E’ stato inaugurato pochi giorni fa, al MADRE di Napoli, il progetto dell’artista francesce Daniel Buren “Come un gioco da bambini lavoro in situ, 2014-2015, Madre, Napoli – #1”. Questo è il primo dei progetti che, nel corso di quest’anno, saranno commissionati a Buren per celebrare quanto il museo è sensibile a stabilire una forte relazione con il suo pubblico e la comunità tutta.
L’artista francese ha trasformato la grande sala al piano terra del museo, in uno spazio ludico, un vero e proprio gioco di costruzioni a grandezza reale, o un kindergarten (“giardino d’infanzia”) a dimensione ambientale, ottenuto grazie all’assemblaggio di un centinaio di moduli di forme geometriche e colori diversi ispirati ai solidi del pedagogo tedesco Friedrich Wilhelm August Fröbel: sfere, cubi, cilindri in legno che, esaltando le potenzialità conoscitive del gioco rispetto al linguaggio, inducono il bambino alla scoperta partecipata e comunitaria della realtà e delle proprie capacità espressive stimolando facoltà quali percezione, esercizio tattile, costruzione e decostruzione.
L’opera – risultato della collaborazione fra l’artista e l’architetto Patrick Bouchain – si propone in questo modo come un sottile dialogo interiore con l’architettura: i visitatori hanno la possibilità di passeggiare all’interno di una città fatta di cerchi ipnotici (su cui appaiono le righe di 8, 7 cm che sono il segno ricorrente e distintivo delle opere di Buren), archi colorati, torri cilindriche, basamenti quadrati, timpani triangolari, collocati simmetricamente fra loro, quasi fossero parte dell’architettura stessa del museo, dotandola infine di una sua ipotetica e alternativa potenzialità fantastica e ricostruttiva.
Il risultato è una vera e propria città in miniatura che mette in relazione la città reale (che viene come incorporata, nelle sue forme archetipiche, all’interno del museo) con la città immaginifica che si innalza di fronte ai nostri occhi: quasi una città metafisica che si articola gradualmente al pari di una passeggiata nel colore che procede da un caleidoscopio cromatico iniziale al bianco puro, e che si può attraversare con l’occhio seguendo una ritmica, quanto vertiginosa, prospettiva.
Nel corso degli anni i materiali utilizzati da Buren sono stati i più diversi, e così pure il perimetro e il contesto delle opere stesse, spaziando dai musei alle gallerie, dai monumenti ai territori urbani, dai siti naturali al paesaggio, ma mantenendo la correlazione armonica fra tutti questi elementi quale costante asse del loro pensiero plastico, della loro dimensione teorica trasformata in rappresentazione visiva. L’esplorazione della dialettica tra i differenti contesti e l’opera d’arte, tra le architetture preesistenti e le nuove produzioni, tra il pubblico e l’artista, si configura quindi per Buren, in questo caso, come un equilibrato e complessivo “jeu d’enfant” (un “gioco da bambini”), da cui deriva il titolo dell’installazione.
DANIEL BUREN
Come un gioco da bambini lavoro in situ, 2014-2015, Madre, Napoli – #1 Re_PUBBLICA MADRE,
piano terra 25 aprile – 31 agosto 2015
A cura di Andrea Viliani ed Eugenio Viola