ATP DIARY

Dire, fare, sapere… Roberto Catucci

*** Un ‘botta e risposta’ dal sapore platonico introduce la mostra ‘Come rugiada sulla tela del ragno’ ospitata alla galleria UNO + UNO. Il curatore Marco Tagliefierro incalza l’artista Roberto Catucci sui temi del fare e del saper fare; sull’esperienza...

Un ‘botta e risposta’ dal sapore platonico introduce la mostra ‘Come rugiada sulla tela del ragno’ ospitata alla galleria UNO + UNO. Il curatore Marco Tagliefierro incalza l’artista Roberto Catucci sui temi del fare e del saper fare; sull’esperienza e sulla conoscenza.
MT: Se le immagini veicolano una conoscenza, quest’ultima mostra una sua specifica consistenza critica quando è la risultante di un mtamento dello sguardo e del gesto?
RC: Lo sguardo che l’artista attiva rispetto alla realtà influenza la sua postura che diventa il significante perfetto del suo stesso sguardo, poi la postura finisce per influenzare il gesto.
MT: Chindi si tratta di un vedere altrimenti che si ripercuote tanto sul fare quanto sul sapere. Sil fare perchè, dal lato dell’autore na va di una gestualità manuale presente nell’elaborazione delle immagini. Sul sapere, perchè, dal lato dell’osservato, o del fruitore, il mutamento dello sguardo comporta un plus di conoscenza che a sua volta si riverbera tanto sull’immagine quanto sullo stesso osservatore.
RC: L’atto del fare apre delle nuove possibilità rispetto alla visione, il fare ti induce a riflettere e cercare nuove vie. Maggiore è la conoscenza relativa al fare e maggiore sarà la possibilità di aprire nuove prospettive per il fare stesso.
(Il resto della conversazione lo trovate stampato in galleria)
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Catucci guarda alla natura, ai suoi aspetti inspiegabili, alle sue forme affascinanti – complesse o semplici – per ricavarne forme di riflessioni. In mostra, tutti a pavimento, degli enigmatici rilievi, forse di montagne, forse di vegetali… ma potrebbe anche essere pelle, cristalli o rocce. Semplicissime, bianche in PVC o marroni in wengè, queste sculture affascinano per l’elegante gioco di luci tra i rilievi. Sembrano piatte, sembra scavate o rasciate, sembrano perfette ma non regolari. E’ come se l’artista abbia messo in pratica, nel concepirle, una stringente dialettica tra la conoscenza scientifica e la conoscenza emotiva delle cose in natura.
Avvicino l’artista per scoprire altro rispetto a quello che vedo ma, astuto, mi fa notare solamente come una sottile imperfezione sia stata il frutto di una leggera grattata forse con della carta vetrata. Non riesco ad estorcegli altro. Ma non è necessario.

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