Nel tempo dell’altro | Ashmolean Museum Oxford

Rubrica dedicata all’arte contemporanea nei musei storici
Fata Morgana: memorie dall’invisibile | Fondazione Nicola Trussardi, Palazzo Morando, Milano

«Les mots sont des météores.» André Breton, Fata Morgana, 1940
Il respiro del suolo. Appunti su Nigerian Modernism alla Tate Modern

Tutto in Nigerian Modernism ruota attorno a una domanda: che cosa significa essere moderni in un mondo erede della colonizzazione?
Allison Katz. Foundations | Galleria Giò Marconi, Milano

Tutto, in Foundations, interroga il modo in cui vediamo. Katz ridistribuisce lo sguardo, allarga i confini del visibile, lascia che la pittura insegni a guardare di nuovo.
The Murmuring of Time. Daiga Grantina at the Nicoletta Fiorucci Foundation, London

Grantina non costruisce oggetti, ma condizioni di visibilità. Ogni elemento partecipa di un sistema più ampio, dove luce, colore, ombra e trasparenza si contaminano.
Sueño Perro. Cartografia di una città ferita

In Sueño Perro: Instalación Celuloide, mostra multisensoriale concepita da Alejandro G. Iñárritu per Fondazione Prada in occasione del venticinquesimo anniversario di Amores Perros (2000), il regista messicano riapre il corpo del suo film e ne mostra la muscolatura
G. Küng, Car Rubbings on Red | Le Vite, Milano

Le immagini di G. Küng non narrano, non illustrano: sono iscrizioni. Come incisioni rupestri del contemporaneo, conservano il trauma come traccia astratta, senza mai restituirlo nella sua immediatezza.
La misura lenta del giorno – Parabita per il Contemporaneo

Parabita per il contemporaneo è uno sguardo che tiene insieme le radici e il tempo che viene. Non misura la ricchezza nei beni, ma nei segni che restano, nei pensieri che accendono, nelle meraviglie che sanno sorprendere – Intervista a Stefano Prete, Sindaco di Parabita
Rizomi d’acqua e polvere | Nicoletta Fiorucci Foundation, Venezia

La pratica di Tolia Astakhishvili si muove sempre in bilico: tra costruzione e rovina, tra intimità ed esposizione, tra il gesto dell’artista e la risposta muta dell’architettura. Il suo intervento sui luoghi non è mai puramente estetico: è un atto di svelamento radicale, di prossimità non protetta. In questa sede spoglia i muri come se staccasse una pelle, lasciando affiorare vene di tubature, cicatrici d’intonaco, memorie d’acqua.
I Only Want You To Love Me | Lovett/Codagnone, PAC, Milano

Lovett/Codagnone ci mostrano che nessun corpo è mai davvero concluso, che ogni identità è un palinsesto riscrivibile e che, come ricordava Foucault, là dove il potere stringe più forte si aprono varchi di resistenza inattesa.