,   ph. Cristina Leoncini.
Eva Frapiccini, Selective Memory, Selective Amnesia, installation view, courtesy of Galleria Alberto Peola and the artist, ph. Cristina Leoncini.
Eva Frapiccini,   Selective Memory,   Selective Amnesia,   installation view,   courtesy of Galleria Alberto Peola and the artist,   ph. Cristina Leoncini.
Eva Frapiccini, Selective Memory, Selective Amnesia, installation view, courtesy of Galleria Alberto Peola and the artist, ph. Cristina Leoncini.