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Costellazione Sandretto a Palazzo Strozzi, Firenze

Non una ma tante mostre. Non una semplice collettiva che raccoglie le opere di alcuni tra i più importanti artisti internazionali in circolazione, ma un invito a ricordare tante mostre, tanti progetti e racconti. L’occasione si presenta come una grande...

Goshka Macuga per il cortile di Palazzo Strozzi © photo Ela Bialkowska OKNOstudio
Reaching For The Stars, veduta degli allestimenti a Palazzo Strozzi Firenze – Credito fotografico ©photoElaBialkowskaOKNOstudio

Non una ma tante mostre. Non una semplice collettiva che raccoglie le opere di alcuni tra i più importanti artisti internazionali in circolazione, ma un invito a ricordare tante mostre, tanti progetti e racconti. L’occasione si presenta come una grande mostra a Palazzo Strozzi, dal titolo Reaching For The Stars, celebrazione dei trent’anni di quella che è una delle più importanti e attive raccolte d’arte contemporanea a livello internazionale, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Ma definirla ‘solo’ una mostra, ripeto, è riduttivo. Perchè tante mostre e non una? Perchè questa mostra ricorda i tanti progetti espositivi che la Fondazione Sandretto ha ospitato negli anni. Tra i tanti artisti esposti a Firenze, alcuni, in particolare mi ricordano delle bellissime mostre ospitate a Torino. A memoria ricordo la personale di Berlinde De Bruyckere, Aletheia del 2020, Beware Wet Paint di Isa Genzken del 2014, ma potrei citare anche la grande mostra Rinascimento di Adrián Villar Rojas o quella di Andra Ursuta, Vanilla Isis del 2019. Senza contare le grandi collettivo dove sono stati esposti i grandi nomi come Maurizio Cattelan, Douglas Gordon, Philippe Parreno, Pawel Althamer, Cindy Sherman e Mark Manders, solo per citarne alcune. Ecco, allora che questa mostra è solo una sintesi di una grandissimo lavoro di ricerca e sperimentazione che ha compiuto la Fondazione.
Definita “esemplare e spettacolare” dal direttore di Palazzo Strozzi, nonché curatore della mostra, Arturo Galansino, la collezione guidata da oltre tre decenni da Patrizia Sandretto ha l’occasione, in questo appuntamento fiorentino, di mostrare una sintesi della sua grandezza e lungimiranza. 
Al di là delle stelle individuate, raggiunte e collezionate, Patrizia Sandretto è riuscita a mettere in moto un coerente e importante percorso espositivo che in pochi decennio ha dato la possibilità, a tanti artisti, visitatori, appassionati d’arte di scoprire artisti internazionali importanti. 
Nella presentazione Galansino racconta la struttura della mostra, suddivisa per sezioni che toccano temi di importante attualità: “E’ una mostra costruita in nove sezioni in maniera crono-tematica, in ogni stanza si potranno toccare dei temi che oggi ci parlano del presente, dall’inquinamento a problematiche legate ai diritti civili e sociali, ma anche temi più prettamente formali come figurazione e astrazione, nuove tecniche e tecnologie che hanno caratterizzato le sperimentazioni di questi ultimi decenni dell’arte. Lo abbiamo definito un viaggio stellare che non poteva non iniziare dal cortile con un razzo… anche se è una partenza un po’ letterale. Un’opera commissionata dalla Fondazione Sandretto all’artista di origini polacche, Goshka Macuga. Per molti versi è un biglietto da visita, che in modo esplicito, da il senso a questa importante rassegna. Si parte dalla Londra degli anni ’90 con le opere di Anish Kapoor , Sarah Lucas e la grande installazione di Damien Hirst, per passare dal ‘made in Italy’ come le opere si Maurizio Cattelan, Vanessa Breecroft e Paola Pivi”.

Reaching For The Stars, veduta degli allestimenti a Palazzo Strozzi Firenze – Credito fotografico ©photoElaBialkowskaOKNOstudio

