Testo di Michela Murialdo
Greetings from Venice di Elisabetta di Maggio è il terzo progetto espositivo – dopo Fabrizio Plessi e Loris Cecchini – ospitato nello spazio dell’Event Pavilion, collocato all’ultimo piano di T Fondaco dei Tedeschi, edificio veneziano ridisegnato dall’architetto olandese Rem Koolhass e sede del primo lifestyle department store del gruppo DFS in Europa.
Il progetto, a cura di Chiara Bertola, vede Elisabetta di Maggio confrontarsi nuovamente con la storia e l’architettura della sua città d’adozione come a creare un ponte con la sua ultima personale – “Natura quasi trasparente” (2017) – realizzata presso la Fondazione Querini Stampalia.
“Greetings from Venice” – visitabile fino al 25 novembre 2018 – è un’installazione site-specific costituita da più di 100.000 francobolli disposti a terra a ricreare e inventare una nuova trama di mosaici bizantini in un gioco compositivo e cromatico che rimanda ai motivi presenti all’interno della Basilica di San Marco.
La di Maggio si riappropria della memoria del luogo, scavando nella sua storia più recente, fino ad arrivare a un passato sempre più lontano e collettivo. I francobolli disposti a terra sono infatti un omaggio alle ex Poste Centrali – attive nel Fondaco dei Tedeschi prima della sua ristrutturazione – e, disposti sotto una copertura di vetro calpestabile, assumono le sembianze del primo livello di uno scavo archeologico ancora in atto. L’artista è riuscita, attraverso un disegno visionario, a innescare una profonda riflessione sul concetto di tempo aprendo un canale di scambio continuo tra il passato e il presente.
“Greetings from Venice” restituisce nuovamente tutta la profondità, la delicatezza e la bellezza quasi ipnotica che contraddistingue il lavoro manuale di Elisabetta di Maggio; la fragilità della carta riesce ad assumere la brillantezza e la forza del marmo, i colori e i motivi disegnati sui francobolli assumono invece le armonie cromatiche e le decorazioni di un mosaico definitivamente libero dal tempo. La forza di questa installazione risiede anche nella sua capacità di accompagnarci, ad ogni passo, nel scoprire la storia di un viaggio e il frammento di una vita legata alle lettere a cui ogni singolo francobollo era attaccato. E’ così che l’installazione racconta, attraverso una moltitudine di singole storie, un viaggio collettivo che diventa un crocevia di percorsi che affondano le loro radici negli strati più profondi dell’architettura del Fondaco, riportandolo al suo passato originario. A dare un valore aggiunto a questo microcosmo in continua crescita è stata anche la collaborazione con gli studenti del Liceo artistico Marco Polo di Venezia che hanno permesso a Elisabetta di Maggio di dare vita a un vero e proprio “cantiere medievale contemporaneo”.
Il silenzio quasi sacrale che avvolge il visitatore all’interno della stanza è così profondo da riuscire ad accompagnarlo sulla terrazza adiacente da dove è possibile osservare la città dall’alto. Ed è solo lungo la linea dei tetti che portano alla laguna e al campanile di San Marco che l’universo donatoci da Elisabetta di Maggio è libero di espandersi, lasciando che tutte parole e la confusione accumulate precipitino verso il basso, tra le calli e i canali, mischiandosi al turismo e a una Venezia che ha sempre meno la forza di ricordare e osservare.