CAOS CALMO alla Collezione Giuseppe Iannaccone | Intervista con Chiara Di Luca e Aronne Pleuteri

Per la prima volta due giovani artisti sono invitati a relazionarsi con le opere della Collezione anni Trenta – ampliata con recenti acquisizioni –, incrociando così prospettive inedite ma, per molti aspetti, vicine per originalità ed soluzioni formali.
17 Settembre 2022
Chiara Di Luca, Fessura, 2021, china su carta, 6 x 5 cm
Aronne Pleuteri, radicale estrattore di senso, 2022, olio su tela, 90 x 70 x 2 cm

Ha inaugura da alcuni giorni, alla Collezione Giuseppe IannacconeCaos Calmo, l’ottavo appuntamento del progetto IN PRATICA, che vede questa volta coinvolti i giovani artisti Chiara Di Luca (Milano, 1996) e Aronne Pleuteri (Erba, 2001). La mostra, a cura di Daniele Fenaroli e Gloria Vergani, è visitabile fino al 25 novembre 2022. 
Dopo le presentazioni di Davide Monaldi, Luca De Leva, Andrea Romano, Beatrice Marchi, un collettivo di dieci giovani artisti albanesi in collaborazione con ART HOUSE di Adrian, Melisa e Zef Paci e Cleo Fariselli, – e dopo lo stop di due anni imposto dalla pandemia – il progetto IN PRATICAtorna ad offrire lo spazio dello studio legale Iannaccone e Associati a giovani artisti emergenti.
Per la prima volta Di Luca e Pleuteri sono invitati a relazionarsi con le opere della Collezione anni Trenta – ampliata con recenti acquisizioni –, incrociando così prospettive inedite ma, per molti aspetti, vicine per originalità ed soluzioni formali.

Seguono alcune domande a Chiara Di Luca e Aronne Pleuteri —

Elena Bordignon: Siete stati invitati a confrontarvi con le opere della Collezione Iannacone dedicata agli anni Trenta. Quali opere o artisti vi hanno particolarmente colpito e perché? 

Chiara Di Luca: Mi sono sentita vicina direi quasi fisicamente a opere come “Bagnanti e amazzoni” di Italo Valenti, “Gineceo” di Renato Birolli, “Nu au divan vert” di Aligi Sassu e “Ragazza” di Arnaldo Badodi. Ogni volta che tornavo in Collezione mi bloccavo davanti a uno di questi quadri, osservando da vicino la densità e la matericità del colore, riconoscendovi qualcosa di me. Questi quadri mi parlano e li capisco, profondamente: provo un senso di appartenenza come se li avessi fatti io. 

Aronne Pleuteri: Sono stato colpito dalla facoltà di questi artisti di produrre titoli descrittivi. Il pesce con il coltello di De Pisis si chiama “pesce con il coltello”, o quella scultura verticale di Fontana protetta da una teca si chiama “nudo in piedi” (manca il “protetto da teca”, ma quello solo perchè è un intervento postumo). C’è poi quello splendido disegno di Scipione che ritrae il corpo senza vita del cardinale Vannutelli sul letto di morte che si chiama “il Cardinale Vannutelli sul letto di morte”. E’ tutto di una disarmante chiarezza! Come se quell’immagine, quella precisa immagine , frutto della scelta dell’artista, nel suo semplice evocarsi trattenesse già in sé tutto il suo senso. Una evidenza estetica insomma. Ogni epoca storica in effetti ha la sua iconografia “ontologica” e le relative evidenze estetiche, ma riconoscere queste costellazioni di immagini vive è un compito sempre più difficile. A Roma in quel periodo lo hanno saputo fare, ed evidentemente parte di questa iconografia era occupata dai corpi dei cavalli o comunque da animali morti…. Interessante. Mi hanno colpito molto anche le cornici, molto preziose, molto barocche e pesanti anche. 

EB: Forse più delle parole, la pittura riesce a esprimere la ‘temperatura emotiva’ di un dato momento storico. Con la tua opera, quali temi tratti maggiormente? Dove trovi le tue fonti di ispirazione? 

CDL: Ci sono dei simboli, delle storie e delle immagini a cui torno spesso. Penso che tutte queste immagini e racconti che sembro perdere, cercare e ritrovare apposta in ogni esperienza abbiano sempre a che fare con quella parte di me che vuole sentir parlare e vuole pensare alla deformazione e alla disfigurazione, alla sensazione di sentirsi fragili e “aperti” allo sguardo degli altri. Più in generale direi che sto cercando me in delle immagini del mondo, e sto cercando delle immagini del mondo in me. La ripetizione è il ritmo del mio lavoro: quando faccio un disegno o un quadro, ci provo e ci riprovo finché i miei gesti riescono a diventare automa0ci, e tuQa l’opera diventa la forma più giusta per il contenuto, e il contenuto si piega alla forma. Questa ripetizione mi porta alla conclusione, alla sintesi, al compromesso, a distanziarmi finalmente dall’opera. 

