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Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer…

Prosegue fino al 14 ottobre 2018 la mostra dedicata a Carlo Zauli, ospitata al MIDeC di Laveno Mombello. Curata da Matteo Zauli e Lorenza Boisi, la mostra mette a fuoco la figura di Zauli a tutto tondo: come artista, ceramista e designer. Eludendo inutili classificazioni, la mostra raccoglie vasi e sculture in ceramica, piastrelle d’epoca, disegni preparatori, […]

Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer - Installation view -  MIDeC di Laveno Mombello - Foto Davide Vergnano
Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer – Installation view – MIDeC di Laveno Mombello – Foto Davide Vergnano

Prosegue fino al 14 ottobre 2018 la mostra dedicata a Carlo Zauli, ospitata al MIDeC di Laveno Mombello. Curata da Matteo Zauli e Lorenza Boisi, la mostra mette a fuoco la figura di Zauli a tutto tondo: come artista, ceramista e designer. Eludendo inutili classificazioni, la mostra raccoglie vasi e sculture in ceramica, piastrelle d’epoca, disegni preparatori, piccole sculture in edizione limitata, rare fotografie di mobili e complementi d’arredo.
Con questo progetto espositivo per la prima volta si racconta l’eterogeneità che caratterizza la ricerca di Zauli, la cui ricerca spazia tra la scultura, la grafica, l’architettura – con la quale le sue opere sono spesso nate in dialogo – e la progettazione oggettuale che lo portò a realizzare non soltanto pavimenti e rivestimenti per la storica “LaFaenza”, ma vasi per la Rosenthal e mobili autoprodotti.

Assieme a una selezione di immagini della mostra, pubblichiamo il testo che Matteo Zauli ha scritto per questa particolare occasione.

CARLO ZAULI, mio padre
di Matteo Zauli

Carlo Zauli, mio padre, era un uomo metodico. Impetuoso, passionale, autoritario e generoso, ma molto metodico.

C’è un’immagine precisa che dà forma alla quotidianità attraverso cui lo vedevo ed è l’immagine di una sua scultura: la Forma In. In questo tipo di sculture, realizzate tra gli anni 1974 e 1976, un cubo di grès perfettamente geometrico è scavato da un lato e la materia che ne è tolta si trova raggrumata in modo organico tutta intorno agli spigoli. Ma la cavità che si crea all’interno si ristruttura in una nuova soluzione liscia e geometrica, in cui le diverse inclinazioni dei piani sono sottolineate da linee rette di colore diverso, a volte dorate al terzo fuoco.

Mio padre era esattamente questo: passionalità e creatività ordinatamente canalizzate nei diversi momenti di una stessa giornata immancabilmente spezzata dal pisolino pomeridiano.

Una giornata che iniziava sempre da una visita mattutina a LAFAENZA, fabbrica di piastrelle fondata nel 1960 insieme ad alcuni imprenditori della città, per verificare le rispondenze tecniche alle proprie linee artistiche. Zauli era il direttore artistico della fabbrica, ma ne era anche l’ispiratore tecnico, essendo stato uno sperimentatore di impasti e smalti ceramici per il grès. Soltanto pochi anni prima, esattamente dal 1957, aveva iniziato infatti a produrre le proprie opere in alta temperatura, utilizzando un materiale quasi totalmente sconosciuto per l’ambito ceramico italiano, che condivideva in quel momento con il solo Guido Gambone, maestro vietrese di nascita ma fiorentino d’adozione. Fu la rivoluzione italiana del grès, ad opera di Zauli e Gambone, e poi di Valentini ed altri subito dopo di loro, che nata da presupposti scultorei e oggettuali schiuse successivamente le porte all’industria italiana delle piastrelle che, da lì a poco, divenne leader a livello internazionale. Un’eccellenza nella quale LAFAENZA rappresentava un riferimento di grande qualità espressiva.

Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer - Installation view -  MIDeC di Laveno Mombello - Foto Davide Vergnano
Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer – Installation view – MIDeC di Laveno Mombello – Foto Davide Vergnano

Dopo la visita a LAFAENZA, la giornata di Zauli proseguiva allo studio – come lo chiamava lui – dove gli assistenti lo attendevano già impegnati nei rispettivi ruoli: preparazione degli impasti, formatura e foggiatura a stampo, decorazione (fino ai tardi anni Sessanta), smaltatura, foggiatura al tornio. Un primo giro di lavoro e di consegne, un passaggio a scuola per le ore dell’insegnamento e il ritorno a casa per la pausa pranzo e il “riposino”. Il pomeriggio era poi dedicato al lavoro di scultura e alle pubbliche relazioni che si concludevano spesso invitando a casa a cena ospiti ed amici. Se non c’erano ospiti la giornata finiva invece davanti alla tv con una partita di calcio, una tribuna politica, Mina o la Vanoni.

Ogni singola giornata, dunque, si articolava tra tutti gli ambiti di una ricerca vissuta con naturale e disinvolta uniformità. Ambiti che erano parte di una forma progettuale unica, sorretta e guidata da cardini semplici e spirito sempre fedele a quella matericità posta in costante dialogo con il proprio apparente opposto, un rigore geometrico che fungeva sempre da punto di partenza della riflessione plastica o progettuale.

Una visione guidata da un sentimento sinceramente divulgativo, aspetto confermato da alcuni suoi scritti dell’epoca: così, la scultura non doveva essere troppo distante dalle forme archetipe più semplici, come il vaso o il piatto, che per tutta la vita mio padre continuò a produrre; così le piastrelle o i dettagli di arredo, derivanti dalla stessa dialettica natura-struttura che dava origine alle sculture, si trasformavano in strumenti preziosi per far entrare l’arte nelle case di tutti o nella quotidianità delle masse.

La soddisfazione era quindi la stessa nel vedere una propria scultura nelle collezioni private del grande imprenditore del momento, nel vincere un concorso per collocare un fregio parietale nella Biblioteca dell’Università di Bologna o ancora nel vedere le proprie piastrelle tra gli arredi della stazione di Santa Maria Novella, a Firenze.

Questa inclinazione ad una visione trasversale del proprio lavoro, che ruotava sempre e comunque attorno al materiale ceramico, è dunque lo spirito che anima la mostra, che in questo senso, indagando la ricerca di Carlo Zauli attraverso materiali ed esperienze eterogenee, mira a focalizzarne l’essenza della ricerca artistica.

Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer - Installation view -  MIDeC di Laveno Mombello - Foto Davide Vergnano
Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer – Installation view – MIDeC di Laveno Mombello – Foto Davide Vergnano
Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer - Installation view -  MIDeC di Laveno Mombello - Foto Davide Vergnano
Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer – Installation view – MIDeC di Laveno Mombello – Foto Davide Vergnano
Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer - Installation view -  MIDeC di Laveno Mombello - Foto Davide Vergnano
Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer – Installation view – MIDeC di Laveno Mombello – Foto Davide Vergnano
Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer - Installation view -  MIDeC di Laveno Mombello - Foto Davide Vergnano
Carlo Zauli, scultore, ceramista, designer – Installation view – MIDeC di Laveno Mombello – Foto Davide Vergnano