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Effimera – Suoni, luci, visioni al MATA

[nemus_slider id=”65454″] — Suoni, luci, visioni. Questi i tre cardini sui quali si sviluppa la seconda edizione di Effimera presso il Mata di Modena. Anche in questo appuntamento l’attenzione si concentra su giovani artisti italiani con un solido background artistico...

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Suoni, luci, visioni. Questi i tre cardini sui quali si sviluppa la seconda edizione di Effimera presso il Mata di Modena. Anche in questo appuntamento l’attenzione si concentra su giovani artisti italiani con un solido background artistico che hanno fatto della tecnologia uno dei loro punti di forza. Se nella prima edizione si era puntato sul risvolto conoscitivo e transitorio del web, in questa edizione l’attenzione è sempre focalizzata sulla componente tecnologica ma essa si concentra sull’immateriale, sullo spazio che diventa esso stesso opera e su aspetti più legati alla percezione.

L’esposizione introduce il visitatore all’installazione di Roberto Pugliese che, ormai da anni, indaga l’impiego del suono e delle tecnologie che lo producono ponendo sempre particolare attenzione al luogo in cui la sua ricerca si svolge. Da sempre interessato alla sound art e all’arte cinetica e programmata, per lui non importa che si tratti di oggetti di vetro, metallo o materiale organico, l’opera diventa un modo per indagare lo spazio, per creare nuovi modi di percepire il suono ponendo sempre il fruitore al centro di questa ricerca. In mostra l’artista propone una sua opera del 2013 intitolata Emergenze acustiche in cui una serie di speakers appesi all’interno di plexiglas cilindrici di varie lunghezze e diametri riproducono una composizione elettroacustica. L’analisi di Pugliese parte dalle teorie del biologo austriaco Ludwig Von Bertalanffy che afferma come in un fenomeno non debbano essere analizzati solamente i singoli elementi ma anche la struttura nella sua interezza per capire le dinamiche di interazione fra i suoi componenti. I tubi in sospensione creano una cassa di risonanza per la composizione e, al tempo stesso, suggeriscono al visitatore il percorso invitandolo al movimento e rendendolo un ricettore attivo degli stimoli esterni. Proprio per questa centralità il suono si trasforma in paesaggio mentale creando interconnessioni plurime a seconda dell’esperienza sensoriale e personale al quale rimanda. Il lavoro di questo artista non è pertanto soltanto un’opera ma un vero e proprio sistema vivente che interagisce con lo spazio, un software che si modifica in base alle condizioni esterne e che, al tempo stesso, agisce sulla psiche permettendo una profonda analisi dei processi percettivi con cui l’uomo reagisce agli stimoli acustici.
L’opera di Sarah Ciracì parte da una riflessione sempre legata alla tecnologia che, senza remore, si intreccia a mondi immaginari, paesaggi naturali, credenze popolari e alieni nel tentativo di creare nello spettatore dubbi e curiosità sul futuro. Partendo dall’alterazione artistica di quello che viene proposto dai mass media, l’artista crea, appunto, visioni nelle quali molteplici realtà coesistono contemporaneamente in un continuo bilanciamento tra cultura popolare e cultura aulica. L’effetto è spesso straniante e spiazzante ma pone lo spettatore davanti ad una riflessione obbligata. Nelle sue opere si intreccia la cultura dell’animazione video, l’ambiguità dei surrealisti ma anche i grandi problemi legati all’inquinamento ambientale, le interazioni tra uomo e macchina e l’esoterismo. Per questa mostra l’artista propone l’opera inedita Like An Ocean With Its Waves…, un “affresco digitale” in cui le onde riprese dal drone si scontrano creando forme e nuovi significati. La realtà per l’artista è fatta di livelli, di “pieghe” che sono sia conoscitive che storico-culturali e che essa non può fare altro che vivisezionare e proporre al grande pubblico nel tentativo di carpire ogni singolo microcosmo nascosto districandone il complesso significato al quale fanno capo. La poetica di questa artista rimane sempre in bilico tra l’interpretazione scientifica e la ricerca spirituale in cui l’ago della bilancia diventa lo spettatore e il suo modo di percepire ed elaborare questi input emozionali.
Il tema della luce viene invece sviluppato dalle opere dell’artista viterbese Carlo Bernardini che vanta un’esperienza ormai ventennale attraverso l’utilizzo della fibra ottica. Il suo interesse per questo genere di materiale è dovuto soprattutto alla mancanza di sperimentazione da parte di altri artisti che gli ha permesso di spaziare in diversi campi (installazioni ambientali, sculture-installazioni, sculture, light boxes, opere a parete, installazioni di luce interattive) senza perdere l’originalità dell’idea a monte. Sue le numerose installazioni ambientali e museali che attraverso geometrie e contrasti tra pieno e vuoto danno al visitatore numerose possibilità di fruizione e percezione dello spazio. Luce e linea diventano le basi sulle quali Bernardini indaga il confine tra visibile e invisibile. Come ricorda l’artista lo spazio è innanzitutto uno spazio mentale sul quale attuare la propria intuizione visiva per poi concretizzare l’idea attraverso la fibra ottica. Lo spazio si trasforma in un’imprevedibile foglio senza bordi e, al tempo stesso, diventa uno spazio permeabile, ricco di nuovi significati che si moltiplicano e si trasformano proprio come la luce che attraverso le sue più o meno impercettibili variazioni riesce a scomporre lo spazio e divide l’unità visiva.
Appare quindi chiaro come la scelta da parte di questi tre artisti di mezzi così diversi da quelli consueti sia dovuta alla volontà di spingere le potenzialità artistiche oltre i confini conosciuti con la consapevolezza che le opere potrebbero non essere capite dal grande pubblico e non accettate dagli addetti ai lavori per la loro fragilità innovativa e instabilità spazio-temporale. Eppure queste opere colonizzano il qui ed ora, agiscono sullo spazio e lo trasformano per una percezione che cambia, si modifica sebbene la loro composizione sia apparentemente immediata e sintetica rimanendo al passo con una realtà che appare sempre sfuggente, rapida ma al tempo stesso densa e segnante.

