I Only Want You To Love Me | Lovett/Codagnone, PAC, Milano

Lovett/Codagnone ci mostrano che nessun corpo è mai davvero concluso, che ogni identità è un palinsesto riscrivibile e che, come ricordava Foucault, là dove il potere stringe più forte si aprono varchi di resistenza inattesa.
00970: immagini in movimento dalla soglia di una terra dislocata | Ordet, Milano

Le opere di 00970 non cercano di rappresentare una nazione, ma di rendere visibile una grammatica dell’esilio: una serie di gesti, voci, intonazioni che parlano da una soglia. Da un altrove. Non si tratta di affermare un’identità, ma di costruire uno spazio di ascolto.
Dispositivi del rischio | Hamad Butt alla Whitechapel Gallery di Londra

Apprehensions: estetica, malattia e visione nell’opera di Hamad Butt
Topografie dell’affetto. L’ultima tappa di Chantal Akerman. Travelling

Una delle forze di questa mostra lisboeta è quella di riconoscere che il lavoro di Akerman non è solo cinema, ma una forma d’abitare: abitare il tempo, abitare il trauma, abitare la lingua.
Anatomia dell’altrove. Pensiero postumo e visioni medianiche in Hereafter, Londra

In un tempo dominato dalla trasparenza coercitiva e dal dato, Hereafter rivendica l’opacità, il margine, l’irriducibile. Non è un’esposizione tematica: è un’invocazione, un campo semantico abitabile, un’interferenza duratura.
Lars von Trier. Il cinema come rovina attiva

Breaking Darkness si innesta nel corpo di uno spazio che ha conosciuto la fede e la sua perdita, la luce e la sua sparizione. E proprio per questo, riesce a far risuonare nel visitatore una forma di ascolto più profonda. Non religiosa, ma tragicamente umana.