L’aprile scorso ha preso il via l’Open Call per la prossima edizione del DucatoPrize, in corso fino al 4 giugno 2023. Molte le novità della prossima edizione, a partire dalla direzione, affidata al curatore indipendente Giacomo Pigliapoco. Tra le ‘trasformazioni’ del Premio, l’aumento delle categorie, che da tre passano a cinque, per un totale di 10 artisti finalisti che faranno poi parte della mostra finale prevista tra settembre e ottobre negli spazi di Volumnia.
Tra le novità anche la identità visiva ispirata dalla relazione tra individuo e cosmo e dalla funzione stessa del Premio: essere un osservatorio sulle individualità artistiche nazionali e internazionali. Anche la giuria si presenta del tutto rinnovata e vede la partecipazionedi Julieta Aranda, artista e co-direttrice della piattaforma e-flux; Nerina Ciaccia, fondatrice con Antoine Levi della galleria CiacciaLevi, Parigi-Milano; Luigi Fassi, direttore di Artissima, Torino; Stéphane Ibars, direttore artistico e curatore presso la Collection Yvon Lambert, Avignone; Bernardo Mosqueira, direttore artistico di Solar dos Abacaxis, Rio de Janeiro e ISLAA Fellow, New Museum, New York.
Seguono alcune domande a Giacomo Pigliapoco —
Elena Bordignon: In origine il Ducato Prize è nato dalla volontà di promuovere un dialogo tra l’arte contemporanea e il territorio del ducato di Parma e Piacenza. In questi anni gli obbiettivi sono mutati o hanno seguito le prospettive iniziali?
Giacomo Pigliapoco: Il DucatoPrize è rimasto basato nel territorio del Ducato di Parma e Piacenza sin dalla sua prima edizione nel 2019. Inizialmente ha avuto luogo a Castell’Arquato nei colli piacentini, poi nel 2020 il Covid ha impedito una restituzione fisica con un’edizione prettamente online. La mostra del 2021 ha visto prendere parte gli artisti finalisti delle due edizioni (2020 e 2021), nell’ex-chiesa di S. Agostino, ora denominata Volumnia, a Piacenza. Considerata la buona riuscita di quell’edizione, abbiamo preferito dare stabilità all’evento, restando sul territorio di Piacenza e riconfermando la mostra dei finalisti nella chiesa, grazie anche a Enrica De Micheli fondatrice del progetto Volumnia. DucatoPrize è una giovane realtà che intende sia riflettere gli obiettivi di Michele Cristella, fondatore del Premio, di sostenere le diverse generazioni artistiche, che diventare una fucina artistica in cui le pratiche e le modalità a esse collegate contribuiscano a formare una stimolante rete propositiva. Quest’anno collaboreremo maggiormente con la Città di Piacenza e con alcune delle sue realtà legate all’arte contemporanea, ma non escludo che nelle prossime edizioni ci siano iniziative che potranno prendere corpo anche nella Città di Parma.
EB: Anche in quest’edizione agli artisti partecipanti non viene dato un tema specifico da seguire per la candidatura dell’opera. Perché preferite attuare questa scelta?
GP: In quest’epoca caratterizzata da un’esasperata sovrapproduzione di contenuti, vogliamo continuare a mantenere la struttura del Premio quanto più possibile aperta e a favore degli artisti. Siamo contrari alla richiesta di progetti artistici realizzati ex-novo e in esclusiva, che potrebbero poi correre il rischio di non vedere mai la luce. Da sempre il DucatoPrize è una struttura orizzontale, che va contro l’adozione di tematiche specifiche; in più da quest’anno sono stati rimossi anche i limiti d’età da entrambe le categorie artistiche Accademia e Contemporanea, differenziando rispettivamente le application tra gli artisti iscritti a Istituti e Accademie – pubbliche e private sia nazionali che internazionali – e quelli che sono già operanti nel contesto contemporaneo. Non vengono fornite tematiche ma inevitabilmente alcuni aspetti in comune si possono ritrovare tra le opere dei finalisti. Penso alle scorse edizioni in cui è risultata costante la sensibilità verso la sfera intima e corporea, attenzione per il dualismo naturale e artificiale, così come per il monoculturalismo e l’archiviazione.
