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Le sculture magmatiche di Brian Rochefort | Massimo De Carlo, Palazzo Belgioioso, Milano

Traboccati di caos e confusione, le opere dell’artista Brian Rochefort, sono l’espressione di come natura e cultura sono riflesso l’una dell’altra. Vulcani, foreste tropicali, fondali corallini, vegetazione lussureggiante e variopinta, ma anche grandi nomi della storia dell’arte del ‘900: Francis Bacon, Albert Oehlen Willem de Kooning, Franz West e Willem de Kooning. Cosa lega tanta […]

Brian Rochefort Paint Can 3, 2020 Ceramica, smalto / Ceramic, glaze 30.5 × 28 × 28 cm – Photo by Marten Elder – Courtesy MASSIMODECARLO
BRIAN ROCHEFORT – PERHAPS AN ASTEROID HIT – Massimo De Carlo, Milan:Belgioioso – Installation Views by Roberto Marossi – Courtesy MASSIMODECARLO

Traboccati di caos e confusione, le opere dell’artista Brian Rochefort, sono l’espressione di come natura e cultura sono riflesso l’una dell’altra. Vulcani, foreste tropicali, fondali corallini, vegetazione lussureggiante e variopinta, ma anche grandi nomi della storia dell’arte del ‘900: Francis Bacon, Albert Oehlen Willem de Kooning, Franz West e Willem de Kooning. Cosa lega tanta energia del mondo naturale all’altrettanto magmatica potenza espressiva di questi grandi artisti. La traccia sembrano suggerirla Rochefort nella mostra ospita alla Galleria Massimo De Carlo nella sede a Palazzo Belgioioso.
Perhaps An Asteroid Hit – questo il titolo della mostra che, come le opere, apre alle più svariate aperture immaginifiche – ospita una nuova serie composta da venti sculture, nove sculture ispirate a vasi in gres smaltato e terracotta e da un mobile in legno d’acero che custodisce trentacinque tazze variopinte. Tanti elementi tutti accomunati da un’indescrivibile quantità di colori saturi, di superfici variegate, di sorprese metriche per l’appunto avvicinabili ai paesaggi poco sopra citati. 

Le venti sculture che si addensano della grande sala della galleria posso essere descritte come crateri bloccati nel momento di massima eruzione cromatica. L’occhio scivola, quasi frenetico da una superficie all’altra, corre lungo ripidi dorsali, seguendo colate di massa vetrosa, resti di lapilli sedimentati, nebbia proveniente da fumarole improvvise, strati di cenere colorata si addensano senza uniformità sulla superficie… la metafora descrittiva con l’attività vulcanica potrebbe arrivare al parossismo.
E’ strano che queste sculture non siano roventi, intoccabili. Invece sono stranamente immobili e fredde. Rochefort, come i grandi artisti sopracitati, riesce a immortalare l’irrefrenabile potenza della materia, la rabbiosa esuberanza delle variabili di colore che sembrano stridere e schiantarsi per dar vita a un agglomerato di pura energia.

Probabilmente la sua abilità sta nel aver scoperto la magica – e misteriosa – lavorazione della materia ceramica: dosaggi, durata, calore, ma anche attese, rotture, casualità. Gli ingredienti prima che materici si trovano nella sapienza metodica che si impara nel tempo e nell’osservazione. Scopriamo che l’artista trae ispirazione dai suoi innumerevoli viaggi, dunque è permeabile agli stimoli di culture e paesaggi differenti.

BRIAN ROCHEFORT – PERHAPS AN ASTEROID HIT – Massimo De Carlo, Milan:Belgioioso – Installation Views by Roberto Marossi – Courtesy MASSIMODECARLO
Brian Rochefort Stellar Gem, 2020 Ceramica, smalto, frammenti di vetro / Ceramic, glaze, glass fragments 55.8 × 50.8 × 48.3 cm – Photo by Marten Elder – Courtesy MASSIMODECARLO
BRIAN ROCHEFORT – PERHAPS AN ASTEROID HIT – Massimo De Carlo, Milan:Belgioioso – Installation Views by Roberto Marossi – Courtesy MASSIMODECARLO

Armato di spirito d’osservazione, attraversa mondi lontani per tornare nel suo studio e riversare memoria, appunti, sensazioni nelle sue opere. Ogni opera riassume le atmosfere vissute in Amazzonia, Tanzania, Ecuador, isole Galapagos… suggerisce non ricrea, allude non cita: l’artista è abile, come lo sono i poeti a condensare il tanto con il poco, il reale con il sublime.

Strange Matter, Heath Death, Midnight, Mutilated World, Stellar Gem, Pineapple: sono questi i titolo dei ‘vulcani’ in ceramica. Ogni titolo sembra un appunto che l’artista utilizza per ricordare una precisa vicenda, un momento particolare che, misterioso, la scultura racconta o rappresenta a modo suo, con un linguaggio sensazionale, fuori dalla norma, dunque ampiamente travisabile. E qui sta la particolare di queste sculture: si sbaglia ad interrogarle, si erra a volerle capire. Basta distorcerle e farle proprie.

Sono uniformati dallo stesso titolo invece, la serie Paint Can installata sopra un grande tavolo nella prima della galleria. La serie si basa sui famosi scatti dello studio di Francis Bacon che mostra il caotico disordine che imperava nel luogo dove dipingeva.
La superficie di ogni cilindro fa riferimento a pittori astratti ammirati da Rochefort: Joan Mitchell, Albert Oehlen e Willem de Kooning. Quadretti, pois, righe, gocciolamenti, colature, bave di colore che sembrano staccarsi dalla superficie. Diversamente dei ‘vulcani’ qui è molto presente la forma del vaso che da contenitore diventa contenuto irrefrenabile e copioso. 

“I use nature as inspiration for all of my Crater sculptures but find it impossible to mimic anything I have seen in Africa or the Amazon in my work. My sculptures are abstract representations of places I have visited, memories or waterfalls in Nicaragua, Jaguars in Bolivian Amazon, Craters in Tanzania, etc. I spent three years traveling South and Central America, and East Africa, visiting the remotest tropical cloud forests and volcanoes. In between each trip, I developed this body of work which evolved from small works to large multi-dimensional sculptures. I think everyone should take note and try to get away from the city, suburbs, social media, and politics and submerse themselves in the isolated natural world. Not only is it enlightening, it is a critical part of our psyche which we are largely neglecting for material gain.”
Estratto da un’intervista con l’artista pubblicata l’2/0920 su Visual Atelier 8

Brian Rochefort Fiery Dawn, 2020 Ceramica, smalto, frammenti di vetro / Ceramic, glaze, glass fragments 55.8 × 50.8 × 55.8 cm – Photo by Marten Elder – Courtesy MASSIMODECARLO
Brian Rochefort Suberosa, 2020 Ceramica, smalto, frammenti di vetro / Ceramic, glaze, glass fragments 55.8 × 58.4 × 53.4 cm – Photo by Marten Elder – Courtesy MASSIMODECARLO
BRIAN ROCHEFORT – PERHAPS AN ASTEROID HIT – Massimo De Carlo, Milan:Belgioioso – Installation Views by Roberto Marossi – Courtesy MASSIMODECARLO
BRIAN ROCHEFORT – PERHAPS AN ASTEROID HIT – Massimo De Carlo, Milan:Belgioioso – Installation Views by Roberto Marossi – Courtesy MASSIMODECARLO
Brian Rochefort Strange Matter, 2020 Ceramica, smalto, frammenti di vetro / Ceramic, glaze, glass fragments 58.4 × 55.8 × 50.8 cm – Photo by Marten Elder – Courtesy MASSIMODECARLO