Chiara Di Luca, Il tuo tempo qui è limitato, 2019
Aronne Pleuteri, gli avanzi del Re, 2022, olio su tela, 70 x 60 x 3,5 cm

AP: Ultimamente mi sto confrontando con quella che chiamo “metà distruttiva”. E’ un termine che ho rubato da “Infanzia Berlinese” quando Benjamin parla di un nano-gobbo il cui sguardo ti getta in uno stato di choc e ti fa rompere le cose che hai in mano. In termini più pratici… quando termino una scultura e ho una immagine riconoscibile la distruggo violentemente, ma in maniera sempre funzionale a una narrazione o a un processo più ampio che sancisca un passaggio di stato. Per esempio in “aiuto cristo a rialzarsi”, esposto in un angolino sotto una donnina nuda di Aligi Sassu, lascio che quell’inesorabile forza annichilente che è la gravità schiacci ripetutamente un corpo in argilla sotto il peso del crocifisso, così che questo corpo tramite il trauma acquisti una forma inedita e imprevedibile. Penso che questa “metà distruttiva” si situi a molti livelli della società e sancisca macro e micro movimenti della Storia. L’ispirazione la prendo dall’esperienza quotidiana, cioè da ricordi di programmi TV dell’infanzia o da Internet. 

EB: Nei quadri in mostra affronti un argomento specifico: i racconti di Così parlò Zarathustra. Cosa ti interessa di questi scritti? Hanno un’attinenza con l’attualità? 

AP: Ultimamente dicevo prima mi sto confrontando con quella che chiamo “metà distruttiva”, che è anche un principio che stravolge un ordine e rimescola le carte in tavola, o cambia mazzo.
La figura dell’eremita che dopo anni di isolamento scende dal suo antro in cima alla montagna per annunziare le sue mirabolanti scoperte è emblematica a tal proposito. Questa figura è anche un po’ l’etimologia del mio nome e mezza trama del Grinch. 
In particolare poi mi interessava che l’acerrimo nemico di Zarathustra fosse un nano-talpa, il nano- talpa della Gravità, il grande ostacolo verso la sua pretesa di libertà.
Nietzsche ha paura di cadere a terra come una pesante roccia e si convince di aver sconfitto il suo nemico solo quando improvvisamente si ricorda della circolarità del tempo. 
Chissà se questo fatidico nano mortuario dimenticato negli anfratti della memoria del profeta sarà destinato a tornare, in eterno e identico a sé stesso magari…o magari ancora più agguerrito e deforme, pronto a schiacciarci a terra con violenza. 
Comunque lo Zarathustra è stato solo un pretesto per indagare questa grande immagine-concetto che è la caducità. Sono giunto alla conclusione che se diamo delle maschere agli spiriti che abitano dentro di noi (o nani che dir si voglia), vale a dire a ciò che è più tremendamente umano, tutto può diventare commedia e alleggerirci di qualche sofferenza. 

EB: Per questa occasione presenti delle opere che, a livello iconografico, approfondiscono alcuni temi della mitologia greca, in par0colare la storia di Persefone. Cosa 0 interessa di questa figura mitologica? A livello metaforico, ha dei legami con l’attualità? 

CDL: Le immagini sono strettamente connesse alla memoria di una società, ne registrano l’esperienza e “sopravvivono” nelle epoche – allo stesso modo considero i mi0 immagini, infaN come queste ul0me esistono per sé stessi, non hanno bisogno di spiegazioni perchè è nel loro svolgimento, nella loro esistenza il significato. La cosa che mi interessa della mitologia, e che di essa mi interessa applicare al mio lavoro è la possibilità di usarla come pretesto per parlare di uno stato emo0vo o di un’esperienza. Persefone, prima di essere rapita da Ade e diventare la regina degli Inferi, era Kore, la ragazza-dea della primavera. Da un aQo di violenza il suo des0no cambia, e infaN cambia anche nome. Racchiude due mondi e due esseri, la sua figura insegna la necessità di rinnovarsi, di oscillazione da uno stato ad un altro, di coesistenza di più realtà all’interno di una persona, e penso che in questo momento storico sia importante non scappare dalla complessità, ma abbracciarla e esserne forti. 

CAOS CALMO
Chiara Di Luca e Aronne Pleuteri

A cura di Giuseppe Iannaccone, Daniele Fenaroli e Gloria Vergani
Dal 17/09/2022 al 25/11/2022
Collezione Giuseppe Iannaccone

Aronne Pleuteri, un maniaco ha dato fuoco al cielo, 2022,
Aronne Pleuteri, di una cattiva sorte, 2022, argilla cotta e colore ad olio, 27 x 26 x 9 cmbinary comment
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