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Speranza, amore e gioia: Elegy di Gabrielle Goliath alla Galleria Raffaella Cortese

L’artista, presente alla 60° edizione della Biennale di Venezia, presenta nella galleria milanese le tante sofferenze sui corpi femminili, queer e diversi

Testo di Federica Zauli —

“Il lavoro non riguarda la violenza di per sé, ma piuttosto le condizioni di speranza, sopravvivenza, amore e gioia che possiamo trovare e rendere possibili all’interno e nonostante questo contesto”. Queste le parole che l’artista sudafricana usa per descrivere la sua ricerca.
Gabrielle Goliath raccoglie per la prima volta in questa esposizione – visibile sino al 30 giugno alla galleria Raffaella Cortese – tutte le dieci performance filmate di Elegy, progetto iniziato nel 2015 e installato in vari paesi, da Johannesburg ad Amsterdam.
La galleria originariamente avrebbe dovuto ospitare Personal Accounts, il lavoro che l’artista invece ha presentato alla 60° edizione della Biennale di Venezia. Con questo cambio di programma l’artista ha deciso di rappresentare Elegy nella sua totalità come mai aveva fatto prima. Le video installazioni proiettano performance di donne che, con il loro flusso di voci, mettono in atto una litania tragica, con un unico tono continuo ed esasperante della durata di un’ora. Ognuna di queste performance commemora una donna sudafricana o un individuo LGBTQIA+ vittima di atti di violenza di genere. Ad accompagnare ogni performance ci sono testi elogiativi, scritti da un amico o da un familiare delle vittime di abusi.
Sebbene le sue opere creino spazi per la riflessione e il lutto, sono più che semplici lamenti ritualizzati con lo scopo di creare un sentimento di vittimismo. L’obiettivo delle opere di Goliath non è solo quello di portare l’attenzione su un tipo di violenza che noi, come individui, comunità e nazioni spesso non siamo pronti ad affrontare. Creare  consapevolezza è solo il primo passo per sfidare le forme di sessismo e la violenza patriarcale. Le performance consentono a Goliath di creare possibilità più complesse, offrendo i suoi mezzi per resistere alla cancellazione e alla violazione di corpi abitualmente soggetti a forme di violenza fisica e psicologica.
Piuttosto che sensazionalizzare alla violenza che le donne africane, come molte altre, subiscono, la preoccupazione dell’artista è principalmente quella di commemorare le vittime con potenti metafore evocando un senso di perdita e orrore.

Gabrielle Goliath, Elegy, 2023. Installation views, Galleria Raffaella Cortese, Via Stradella 7-1-4, Milan. Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola. Photo: Andrea Rossetti / Héctor Chico
Gabrielle Goliath, Elegy, 2023. Installation views, Galleria Raffaella Cortese, Via Stradella 7-1-4, Milan. Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola. Photo: Andrea Rossetti / Héctor Chico
Gabrielle Goliath, Elegy, 2023. Installation views, Galleria Raffaella Cortese, Via Stradella 7-1-4, Milan. Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola. Photo: Andrea Rossetti / Héctor Chico

L’allestimento, studiato appositamente per la mostra, è particolarmente suggestivo. Nel primo dei tre spazi della galleria milanese, in Via Stradella 7, si è immersi dal colore nero che ricopre tende, pareti e sedie. Riporta alla mente le parole della regista vietnamita Trinh T. Minh-ha che nel suo libro “Travelling in the dark” spiega: “Il buio… non un valore o un giudizio, ma un attimo infinito di cecità che ci inviterebbe a pensare e sperimentare la realtà diversamente da un approccio basato meramente sulla conoscenza, cioè su una rappresentazione che già possediamo o che ci viene imposta”.
Nel secondo spazio espositivo, in Via Stradella 4, sono installati altri due video che continuano, con le stesse modalità, la documentazione di quel suono penetrante e tristissimo diffuso dalle cantanti-performers. L’approccio ai media riflette il desiderio dell’artista di allontanarsi da una modalità di rappresentazione puramente figurativa e di incoraggiare una testimonianza e un’esperienza più performative. È molto interessante e coinvolgente vedere la capacità della musica, della voce e del rituale di evocare memoria, sentimento e presenza.
Bisogna poi considerare anche l’aspetto sociale della performance stessa, che comporta una transazione relazionale e politica. Non si tratta semplicemente di dire o mostrare qualcosa, l’ideale è rendere quelle storie condivisibili.
L’ultimo spazio della mostra, in Via Stradella 1, ospita sette immagini: ritratti con sfondo nero. Anche se non hanno lo stesso impatto delle video installazioni sono eloquenti pur senza l’uso del suono.
L’elegia dipende quasi esclusivamente dal potere della voce. Quando non possiamo articolare un dolore a parole, quando le scritte e il linguaggio sono insufficienti, ricorriamo a grida senza parole. La vocalizzazione delle performer di Elegy trasmette una vita, un’azione, una soggettività che non può essere distrutta. Quella nota risuona potente dentro di noi e continua a farlo molto tempo dopo che le performer sono scese dal podio.

Gabrielle Goliath, Elegy, 2023. Installation views, Galleria Raffaella Cortese, Via Stradella 7-1-4, Milan. Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola. Photo: Andrea Rossetti / Héctor Chico
Gabrielle Goliath, Elegy, 2023. Installation views, Galleria Raffaella Cortese, Via Stradella 7-1-4, Milan. Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola. Photo: Andrea Rossetti / Héctor Chico