I (never) explain #173 — Renzo Marasca
Dipinte in orizzontale, le carte non hanno un centro o una periferia, non sono uno spazio delimitato dentro al quale il disegno divide e circoscrive una forma; esse sono, invece, uno spazio unico limitato soltanto dalla dimensione stessa dell’opera.
Il Palazzo del Potere: ricostruire Cipro fra architettura e realtà virtuale
Theodoulos Polyviou alla Fondazione Elpis, Milano, fino al 7 luglio
I (never) explain #172 — Roberto de Pinto
“…di solito preferisco il non detto, l’allusione e l’implicito; tocchi delicati da parte di elementi naturali e ombre, baci e contatti inesistenti o impercettibili. Mi piace stare in bilico, né di qua né di là, presentando immagini che solo un pizzico di malizia sa risolvere: non dichiarando, le cose mi sembrano sempre funzionare.”
Speranza, amore e gioia: Elegy di Gabrielle Goliath alla Galleria Raffaella Cortese
L’artista, presente alla 60° edizione della Biennale di Venezia, presenta nella galleria milanese le tante sofferenze sui corpi femminili, queer e diversi
Premio Ermanno Casoli | Fiori diversi al naturale di Agostino Iacurci
E’ stata presentata l’opera site specific dell’artista vincitore del Premio Ermanno Casoli nella sede Airforce a Cerreto d’Esi (AN).
I (never) explain #171 – Tommaso Pandolfi
Il punto archimedico del progetto sono la differenza e la ripetizione giocate tramite l’espediente della copia secondo quel concetto fornito all’arte da Duchamp chiamato “infrasottile”.
Necrologio di un corpo esposto | Betty Bee e SAGG Napoli da Zazà, Milano
Zazà a Milano ospita fino al 14 giugno, un fitto dialogo tra Betty Bee, SAGG Napoli e, naturalmente, la città partenopea. A mediare, il curatore Milovan Farronato.
Il viaggio sospeso di Hidetoshi Nagasawa | BUILDING, Milano
Tre spazi a Milano celebrano il grande artista giapponese
A fantastic toxicity – P. Staff da Ordet, Milano
Ordet presenta – fino al 15 giugno 2024 – Full Rotation, la prima mostra personale in Italia di P. Staff, realizzata con il supporto di OGR Torino.
I (never) explain #170 – Alessandro Manfrin
Spesso penso al mio lavoro come a un gioco le cui regole consistono nel rintracciare le cicatrici e gli effetti collaterali di una città nevrotica.