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La ricerca dell’impercettibile — Cerith Wyn Evans al Museion

[nemus_slider id=”48398″] English text below Si è da poco inaugurata al Museion di Bolzano la mostra di Cerith Wyn Evans – artista nato a Wales nel 1958 e attualmente di casa a Londra – a cura di Letizia Ragaglia e allestita fino al 10 gennaio 2015. “Guardo il cielo… la luce del giorno sbiadisce” inizia […]

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English text below

Si è da poco inaugurata al Museion di Bolzano la mostra di Cerith Wyn Evans – artista nato a Wales nel 1958 e attualmente di casa a Londra – a cura di Letizia Ragaglia e allestita fino al 10 gennaio 2015.

“Guardo il cielo… la luce del giorno sbiadisce” inizia così il racconto dell’artista Cerith Wyn Evans sull’esperienza di un’eclissi solare e il suo manifestarsi sulla terra in diversi tempi e latitudini. L’eclissi è un fenomeno di oscuramento, ma Evans lo racconta attraverso la luce. Il testo prende infatti forma in una grande installazione luminosa, che si relaziona, imponente e poetica, luce contro luce, alla facciata trasparente del museo e quindi al paesaggio di Bolzano. “E=C=L=I=P=S=E” il nome del nuovo lavoro creato dall’artista appositamente per Museion, nella sua prima personale in un museo italiano. In quello che l’ONU ha dichiarato l’Anno Internazionale della Luce, la nuova produzione è presentata insieme a diverse opere già esistenti, come le colonne luminose e diverse installazioni con il neon e sonore.

Alcune domande all’artista.

ATP: Nella descrizione dell’esposizione si possono leggere termini quali “indefinibile” e “impercettibile”. E’ interessante percepire questa impossibilità di descrivere in modo chiaro i fenomeni. Che cosa ti affascina dell’ambiguità recondita di un’opera d’arte?

Cerith Wyn Evans: Credo che ci siano dei vantaggi nel suggerire che ci sono dei fenomeni impercettibili che meritano di essere contemplati nello spazio espositivo. L’energia magnetica, per esempio, è utilizzata e messa in primo piano nel processo. Le registrazioni audio fatte mediante radio-telescopi ne sono un elemento. Qui c’è di più rispetto ad uno stato di trasformazione. Viene messa enfasi sulla tensione tra luce naturale ed artificiale. I loro rapporti interdipendenti e volatili si intrecciano attraverso una panoplia di eventi sulla soglia della percettibilità. La sensibilità è in qualche modo privilegiata. Questo ‘in qualche modo’ è il modus operandi.

ATP: Esporrai un nuovo lavoro concepito specificamente per il quarto piano del Museion. In che misura lo spazio – sia interno che esterno – ha un’influenza nella creazione delle opere?

CWE: La decisione di “fabbricare” lavori o di riassegnare a delle opere esistenti un ruolo attivo nello scenario è una sorta di risposta diretta alle vicissitudini dello spazio. L’attuale “allestimento” dei lavori, che costituisce l’esposizione, è appositamente reso eloquente dalla natura dello spazio. L’aspetto e la location singolari, le possibilità di fornire funzioni tecniche, le proprietà acustiche, per citarne alcune caratteristiche dello spazio espositivo, costituiscono la “Mise en scène”.

ATP: Sei interessato agli esperimenti del CERN sul Bosone di Higgs. Che cosa ti affascina di questo tipo di ricerca scientifica? 

 CWE: Alcuni anni fa ho avuto la fortuna di visitare il CERN e il modo con cui venivano fatti gli esperimenti. Secondo quelle condizioni e con quel tipo di propositi, ho appreso molto “cibo per la mente”.

ATP: Luci e suoni sono due elementi fondamentali nel percorso della mostra. Come li hai messi in relazione?

Ascoltando come se vedessi e, come in una relazione non dialettica, guardando nella maniera dell’ascoltare.

Cerith Wyn Evans,   Untitled,   2008,   installation view at Museion.,   2015. Foto Luca Meneghel. Courtesy Thyssen-Bornemisza Art Contemporary Collection,   Vienna.
Cerith Wyn Evans, Untitled, 2008, installation view at Museion., 2015. Foto Luca Meneghel. Courtesy Thyssen-Bornemisza Art Contemporary Collection, Vienna.

Come in una polifonia, ogni opera in mostra è in relazione all’altra e allo spazio. In questo senso fanno eco, all’installazione sull’eclissi, i neon “Figment I” or “A Community Predicated on the Basic Fact Nothing Really Matters“, 2013 e “Figment II or E=L=A=P=S=U=R=E (In Vitro)”, che prendono le mosse dagli interessi dell’artista per la fisica e in particolare gli esperimenti del CERN di Ginevra sul bosone di Higgs. L’esistenza del bosone, chiamato anche “dannata particella”, è stata ipotizzata molto prima della sua scoperta: la scienza è obbligata a postulare cose non percettibili. Le sculture in mostra – ellissi, cerchi e linee che sembrano esplodere sospese nello spazio- riprendono nella forma la proiezione del bosone di Higgs e alludono a spazi mentali solo intuibili.

