Testo di Noemi Tumminelli —
Irriverenti, sfrontate e talvolta pretenziose, le fotografie di David LaChapelle rivelano le ossessioni della società contemporanea attraverso una velata ironia ma arrivando a toccare temi sempre più sensibili. Molti dei suoi scatti mostrano la dissoluzione del “Sogno americano”, l’autore infatti mette in scena una civiltà ossessionata dal consumismo, dalle droghe, dall’alcol e da un eccessivo narcisismo.
L’ultima sfida dell’artista americano è stata quella di realizzare un lavoro site specific che rendesse omaggio al pittore settecentesco Giacomo Ceruti, troppo spesso dimenticato dalla storia dell’arte italiana. L’opera commissionata dalla Fondazione Brescia Musei entrerà a far parte delle Collezioni Civiche, mentre fino al 10 novembre 2023 la Pinacoteca Tosio Martinengo ospiterà la mostra David Lachapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a beautiful land.
L’esposizione si inserisce all’interno del progetto Miseria&Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento – una grande retrospettiva allestita nel Museo di Santa Giulia e da luglio in programma al Getty Museum di Los Angeles – uno degli appuntamenti più significativi del palinsesto di eventi legati alla nomina di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.
Due linguaggi diversi, quello pop di LaChapelle e quello classico di Ceruti, che si incontrano a distanza di trecento anni nelle sale del museo d’arte antica e moderna. Ma non è la prima volta che il fotografo si misura con i maestri del passato, li studia, li osserva e ne restituisce la sua visione in chiave contemporanea, come in Deluge (2006) ispirato al celebre affresco di Michelangelo il Diluvio Universale (1508-1510), per citarne uno.
LaChapelle rielabora la pittura pauperistica del pittore lombardo, detto il “pitocchetto” perché ritraeva i poveri, i contadini e i dimenticati del proprio tempo, e trova una particolare sinergia condividendo la sua empatia verso gli ultimi e i fragili. La rassegna curata da Denis Curti si inserisce all’interno del percorso espositivo del palazzo e offre «due sguardi diversi ma capaci di posarsi sulle stesse complessità, di mostrare la stessa compassione per gli emarginati».
Per l’occasione viene presentata al pubblico Gated Community (2022) insieme alla serie Jesus is My Homeboy (2003) che qui completa la riflessione attorno al tema della marginalità. La fotografia inedita rappresenta una lunga tendopoli di senzatetto che occupa il marciapiede a ridosso del LACMA (Los Angeles Country Museum of art). I tessuti consunti delle tende da campeggio sono stati rivestiti dal fotografo con i loghi dei più noti marchi di moda. Così Gucci, Louis Vuitton e Chanel “sfilano” di fronte al prestigioso museo che all’epoca dello scatto aveva appena concluso una milionaria raccolta fondi per il suo ampliamento. Un’immagine straniante e paradossale che ancora più delle successive lo avvicina alla poetica di Ceruti. LaChapelle si fa portavoce delle contraddizioni insite nella società in cui viviamo e di quella disuguaglianza che abita le nostre metropoli, portandoci a riflettere sul divario economico che continua ad accentuarsi dopo la pandemia, soprattutto in California dove si registra il più alto numero di homeless degli Stati Uniti.
Inconfondibile è la sua cifra stilistica: toni accesi e vividi, scenari onirici e allo stesso tempo taglienti, come accade in Anointing o Intercession. In questi lavori LaChapelle immagina che Cristo abiti tra noi, nelle strade delle città, in mezzo alle pornostar o a mangiare nei fast food, portando la sua parola tra i reietti. Da qui Gesù che si fa lavare i piedi da una prostituta (Anointing) o immortalato tra un gruppo di gangster (Sermon).
Gli episodi narrati sono spesso tratti dalle parabole evangeliche, tra cui la sua personale interpretazione dell’ultima cena (Last Supper, 2003). Gesù è avvolto da un’aura luminosa, le mani sono sempre protese in avanti ma non sembra voler offrire o avere un messaggio per i suoi fedeli. L’iconografia tradizionale del Messia non viene trasfigurata, del resto il fotografo ha saputo convertire nel corso della sua carriera i santi in peccatori e i peccatori in santi, così Kim Kardashian si trasforma in Maria Maddalena nel 2019 e prima ancora Courtney Love assume le sembianze della Madonna in Pietà with Courtney Love (2006).
Artista ma anche regista dei suoi scatti che realizza curando ogni minimo particolare, dalla scelta dall’ambientazione alle pose dei protagonisti. Non c’è improvvisazione, LaChapelle cattura con l’obiettivo quello che vuole mostrarci. Il risultato è anacronistico e talvolta tendente al grottesco e al Kitsch, ma sicuramente efficace.