Casa Iolas. Citofonare Vezzoli | Galleria Tommaso Calabro, Milano

Le scelte di Vezzoli come artista e curatore si rivelano misurate; la sua presenza all’interno delle sale viene soppesata, non costringendo uno sguardo eccessivamente contemporaneo all’interno di una collezione dall’incredibile valore storico
17 Ottobre 2020
Casa Iolas – Citofonare Vezzoli – Omaggio a Alexander Iolas – Galleria Tommaso Calabro – Installation view – Foto © Riccardo Gasperoni – Courtesy Galleria d’Arte Tommaso Calabro
Casa Iolas – Citofonare Vezzoli – Omaggio a Alexander Iolas – Galleria Tommaso Calabro – Installation view – Foto © Riccardo Gasperoni – Courtesy Galleria d’Arte Tommaso Calabro

Testo di Fabio Ippolito —

Le stanze della Galleria Tommaso Calabro si trasformano, per qualche mese, negli spazi perduti e nelle magnifiche sale di Villa Iolas, la dimora dell’omonimo gallerista e collezionista greco. L’essenza del grande mercante d’arte Alexander Iolas (1907-1987) rivive nel pieno centro di Milano, allacciando uno stretto legame con la contemporaneità grazie alla ricerca e all’intervento del curatore della mostra, l’artista Francesco Vezzoli.
Casa Iolas. Citofonare Vezzoli vede l’incontro di due personaggi di grande rilievo: il primo è ovviamente quello di Alexander Iolas, figura cardine della mostra che si inserisce nell’iter espositivo di Tommaso Calabro finalizzato a riscoprire alcune delle personalità più importanti dell’arte del XX secolo (si ricorda la mostra inaugurale della galleria nel 2018 dedicata a Carlo Cardazzo). La vita di Iolas, il suo eclettismo, la sua passione per l’arte e la sua spinta pionieristica vengono rilette dal secondo protagonista della mostra, l’artista Francesco Vezzoli, che espone nella galleria anche proprie opere inedite, riuscendo a fondere la poetica personale con lo spirito della collezione Iolas.
Sono diversi i punti di contatto tra i due, primo fra tutti l’eclettismo senza riserve, la commistione di stili diversi, un certo gusto per tutto ciò che è ricco e decoro. Dalle foto di Villa Iolas ad Atene, uniche testimonianze superstiti di una grandiosa dimora soggetta ad atti di vandalismo e spoliazioni dopo la morte del proprietario, si può dedurre come Iolas amasse gli ambienti sfarzosi e l’accostamento di opere lontane nel tempo, volto a creare percorsi unici ma equilibrati, dalla statuaria antica ai pezzi più contemporanei.

Casa Iolas – Citofonare Vezzoli – Omaggio a Alexander Iolas – Galleria Tommaso Calabro – Installation view – Foto © Riccardo Gasperoni – Courtesy Galleria d’Arte Tommaso Calabro
Casa Iolas – Citofonare Vezzoli – Omaggio a Alexander Iolas – Galleria Tommaso Calabro – Installation view – Foto © Riccardo Gasperoni – Courtesy Galleria d’Arte Tommaso Calabro
Casa Iolas – Citofonare Vezzoli – Omaggio a Alexander Iolas – Galleria Tommaso Calabro – Installation view – Foto © Riccardo Gasperoni -Courtesy Galleria d’Arte Tommaso Calabro

È forse questo uno dei tratti del proprio carattere che Vezzoli ritrova nella figura del collezionista greco; la volontà di giocare con epoche diverse, messa in atto dall’artista bresciano alterando e trasformando modelli antichi, modificando i connotati delle “bellezze classiche”. È il caso di opere come Joan Crawford (Ante Litteram) (2018), Dimmi di si’ (2020) oGod Is A Woman (After Constantin Brâncuși) (2019), tutte testimonianze di un passaggio fluido tra i diversi tempi della storia dell’arte, di un rapporto non conflittuale col passato, di una capacità di tenere insieme epoche diverse risignificandole alla luce della contemporaneità, processo che accade oggi nelle preziose sale della galleria Tommaso Calabro proprio come un tempo negli sfarzosi ambienti della villa ateniese di Iolas.
Il dialogo tra le due colonne portanti della mostra prosegue anche attraverso le opere surrealiste  della collezione Iolas, come quelle di Max Ernst e Magritte, o delle scene metafisiche di De Chirico, citate e riproposte da Vezzoli. È il caso della tela René Magritte’s Marlene in a hat (after Francesco Vezzoli) (2016) che palesa subito la sua ispirazione e che condivide la parete con Le Sourir (1960), opera del maestro belga del surrealismo. Allo stesso modo, cenni alla metafisica di De Chirico e al suo bagaglio figurativo vengono tradotti nell’opera Head of Lady Gaga as Minerva Crying Apollinaire (After de Chirico) (2009).
Le scelte di Vezzoli come artista e curatore si rivelano misurate; la sua presenza all’interno delle sale viene soppesata, non costringendo uno sguardo eccessivamente contemporaneo all’interno di una collezione dall’incredibile valore storico, ma anzi, trovando il giusto punto di incontro tra la sua poetica e l’essenza di Alexander Iolas. Nell’allestimento, a cura di Filippo Bisagni, l’intervento di Vezzoli è percepibile ma capace di  portare a termine il fine ultimo della mostra, la rievocazione degli ambienti di Villa Iolas e la celebrazione del suo grandioso proprietario.

Casa Iolas – Citofonare Vezzoli – Omaggio a Alexander Iolas – Galleria Tommaso Calabro – Installation view – Foto © Riccardo Gasperoni -Courtesy Galleria d’Arte Tommaso Calabro
Casa Iolas – Citofonare Vezzoli – Omaggio a Alexander Iolas – Galleria Tommaso Calabro – Installation view – Foto © Riccardo Gasperoni – Courtesy Galleria d’Arte Tommaso Calabro
William E. Jones, Villa Iolas (Max Ernst, Greek Torso), 1982/2017 hand-coated inkjet print 16 x 20 in. (40.6 x 50.8 cm.) Edition of 6 with 2 AP (Inv# WJ 17.020.2) Photography: Lee Thompson Courtesy of David Kordansky Gallery, Los Angeles and The Modern Institute, Glasgow, Scotland
William E. Jones, Villa Iolas (Kenneth Noland, Niki de Saint Phalle, Roman Glass), 1982/2017 hand-coated inkjet print 16 x 20 in. (40.6 x 50.8 cm.) Edition of 6 with 2 AP (Inv# WJ 17.007.1) Photography: Lee Thompson Courtesy of David Kordansky Gallery, Los Angeles and The Modern Institute, Glasgow, Scotland
William E. Jones, Villa Iolas (Matta, Les Lalannes, Yves Klein), 1982/2017 hand-coated inkjet print 16 x 20 in. (40.6 x 50.8 cm.) Edition of 6 with 2 AP (Inv# WJ 17.019.2) Photography: Lee Thompson Courtesy of David Kordansky Gallery, Los Angeles and The Modern Institute, Glasgow, Scotland
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