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Castelli in Movimento: Benassi – Becheri

collective prearrangement, variable countdown di Riccardo Benassi Impressione#8 di Emanuele Becheri Paolo Zani e Alberto Salvadori Emanuele Becheri Riccardo Benassi Tra le gli eventi paralleli della Biennale di Carrara, c’era anche l’appuntamento ‘Castelli in Movimento‘ al Castello Malaspina di Fosdinovo...








collective prearrangement, variable countdown di Riccardo Benassi


Impressione#8 di Emanuele Becheri

Paolo Zani e Alberto Salvadori

Emanuele Becheri
Riccardo Benassi

Tra le gli eventi paralleli della Biennale di Carrara, c’era anche l’appuntamento ‘Castelli in Movimento‘ al Castello Malaspina di Fosdinovo (tanti tornanti da Carrara) con i progetti di due artisti: Riccardo Benassi e Emanuele Becheri. Il progetto a cura di Alberto Salvadori (e grazie a Maddalena Fossombroni e Pietro Torrigiani Malaspina, proprietario del castello, che a guardarlo faceva impressione tanto assomigliava ad un antico dipinto di un discendente forse cavaliere, appeso in una delle tante sale del castello), prevedeva che i due artisti, dopo una residenza, dialogassero con l’affascinante dimora, per arricchirne la storia e la ricchezza culturale.

L’intervento di Emanuele Becheri :ha tolto due quadri appesa da decenni da una sala. Dietro alle tele si sono formate nel tempo delle grandi ragnatele che l’artista ha ‘immortalato’ pressando sopra di esse un grande foglio adesivo. Progetto bello da raccontare un po’ ‘povero’ da vedere. Ha prodotto due Impressione#8 e Impressione#9, due sorta di fotografie che ha installato esattamente dove erano i due quadri rimossi. Più coinvolgente (per me) il lavoro di Riccardo Benassi , ‘collective prearrangement, variable countdown’ che, incontrato all’inaugurazione ha raccontato da dove gli è nata l’idea per la sua grande installazione. Ha ragionato sul luogo in cui è nato il castello, il cucuzzolo di una collina, per prolungarne idealmente la forma. La sua installazione era maestosamente visibile – nonostante l’artista abbia dichiarato che voleva fare un cosa molto leggera e discreta – in un grande salone del castello falsamente decorato con finti affreschi alla maniera di ‘Giotto’ ma con fisionomie e dettagli che avevano del rinascimentale (insomma un palese falso storico.. comunque). Benassi ha steso un lungo tappeto azzurro per la lunghezza della sala: un estremo era appeso al grande lampadario centrale con inserito all’interno un piccolissimo frammento della voce dell’artista che si ‘consumava’ mano a mano che veniva diffuso dalla piccola cassa (scusate ma tecnicamente non ho capito come fa a ‘consumarsi’ il suono); l’altro estremo del tappeto, dopo aver percorso un corridoio, terminava davanti ad una finestra. Sotto la finestra ma sopra il tappeto, dell’intonaco scrostato dall’artista. Fuori dalla finestra, a 200-300 metri più in basso, un campo da calcio pieno di pecore che, beatamente, brucavano l’erba. L’effetto, nel suo complesso, era molto surreale.

Nel cortile un’installazione di Flavio Favelli , ‘L’Ozio’. D’acchito sembrava una cosa ‘buttata’ nel cortile per essere trasportata da un robivecchi. Una struttura sgangherata arancione con mensole di vetro e piccoli decori d’altri tempi. Qualche goccia di vetro e ghirigori di ferro.

Grazie a Riccardo Benassi per il suo chiarimento!

Ciao Elena, una bella idea il tuo blog! e grazie mille per il post…

Mi ha particolarmente colpito il fatto che non ti sia fatta sfuggire la magia delle pecore (Oltre alla strada, le vere protagoniste della finestra aperta)… c’è bisogno di punti di vista diretti e soggettivi come il tuo, spesso la carta stampata non li permette, ma non sono il sale di tutte ‘ste minestre?

…hai ragione, l’intervento non è assolutamente “minimo” a livello spaziale, ma dal mio punto di vista lo è a livello temporale (rimarrà installato due mesi, mentre in lavori di emanuele e flavio sono pensati per una collezione perenne)… anche il fatto che il feltro si sporcherà sempre di più e il suono si consumerà quotidianamente accenna a questa volontà di lasciare spazio ad altro…

Già che ci sono ti spiego il funzionamento del loop sonoro, e come mai si consuma: è una cassetta-continua (non finisce mai) che dura 12 secondi, e ogni nastro magnetico deperisce durante l’uso. Succedeva anche con le cassette del festival bar che compravo un po’ di estati fa: la differenza è che duravano 90 minuti e ci volevano 15 ore (900 minuti) per ascoltarle 10 volte, invece qui ci vogliono 2 minuti (120 secondi) perchè la cassetta si ripeta 10 volte, e quindi si consuma più velocemente…

Riccardo


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