Testo di Alessandra Caldarelli
In occasione della sua terza personale in galleria, dopo ben dieci anni dall’ultima presenza romana, Dan Shaw-Town torna a trasformare gli spazi di 1/9unosunove con un progetto dal titolo Making, Doing & Happening. La mostra, a cura di Simone Zacchini, presenta in esclusiva una selezione di opere dall’ultima serie prodotta dall’artista, trasferitosi da poco a Long Island, dopo aver vissuto per diversi anni nella caotica New York. L’isolamento insieme alla propria famiglia, il contatto con la naturache aveva profondamente condizionato artisti che lo hanno preceduto come Jackson Pollock e Lee Krasner fanno di questo nuovo nucleo un sorprendente distacco rispetto alle opere presentate nell’ultima personale in galleria nel 2011.
Assoluta novità è la tela, nuovo punto di partenza per le sue composizioni che prende il posto del tanto amato alluminio, seppure permangano ancora elementi caratteristici per l’artista: resta il listello che incornicia i singoli pezzi, restituendo all’opera una forma di limitazione nello spazio di espressione; resta la presenza del disegno, momento di progettazione e svolgimento dell’idea. Se nei lavori dal 2008 ad oggi i segni di grafite tendevano a sovrapporsi, come a cancellarsi l’un l’altro per riscrivere una nuova forma, fino a creare uno strato ispessito sull’alluminio, nel nuovo corpus di opere Dan Shaw-Town arricchisce la propria tecnica con i pastelli a cera, colori acrilici e grasso. A quelle stratificazioni che avevano determinato il carattere delle sue opere si sostituisce un gesto non invasivo, un disegno che lascia intravedere alcune delle figure geometriche già presenti nei precedenti lavori, ma che non viene sopraffatto da una ripetizione di segno ricalcato, quanto piuttosto resta visibile come la prima lettera di un alfabeto grafico che viene riscritto in una nuova gestualità. “Nella lingua italiana abbiamo un solo termine che esprima l’azione del ‘fare’” racconta il curatore, Simone Zacchini, “mentre la lingua inglese permette di definire molto bene in due momenti distinti il momento della creazione e quello della fattualità. Per questo ho scelto di parlare di making e doing: sulla tela l’artista lascia una traccia che trova la sua vera e propria esplosione sulla superficie della tela”.
Rispetto alla prima opera della serie The Idea of Landscape (2021), in The Long Pile (2021) si assiste ad una profonda evoluzione rispetto ai monocromi o bicromi che l’artista integrava con la presenza di fogli di carta di giornale o inserti tipografici. Il colore prende il suo posto, prima silente, poi in campiture sempre più ampie, sino ad invadere letteralmente la tela. Ecco che si assiste al momento dell’accadere, quell’happening che non si scrive in modo razionale, ma che arriva come tassello finale di un processo interiore e stilistico e che vede la maturazione della nuova fase attraversata dall’artista, che, pur non definendosi pittore, si lascia trasportare nella creazione di un nuovo modo di interpretare il proprio lessico formale nella <<[…] temporalità sfuggente del suo hic et nunc>> (SZ).
Testimonianza di questo nuovo modus operandi che trova le sue basi nell’accadimento in fieri è anche la presenza di titoli, che definiscono l’opera a differenza di quegli Untitled che in passato avevano lasciato lo spettatore a domandarsi una possibile interpretazione. Stavolta sono le tracce che si costituiscono nella processualità a permettere uno spunto di riflessione e un concatenarsi di possibili letture e riletture. Dal suggerimento lasciato sulla tela, sporcata dalla mano che si muove fluida sulla superficie, sono possibili molteplici interpretazioni. L’opera esplode, andando persino oltre i suoi stessi confini fisici: in Wandering through the Sea (2021) la cornice, già ridotta ad una linea sottile, scompare lasciando alla materia la possibilità di espandersi nello spazio, ma anche nel tempo che è quello di un continuo divenire.
Come abbandonata tra le onde di un mare in tempesta, cui segue la potenza abbagliante della luce.
Fino al 22 maggio 2021, 1/9unosunove, Palazzo Santacroce, Via degli Specchi 20, Roma