Anche il suono, come la luce, è un mezzo impalpabile ed evoca l’idea di una continua fluttuazione. Le sculture trasparenti al centro della sala “Interlude (A=D=R=I=F=T)”, 2011/2014 e “Interlude (A=D=R=I=F=T)”, 2014 rimandano a grandi flauti di Pan, danno un ritmo sonoro alla mostra e scandiscono rinvii, rimandi e associazioni. La cosmogonia di Cerith Wyn Evans prosegue con una bilancia dell’hotel di lusso di Berlino Park Hyatt, che regge il peso del mondo “Socle du monde (Park Hyatt, Berlin)”, 2008. Nell’opera riecheggia le “Socle du monde. Omaggio a Galileo”, 1961 dell’italiano Piero Manzoni: anche qui l’artista aveva rovesciato il piedistallo a sostenere l’intero peso della terra.

In un allestimento solo in apparenza statico e sospeso, il movimento impercettibile di alcune piante illuminate da una luce stroboscopica conferisce alla presentazione un aspetto cinematografico. Il percorso della mostra si chiude – o apre – al pianoterra con una colonna formata da tubi fluorescenti, che allude allo stile dorico e intende ampliare le coordinate spazio-temporali di Museion Passage. (Estratti dal comunicato stampa)

Cerith Wyn Evans,   “E=C=L=I=P=S=E”,   Museion,   2015 Foto Luca Meneghel,   courtesy of the artist.
Cerith Wyn Evans, “E=C=L=I=P=S=E”, Museion, 2015 Foto Luca Meneghel, courtesy of the artist.

Museion presents Cerith Wyn Evans’ first solo exhibition in an Italian museum (curated by Letizia Ragaglia). In what the UN has decreed the International Year of Light, CWE has created a major installation devoted to the heavenly bodies and their movements. The new work is presented alongside a number of existing pieces, like the lit columns and various installations featuring sound and neon light.

The exhibition in Museion delves into physical phenomena, challenging the boundaries of science to explore the interstices that leave room for the imagination and philosophy. The result is a sensory journey through different temporal dimensions, among elements that are untranslatable, or left unsaid: a tribute to the indefinable and imperceptible.

Short interview with the artist.

ATP: In the exhibition’s description we can read such terms as “indefinable” and “imperceptible”. It’s fascinating to feel the impossibility to clearly describe phenomenas. What does fascinate you about the inner ambiguity of artworks?

Cerith Wyn Evans: I feel there are advantages in suggesting that there are imperceivable phenomena worth contemplating in the space of the exhibition. Electro magnetic energy -for example- is employed and foregrounded in the process. Audio recordings made by radio telescopes are an element. There is much in a state of transformation here.  Emphasis is put on the tension between natural and artificial light, their ‘co-dependant’ and volatile ratios fold through a panoply of events on the cusp of perceivability. Sensibility is somehow privileged. This ‘somehow’ is the modus operandi.

ATP: You’ll show a new work especially conceived for the fourth floor of Museion. To what extent the space – both indoor and outdoor – had an influence on the making of the artworks?

CWE: The decision to ‘fabricate’ works or reassign existing works a role to play in the scenario comes as a direct response to the vicissitudes of the space. The existing ‘staging’ of the works which constitute the exhibition are explicitly made articulate by the nature of the space. It’s singular aspect and location, it’s capabilities to furnish technical functions, it’s acoustic properties, to name a few all serve to construct the ‘Mise en scène’

ATP: You’re interested in CERN’s experiments on Higgs’ Boson. What does fascinate you about this kind of scientific research?

CWE: Some years ago I was fortunate to visit CERN and the ways in which experiments there are conducted, under what conditions and with what sort of aims in mind have given me much ‘food for thought’.

ATP:  Lights and sound are two main elements in the path of the show. How did you put them into relation? 

CWE: To hear in the manner of seeing and, how in an undialectical relation,  occasion seeing in the manner of hearing.

Cerith Wyn Evans (Wales, 1958, lives and works in London). The artist, who has exhibited at international exhibitions and events since the 1980s, took part in Documenta11 in 2002 and represented Wales at the Venice Biennale in 2003. Recent personal shows include those in the Serpentine Sackler Gallery, London, TBA-21 Augarten, Vienna (2013), Kunsthall Bergen (2011), and Casa Luis Barragán, Mexico City (2010). His work “Goodnight Eileen” from ‘Here to Go’ by Terry Wilson / Brion Gysin (1982), is in the Museion collection, acquired on the occasion of the exhibition “Light Lab” in 2005.

Cerith Wyn Evans,   Untitled,   2008,   installation view at Museion.,   2015. Foto Luca Meneghel. Courtesy Thyssen-Bornemisza Art Contemporary Collection,   Vienna.
Cerith Wyn Evans, Untitled, 2008, installation view at Museion., 2015. Foto Luca Meneghel. Courtesy Thyssen-Bornemisza Art Contemporary Collection, Vienna.
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