Testo di Angelica Lucia Raho —
Con una metafora musicale – Duetto, una composizione musicale per due voci che cantano – la galleria Viasaterna, ospita fino al 24 marzo 2023, una doppia mostra personale di Giuseppe Chiari (Firenze, 1926 – 2007), tra i protagonisti del movimento Fluxus in Italia, e l’artista e fotografo Luca Massaro (Reggio Emilia, 1991), insieme in un duetto di voci soliste in armonia e in contrasto.
Le opere di Chiari nascono dalla manipolazione della parola, del suono e del segno sullo spartito, sono frasi assertive che diventano immagini dialoganti. La grande tela Non siamo più artisti non siamo più niente (1973) ci porta a ragionare sullo statuto dell’opera d’arte e sulla posizione dell’artista. Se ci chiediamo cosa sia un’opera d’arte Chiari ci risponde con Chiudere gli occhi… (1999): “Chiudere gli occhi, toccare qualcosa colla mano, quel toccare è scultura” scritto su un piccolo foglio giallo. Oppure l’opera può diventare un muro pronto a rispecchiare le tue idee, Pezzo di muro (1998), può anche essere un’azione annunciata sulle grandi tempere su carta, lunghe più di tre metri: Canterellare (1974), Cammininare (1974), Cantare (1974) e Fantasticare (1974).
Le parole e i segni dei dipinti di Massaro derivano dalla fotografia del paesaggio urbano composto da scritte, insegne e titoli. Questo catalogo di immagini è ben documentato, in ordine alfabetico, nel libro d’artista Dizionario Vol.1 (Art Paper Editions, 2023) che aiuta a smascherare le fonti. Il processo continua con la dissociazione della parola applicata, nella sua freddezza concettuale, su una “tela” di lastra metallica nera tramite una pittura bianca.
Il formato dei dipinti si basa su un “Modulor” (scala di proporzioni basata su misure umane) che prende come riferimento nelle opere più grandi il corpo dell’artista, mentre quelle più piccole sono in proporzione alla sua testa. Le sculture invece si animano di un gesto potenziale: sono soffici, composte da materiali che seducono lo sguardo ma possono solo essere viste, non toccate.
Il linguaggio di Chiari è performante, la parola di Massaro è un’immagine trovata. Entrambi gli artisti partono da un materiale che nel processo creativo abbandona la sua funzione iniziale, gli spartiti nel caso di Chiari, la comunicazione grafica e pubblicitaria per Massaro. Molto evidente anche il contrasto dei materiali che vede da un lato la carta, dall’altro l’acciaio cromato, le differenze nel processo di creazione dell’opera che per Chiari è performativo, improvvisato e libero, per Massaro è costruito.
La sala che meglio rappresenta il risultato di questo duetto è quella nel piano inferiore in cui dialogano in intimità dei video documenti, proiettati sulla parete, tratti dal libro Giuseppe Chiari “Autoritratto” (Nardini Editore, 2008) e la lightbox & (2022) di Massaro.
In chiusura della visione della mostra si consiglia di raggiungere un punto panoramico dal quale si può vedere l’opera La Notte (2022), posizionata sul terrazzo dell’edificio.