La mostra, dunque sviluppa tematiche come l’identità, i luoghi, le mitologie contemporanee, grazie a delle opere non solo di artisti mid-career ma anche di artisti più giovani, nati negli anni ’80, come Sanya Katarovsky, Michael Armitage, Giulia Cenci e Ian Cheng. 
In merito alla mostra, racconta Patrizia Sandretto: “Sono molto emozionata perchè non poteva esserci un luogo migliore per raccontare i trent’anni della Fondazione. Un luogo splendido, Palazzo Strozzi, in una città altrettante splendida: luogo di altissima espressione artista e culturale. Reaching For The Stars è una mostra che vuole raccontare la storia di una collezione, e vuole farlo attraverso le opere che ho incontrato e scelto nel corso della mia vita. Quando penso a questa mostra, mi rendo conto che, nel suo insieme, è un vero e proprio dialogo o meglio, è l’espressione dei tanti dialogo che ho avuto con artisti, curatori, collezionisti e galleristi. Quello che mi auguro è che, di fronte alle opere esposte nelle varie sale, i visitatori trovino un loro spazio di interazione, per confrontarsi e per scoprire nuovi aspetti dell’arte. E per coloro che la conoscono poco, spero che scoprano l’arte di questi ultimi decennio… proprio come è successo a me quando ho scoperto, orami trent’anni fa, l’arte contemporanea. I temi toccati dalle opere, sono strettamente legati all’oggi: democrazia, i diritti di cittadinanza e di genere, le questione della decolonializzazione, del superamento del pensiero binario, dell’ambiente, della sostenibilità, del disagio digitale che i giovani hanno provato in questi anni.”
Iniziata nel 1992, la Collezione ha avuto inizio a Londra, durante una visita di Patrizia Sandretto ad alcuni studi di artisti. Lei definisce la collezione ‘generazionale’ perchè composta da opere realizzate da artisti che avevano la sua stessa età e con i quali ha avuto la possibilità di condividere gli immaginari, le istante, legger il mondo in cui vivevano. Racconta la Sandretto: “La collezione è sia un dialogo che un viaggio, un viaggio nella mente, nelle emozioni, ma anche un viaggio reale attraverso il mondo.”
In merito al titolo, Reaching For The Stars la Sandretto racconta: “Questo titolo unisce molti aspetti della mia vita a partire dello stemma della nostra famiglia – la stellina blu – e il motto Robur ad astris, ‘la forza dalle stelle’. Oggi, questa stella, è diventata una costellazione di opere, a partire proprio dal cortile, con la grande installazione di Gonogo di Goshka Macuga. Questa opere è stata commissionata, e dunque entrerà a far parte della collezione. E’ appropriata l’immagine del viaggio alla scoperta di nuove galassie se penso ai tanti viaggi che ha fatto la collezione; ha toccato importanti istituzioni nel mondo come la WhiteChapel di Londra, il Centro de Arte Contemporáneo di Quito in Ecuador, il Rockbund Art Museum di Shanghai, solo per citarne alcune.”

Reaching For The Stars, veduta degli allestimenti a Palazzo Strozzi Firenze – Credito fotografico ©photoElaBialkowskaOKNOstudio

Dalla Collezione, la passione per l’arte di Patrizia Sandretto si è allargata alla Fondazione, nata nel 1995. Fondata assieme al marito Agostino, ha voluto orientare il collezionismo verso obiettivi più ampi, superando la dimensione privata, a favore di un impegno allargato ad un concetto di cultura, non solo artistica di più ampio respiro. “La Fondazione non è mai stata la casa della Collezione” spiega la Sandretto, “è sempre stata un luogo dove accogliere gli artisti, mostrare le loro opere, quando era possibile commissionarle e realizzarle, e fare tante attività sia espositiva che educativa. Un luogo davvero aperta a tutti”. 

Dalla già citata opera della Macuga – Gonogo, la scultura alta 15 metri di un razzo – installata nel cortile do Palazzo Strozzi, la mostra si sviluppa nel primo piano con le nove tematiche. Apre il percorso Go Save the Queen, sala che ospita delle opere che, per certi versi iniziano la Collezione Sandretto: 1000 Names (1983) di Anish Kapoor o Love Is Great (1994) di Damien Hirst e un’opera di Sara Lucas. La seconda stanza, Art Matters: valorizzazione del lavoro intrinseco dei materiali, le loro qualità fisiche, le caratteristiche percettive e il significato simbolico. Questa sezione ospita le opere di David Medalla, Charles ray, Isa Genzken, Rosemarie Trockel e Rudol Stingel. Nella stanza Made in Italy, non potevano mancare dei lavori importanti di Maurizio Cattelan come Bidibibodibiboo (1996) e La Rivoluzione siamo noi (2000), accanto al grande orso piumato di Paola Pivi, un grande disegno di Vanessa Beecroft, a Roberto Cuoghi e Lara Favaretto.  Non poteva mancare la sezione dedicata alle identità, con Identities che ospita la celebre serie Untitled Film Still (1978-1980) di Cindy Sherman che propone una riflessione sociale e politica sul tema dell’identità in rapporto a opere di Shirin Neshat, la serigrafia Untitled (Not ugly enough) (1997) di Barbara Kruger o la scultura in materiali organici Self- Portrait (1993) di Pawel Althamer. 
Nella sala Places, troviamo in dialogo i paesaggi e i luoghi ritratti da Jeff Wall, Andrea Garsky, Thomas Struth e Thomas Ruff. Nella sezione Bodies, troviamo le magistrali sculture di Berlinda De Bruyckere e Mark Manders, in dialogo con i grandi quadri di Lynette Yiadom-Boakye e Michael Armitage. Nella spaziosa sala che accoglie la sezione Mythologies troviamo le opere bellissime di Adrián Villar Rojas e Thomas Schtte, accanto a anya Kantarovsky e Giulia Cenci.
Una sezione è dedicata alle Abstractions con le opere di Wade Gayton, Avery Singer, tabula Auerbach, Albert Oehlen , Cecily Brown e Wolfgang Tillmans. Negli spazi della Strozzina si completa il percorso della mostra con Stories: un’ampia sezione dedicata alla Video arte con opere di artisti quali William Kentridge, presente con History of Main Complaint (1996), Douglas Gordon e Philippe Parreno, con la celebre videoinstallazione Zidane. A 21st Century Portrait (2005) e Ragnar Kjartansson con The End – Rocky Mountains (2009). 

Reaching For The Stars, veduta degli allestimenti a Palazzo Strozzi Firenze – Credito fotografico ©photoElaBialkowskaOKNOstudio