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Davide Sgambaro | Una cosa divertente che non farò mai più

Testo di Antonia Treccagnoli — Il titolo della mostra riprende l’omonimo reportage narrativo di David Foster Wallace, scrittore americano, autore emblematico del postmoderno. Morto suicida dieci anni fa, racconta il viaggio sulla nave Nadir, crociera extralusso nei mari caraibici. Questo viaggio, o meglio, questo genere di viaggio, dovrebbe essere una tregua dalle cose sgradevoli, una […]

Davide Sgambaro, Una cosa divertente che non farò mai più - Veduta della mostra alla RITAURSO artopiagallery, Milano, 2018 - Photo credits Natália Trejbalová - Courtesy l’artista e RITAURSO artopiagallery, Milano.
Davide Sgambaro, Una cosa divertente che non farò mai più – Veduta della mostra alla RITAURSO artopiagallery, Milano, 2018 – Photo credits Natália Trejbalová – Courtesy l’artista e RITAURSO artopiagallery, Milano.

Testo di Antonia Treccagnoli

Il titolo della mostra riprende l’omonimo reportage narrativo di David Foster Wallace, scrittore americano, autore emblematico del postmoderno. Morto suicida dieci anni fa, racconta il viaggio sulla nave Nadir, crociera extralusso nei mari caraibici.
Questo viaggio, o meglio, questo genere di viaggio, dovrebbe essere una tregua dalle cose sgradevoli, una lunghissima, serena e viziata immobilità, una stasi della mente e del corpo. Ma tra le righe umoristiche del racconto, sale a galla un angosciante senso di decadenza.
L’io del racconto è un’anima inadeguata al contesto, un evidente fuori luogo. Dove tutto è benessere e opulenza, lui è solo, appena può torna a scrivere nella sua cabina.
C’è un abisso ed è in questo profondo discrimine, tra ciò che appare, ciò che si dovrebbe e cosa si muove sotto l’epidermide, che appare la poetica di Davide Sgambaro, con un faticoso equilibrio.

Riemersioni, psicosi, paure, apatie cercano di distendersi nel flusso ineluttabile del tempo, col tempo come recita il cartiglio del Ritratto di Vecchia (1506) di Giorgione al quale l’opera Testa di donna vecchia con un velo intorno al capo (2018) di Sgambaro fa eco. I monocromi nella galleria milanese sono nella prima sala, sulla parete sinistra. Dieci piccole tele smaltate della dimensione di 20x20cm figurano da archivio cromatico dell’artista, che raccoglie come un tintore, le palette dei maestri del passato. La Vecchia del Giorgione è impietosamente anziana, una figura avvizzita che sembra stia per pronunciare le ultime parole. È un memento mori di cui Sgambaro si appropria e che lascia aleggiare nello spazio espositivo.

Davide Sgambaro, Una cosa divertente che non farò mai più - Veduta della mostra alla RITAURSO artopiagallery, Milano, 2018 - Photo credits Natália Trejbalová - Courtesy l’artista e RITAURSO artopiagallery, Milano.
Davide Sgambaro, Una cosa divertente che non farò mai più – Veduta della mostra alla RITAURSO artopiagallery, Milano, 2018 – Photo credits Natália Trejbalová – Courtesy l’artista e RITAURSO artopiagallery, Milano.

Il corpo appassisce e la materia si deteriora. L’organicità degli elementi delle opere hanno vita propria nello spazio e nelle diverse forme che hanno scelto di abitare. Le sculture in serie Una cosa divertente che non farò mai più (2018) sono grandi rettangoli in ottone che giacciono a terra, oppure piccoli rettangoli fissati agli angoli delle pareti, come fossero parte di un arredo, o ancora forme appoggiate al pavimento, stropicciate, sgualcite.
L’artista lavora con l’ottone, una lega lucente che qui appare specchio opaco, graffiato, ossidato, con i segni del trascorso dell’oggetto. Sulle sculture sono appoggiati ritagli di pannolenci colorato, che in alcuni casi riveste l’interno dell’opera. I colori sono accesi: blu, rosa, rosso, verde, nero, fucsia, verde acqua. Colori di una stoffa che resiste immutabile allo sfilacciamento, al logoramento. Alla forma e al colore è associato un ricordo, è un flash che illumina dal passato e che dà voce ad un’opera in un senso o in un altro. Leggiamo, sul foglio di sala, dopo le misure e i materiali: bugie, rabbia interiore, smarrimento, sbronza, la prima volta, rabbia incapacità invidia, rabbia fisica, sintomi, amanti. Parole che se ripetute tutte insieme sono il mantra dal profondo, dall’io che nutre angosce, preoccupazioni: immagini e diagnosi che come un soffio da lontano inondano il diario delle opere dell’artista. Anche se l’afflato vuole essere sempre un po’ romantico: la prima volta, amanti.

C’è una luce alla fine della strada, ma non sappiamo se è quella di You have to bury me twice (2018). Un neon bianco freddo, anche questo un omaggio alla tradizione, ma la grafia è quella dell’artista. Dovete seppellirmi due volte. Sgambaro sputa una sentenza: è così forte che una volta non basta? O nel rito da replicare siamo invitati ad un gioco inutile, uno sforzo dell’eccesso? È comunque una condanna. Chissà se nostra o sua.

RITAURSO artopiagallery 
Fino al 19 ottobre 2018

Davide Sgambaro, Una cosa divertente che non farò mai più - Veduta della mostra alla RITAURSO artopiagallery, Milano, 2018 - Photo credits Natália Trejbalová - Courtesy l’artista e RITAURSO artopiagallery, Milano.
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