Testo di Anna Maria Renzi —
Emotion è l’ultimo atto, in ordine di tempo, di un articolato e particolare progetto curatoriale iniziato circa dieci anni fa da DART- Chiostro del Bramante con Love, seguito da Enjoy, Dream e Crazy, con lo scopo di rendere fruibile l’arte contemporanea al grande pubblico.
Secondo Danilo Eccher, curatore della mostra, “è necessario creare percorsi in cui il pubblico è chiamato non solo “a guardare” ma a immergersi, avendo letture sempre diverse e migliori”. La strada intrapresa vuole dare chiavi di lettura comprensibili a tutti, senza trascurare la cura scientifica nell’approccio e una attenta scelta degli artisti.
Un percorso tra più di venti opere, molte delle quali site specific, che vuole stimolare tutto lo spettro delle emozioni, dallo stupore all’angoscia, dalla curiosità all’imbarazzo, senza trascurare di offrire strumenti per “leggere” i lavori esposti e conoscere la storia e la ricerca compiuta dagli artisti.
Apre la mostra l’imponente installazione di Luigi Mainolfi che occupa la corte interna del chiostro. Le sue altissime sculture vestite di bianco portano lo sguardo a perdersi verso il cielo, fondendosi perfettamente con le linee verticali dei pilastri bramanteschi, unendo realtà e immaginazione. Nel loggiato, Subodh Gupta unisce semplici pentole, una valigia e una cucina economica per stimolare ricordi di viaggio, sapori di famiglia, di casa.
All’interno si può sognare con la grande Mappa del mondo per andare via di Piero Pizzi Cannella, una immaginaria carta geografica con fili di lana rossi ad unire punti, forse luoghi conosciuti o forse immaginarie méte da raggiungere. Alessandro Sciaraffi cattura la magia dell’Aurora Boreale e la traduce in suoni e colori e con un gong risonante invita ad interagire per sentire forte le vibrazioni che attraversano il nostro corpo.
Improvvisamente il punto di vista della realtà si capovolge sotto i giganteschi funghi di Carsten Hӧller a cui si affianca la video-installazione dei Masbedo che con Sinfonia di una esecuzione ci portano in un bosco del Trentino, dove i tronchi sono la materia prima dei violini più pregiati al mondo. Le immagini dei tronchi tagliati si fondono con quelle di un violino che suona e il suono della motosega al vibrare delle corde dello strumento; la doppia valenza della parola “esecuzione” vuole stimolare in ognuno pensieri e riflessioni. Un bosco diverso, misterioso e intricato è quello creato con strati di cartone da Eva Jospin, mentre Paul Morrison attraverso sagome nere e stilizzate di fiori, foglie, alberi e radici, ci immerge in una natura surreale e distorta.
Le luci e gli specchi sono invece gli strumenti che l’artista coreana Kimsooja utilizza per modificare lo spazio e crearne uno virtuale in cui immergersi, mentre i ludoscopi di Paolo Scirpa portano a scrutare dentro un tunnel buio, l’ignoto. I prismi di cristallo di Tony Oursler creano uno scenario onirico e inquietante, a tratti ipnotico, una porta tra realtà e intangibilità in cui il susseguirsi di immagini, colori e suoni catturano l’attenzione e invitano a restare seduti ad osservare.
Mette di fronte ad una scelta Gregor Schneider, tante porte chiuse e altrettante stanze misteriose tra cui sceglierne una sola, senza sapere cosa ci aspetta dall’altra parte.
Con le sue annotazioni scritte a mano, alcune ironiche altre profonde e attuali, Nedko Solakov ci coinvolge, stimolandoci a cercare piccoli disegni e minuscole scritte nascoste lungo la scala che conduce al primo piano, mentre un senso di leggerezza e libertà ci pervade attraversando l’ambiente che Pietro Ruffo ha tappezzato con centinaia di libellule disegnate a mano.
La stanza delle meraviglie di Luigi Ontani invita ad evadere dall’ordinario, la camera immersiva di Laure Prouvost a viaggiare tra le nuvole abbandonandoci all’immaginazione distesi su un morbido puff, mentre l’inquietante “foresta di organi” in tessuto sospesi e colorati di Annette Messager ad esplorare il nostro interno, fragile e frammentato.
Il collettivo russo AES+F ci mostra un mondo al contrario, con immagini oniriche, mostruose, surreali, gatti con il corpo da piovra, civette a due teste, asini portati sulle spalle dagli umani, spazzini che rovesciano liquami per strada, vecchi contro bambini in un incontro di kickboxing. Una video istallazione da vedere fino alla fine, in una altalena tra stupore e repulsione per un mondo che non vorremmo mai vedere.
Alla fine di questo intenso, fitto percorso, condizionato anche dalle piccole dimensioni degli antichi ambienti, si esce un po’ frastornati e può rimanere il dubbio se in un contesto così concepito l’artista non rimanga un po’ in ombra rispetto all’effetto delle opere, ma la grande affluenza di visitatori e la presenza di tante famiglie con bambini sembrano confermare che l’esperimento ha raggiunto l’obiettivo prefissato.