EB: E’ il primo anno che curi il Premio. Quali sostanziali novità hai apportato? Cosa ti ha spinto a proporre e realizzare dei cambiamenti?
GP: Ho raccolto un’eredità non facile, visto e considerato che per me il DucatoPrize è una tra le iniziative più significative di questa tipologia sul territorio nazionale, con una struttura già ben organizzata e funzionante alle spalle. Da quest’anno il Premio, volto a proporre un’offerta sempre più adeguata e accurata, ha scelto di rimodellare la sua calendarizzazione, passando da avere cadenza annuale a biennale. Ho provato dunque a interrogarmi già dal 2022 su cosa potesse servire di più agli artisti: un concorso che non fosse limitato alla valutazione dei lavori da parte di una giuria italiana, che potesse già conoscere alla perfezione tutti gli applicanti, bensì un Premio che coinvolgesse personalità variegate e dal forte respiro internazionale. I giurati del DP23 sono: Julieta Aranda, Nerina Ciaccia, Luigi Fassi, Stéphane Ibars e Bernardo Mosqueira, questo punto rappresenta a mio avviso un’occasione stimolante per gli artisti, in modo tale da permettere loro di mostrare la propria pratica a professionisti provenienti da altre geografie e con differenti punti di vista critici.
Ho deciso poi di estendere la durata del Premio, portandola a essere una manifestazione che si snodi da gennaio a dicembre, con una fase di Open Call di circa due mesi, diffusa sul territorio europeo grazie al coinvolgimento di più magazine e piattaforme online.
Altra novità è stata quella di rivedere il numero degli artisti finalisti e di ampliarlo, facendoli passare da sei (tre per ciascuna categoria) a dieci (cinque per categoria), in modo da aumentare le possibilità di risultare tra i finalisti.
A brevissimo verrà presentato il nuovo Collector’s board, un gruppo di dieci collezionisti nazionali e internazionali, che andranno a completare la giuria dell’edizione 2023 e decreteranno il lavoro vincitore della “menzione speciale” sulla base della tecnica adottata, dell’originalità e dell’impatto estetico. Oltre a ciò verranno a breve annunciate altre novità sui nostri canali social, frutto di un intenso lavoro da parte di tutto il Team del Premio.
EB: Mi sono sempre chiesta quanto un Premio possa e debba essere legittimato. Se volessi metterti un dubbio su quanto sia approssimativo organizzare un ‘premio’, come difenderesti questa manifestazione?
GP: Beh direi che il DucatoPrize è sicuramente una sfida. Siamo un piccolo team che lavora assiduamente alla riuscita del Premio occupandosi di tutti gli ambiti: dalla comunicazione social alla gestione delle application, dalle relazioni con i giurati e con gli artisti alla mostra dei finalisti, fino ai rapporti con le varie istituzioni per giungere in ultima battuta alla realizzazione della pubblicazione cartacea. Non siamo dunque una manifestazione avviata in cui tutto è stato definito e concordato già negli anni, ogni fattore va calibrato a seconda delle esigenze specifiche dell’edizione in corso. A legittimare il Premio è sicuramente la partecipazione come giurati di professionisti riconosciuti nel panorama artistico nazionale e internazionale; senz’altro i positivi feedback ricevuti da galleristi, collezionisti e artisti e, non ultima, la prospettiva di crescita degli artisti selezionati durante ogni edizione. La possibilità di ritrovarli a distanza di qualche anno all’interno di istituzioni, musei o gallerie è un risultato significativo del lavoro che consta ogni edizione.