The Murmuring of Time. Daiga Grantina at the Nicoletta Fiorucci Foundation, London

Grantina non costruisce oggetti, ma condizioni di visibilità. Ogni elemento partecipa di un sistema più ampio, dove luce, colore, ombra e trasparenza si contaminano.
Sueño Perro. Cartografia di una città ferita

In Sueño Perro: Instalación Celuloide, mostra multisensoriale concepita da Alejandro G. Iñárritu per Fondazione Prada in occasione del venticinquesimo anniversario di Amores Perros (2000), il regista messicano riapre il corpo del suo film e ne mostra la muscolatura
G. Küng, Car Rubbings on Red | Le Vite, Milano

Le immagini di G. Küng non narrano, non illustrano: sono iscrizioni. Come incisioni rupestri del contemporaneo, conservano il trauma come traccia astratta, senza mai restituirlo nella sua immediatezza.
La misura lenta del giorno – Parabita per il Contemporaneo

Parabita per il contemporaneo è uno sguardo che tiene insieme le radici e il tempo che viene. Non misura la ricchezza nei beni, ma nei segni che restano, nei pensieri che accendono, nelle meraviglie che sanno sorprendere – Intervista a Stefano Prete, Sindaco di Parabita
Rizomi d’acqua e polvere | Nicoletta Fiorucci Foundation, Venezia

La pratica di Tolia Astakhishvili si muove sempre in bilico: tra costruzione e rovina, tra intimità ed esposizione, tra il gesto dell’artista e la risposta muta dell’architettura. Il suo intervento sui luoghi non è mai puramente estetico: è un atto di svelamento radicale, di prossimità non protetta. In questa sede spoglia i muri come se staccasse una pelle, lasciando affiorare vene di tubature, cicatrici d’intonaco, memorie d’acqua.
I Only Want You To Love Me | Lovett/Codagnone, PAC, Milano

Lovett/Codagnone ci mostrano che nessun corpo è mai davvero concluso, che ogni identità è un palinsesto riscrivibile e che, come ricordava Foucault, là dove il potere stringe più forte si aprono varchi di resistenza inattesa.
00970: immagini in movimento dalla soglia di una terra dislocata | Ordet, Milano

Le opere di 00970 non cercano di rappresentare una nazione, ma di rendere visibile una grammatica dell’esilio: una serie di gesti, voci, intonazioni che parlano da una soglia. Da un altrove. Non si tratta di affermare un’identità, ma di costruire uno spazio di ascolto.
Dispositivi del rischio | Hamad Butt alla Whitechapel Gallery di Londra

Apprehensions: estetica, malattia e visione nell’opera di Hamad Butt
Topografie dell’affetto. L’ultima tappa di Chantal Akerman. Travelling

Una delle forze di questa mostra lisboeta è quella di riconoscere che il lavoro di Akerman non è solo cinema, ma una forma d’abitare: abitare il tempo, abitare il trauma, abitare la lingua.
Anatomia dell’altrove. Pensiero postumo e visioni medianiche in Hereafter, Londra

In un tempo dominato dalla trasparenza coercitiva e dal dato, Hereafter rivendica l’opacità, il margine, l’irriducibile. Non è un’esposizione tematica: è un’invocazione, un campo semantico abitabile, un’interferenza duratura.