La mostra –  a cura di Fulvio Chimento e Luca Panaro – sarà aperta con ingresso gratuito fino al 7 maggio.

Il prossimo sabato 29 aprile alle ore 17.00 il MATA ospita l’intervento dal titolo Arte e filosofia dell’effimero del filosofo Tommaso Tuppini.

Tommaso Tuppini insegna filosofia all’Università di Verona, dove è responsabile scientifico del Centro di ricerca Orfeo – suono immagine scrittura. Tiene lezioni e conferenze in vari Paesi europei, negli Stati Uniti e in Brasile. È autore di Ludwig Klages. L’immagine e la questione della distanza (Franco Angeli, Milano 2003), Kant. Sensazione, realtà, intensità(Mimesis, Milano 2005), Essere uno, essere due. Eros e bellezza (QuiEdit, Verona 2009), Jean-Luc Nancy. Le forme della comunicazione (Carocci, Roma 2012). È co-autore di Deleuze e il cinema francese (Mimesis, Milano 2002) e di Ebbrezza (Mimesis, Milano 2014)

La presentazione sarà preceduta alle ore 16.00 da una visita guidata gratuita con i curatori della mostra Fulvio Chimento e Luca Panaro.

Carlo Bernardini, Oltrelimite, 2017, fibra ottica. Carlo Bernardini, Oltrelimite, 2017, fibra ottica. Foto Roberto Marossi (11)
Carlo Bernardini, Oltrelimite, 2017, fibra ottica. Carlo Bernardini, Oltrelimite, 2017, fibra ottica. Foto Roberto Marossi
Roberto Pugliese, Emergenze acustiche, 2013, Plexiglass, speakers, cavi audio, cavi in metallo, computer, software, composizione audio Courtesy Galerie Mazzoli, Berlino. Foto Roberto Marossi
Roberto Pugliese, Emergenze acustiche, 2013, Plexiglass, speakers, cavi audio, cavi in metallo, computer, software, composizione audio Courtesy Galerie Mazzoli, Berlino. Foto Roberto Marossi
Sarah Ciraci, Like An Ocean With Its Waves..., 2017, video installazione. Foto Roberto Marossi
Sarah Ciraci, Like An Ocean With Its Waves…, 2017, video installazione. Foto Roberto Marossi