Dimora Artica presenta Ritratti, mostra personale di Clara Bonfiglio a cura di Andrea Lacarpia, realizzata in stretta collaborazione con Galleria Arrivada. Clara Bonfiglio è un’artista promossa da Galleria Arrivada, spazio diretto da Luisa Ferrario che nel 2018 aprirà la propria nuova sede a Milano.
La mostra inaugura oggi, sabato 28 Ottobre, e sarà visibile fino al 18 Novembre.
A Dimora Artica Clara Bonfiglio presenta per la prima volta una serie di ritratti in cui la tradizionale rappresentazione dei tratti caratteristici del volto, finalizzata a rendere la somiglianza, è sostituita da una breve sequenza numerica: la data di nascita della persona ritratta, ricamata su tessuto.
Domitilla Argentieri Federzoni ha posto alcune domande a Clara Bonfiglio
ATP: Com’è nata l’idea per questa mostra?
Clara Bonfiglio: È partita da un regalo che avevo fatto a una persona. Poi è ripartita, pensando al tema della diversità e della relazione: due temi che sono abbastanza sulla cresta dell’onda. Ho pensato a un progetto, allargando il significato di questo dono, per tutte quelle persone che mi sono state attorno in questi due anni in cui è andato avanti. Ho iniziato col chiedere a queste persone la loro data di nascita e a mandargli una selezione di cinque font. Di questi cinque uno è stato progettato nel decennio in cui la persona interpellata è nata. Ognuno mi doveva indicare quale era il font che preferiva, così come ho chiesto di indicarmi un colore. Da queste informazioni partivo per creare il ricamo.
Dall’insieme di questo gruppo di amici, persone, conoscenti, si è pensato alla mostra e quindi alla possibilità di fare un catalogo. Il catalogo è diventato un lavoro anch’esso; non si è trattato semplicemente di raccogliere le foto di questi piccoli ricami rotondi, ma anche di creare una presentazione per ogni persona che ha collaborato, attraverso un pensiero in cui si riconosce: poteva essere una citazione, nel mio caso ho scelto una citazione del libro “Amore” di Leo Buscaglia, per altri era un pensiero personale. Addirittura un mio studente, appassionato di botanica, ha fatto un elenco in latino con i nomi scientifici di venti piante.
ATP- Non sarebbe stata la stessa cosa se questi numeri fossero stati stampati. C’è un contrasto fra la tipografia che è un mezzo meccanico e il ricamo che è manuale e riporta a una tradizione artigianale. Come vedi questo contrasto?
CB- Non è un contrasto. Sono più di dieci anni che ricamo e se mi chiedi il perché, non lo so. Sono sempre stata affascinata dalle doti di ricamo delle vecchie nonne. Quando pensi a un lavoro ti chiedi: ma come lo devo realizzare? E pensi, ti immagini le varie possibilità e il ricamo per me era la forma giusta per queste opere. Le opere sono fatte a mano quindi non sono tutti uguali: se ricami di notte, se ricami di giorno, se sei stanca, ci sono o meno delle imperfezioni che riprendono quel discorso delle differenze, della diversità, dell’unicità. Se li avessi fatti a macchina sarebbero stati tutti perfetti e sarebbe stato diverso. Non sono una ricamatrice ma mi piace ricamare, è diverso.
ATP- Fra le personalità scelte per questo lavoro ci sono alcuni dei tuoi studenti. Credi sia una presenza importante nella tua vita? Come ti rapporti a loro?
CB- Sì, sono importanti, perché fanno parte del mio lavoro. Dico sempre che quando si è a scuola io sono un’insegnante, non sono un’artista, non parlo del mio lavoro, non sono il loro esempio. Si parla d’altro. Avendo fatto assieme un’esperienza con Studi Festival quest’anno, è nata una relazione extrascolastica. E da qui mi è piaciuto inserire anche le loro date, perché sono date giovani, più vicine. Nel progetto appaiono date più “anziane” (compare la data di nascita di mio padre e mia madre) e date più “giovani”. Ma ci sono anche la mia data e quelle dei miei amici, fra il ’49, il ’58 e il ’63.
ATP- Parlando di come sarà allestita la mostra e come verranno appesi i ricami, si tratterà di una sorta di performance?
CB- Non è una vera e propria performance ma è la conclusione di un iter, del lavoro. Ognuno prenderà il proprio ritratto e lo appenderà dove esattamente vuole lui perché lì è il suo posto.
ATP- Questo è anche un modo per sottolineare l’eterogeneità e la diversità come concetti cardini del progetto, perché i ricami saranno disposti sulle pareti anche in modo abbastanza casuale…
CB- Non si sa come saranno disposti finché non lo vedremo.
ATP- È un’incognita…
CB- Sì, è un’incognita. Mi piace che la galleria, lo spazio diventi un qualcosa che fino all’ultimo è in mano all’artista ma anche ai fruitori. In questo caso sono le persone che sono state ritratte ad avere questo potere. Per ora sono 34, magari la volta prossima il numero aumenterà. Anche il catalogo è un oggetto dal quale si può aggiungere o togliere. Può sempre cambiare, come in fondo fanno anche gli esseri umani.