Il terzo e ultimo appuntamento di ATPreplica #Multipli curato da Lisa Andreani e Simona Squadrito è dedicato a Paradisoterrestre, Colophonarte e Magonza editore, tre espositori della sezione Multipli di Arte Fiera, che intende includere tanto le gallerie quanto le librerie specializzate e gli editori, riuniti sotto l’idea comune di un collezionismo democratico, in sintonia con il carattere tradizionalmente inclusivo della manifestazione bolognese.

Quest’ “opera d’arte funzionale” realizzata dall’artista Roberto Matta nel 1971 rappresenta in modo esemplare il concetto di Ultramobile, operazione pensata da Dino Gavina col fine di adattare in modo sorprendente l’oggetto surrealista all’uso quotidiano. Margarita è stata fusa in bronzo la prima volta per fermare un’idea: un contenitore aperto come una margherita, un fusto trasformato in trono tribale.
A distanza di quasi 50 anni dai primi prototipi e dai pochissimi esemplari prodotti da Simon International, la riedizione Paradisoterrestre di Margarita nella versione storica in bronzo e in un’inedita versione in alluminio è resa possibile grazie alla collaborazione con Alisée Matta, figlia dell’artista. Siamo molto legati a questa riedizione, entrata a far parte del nostro catalogo nel 2019, poiché insieme a Sacco Alato è stata il fulcro intorno al quale abbiamo concepito la nostra primissima mostra in galleria “ULTRAMATTA – La sorprendente avventura di Roberto Matta nel mondo del design”. Margarita è in edizione limitata di 25 pezzi, con incisione del numero identificativo e della firma dell’artista. Ogni opera è accompagnata da certificato di autenticità.


La poltrona Alidor dell’artista surrealista Roberto Matta è tra gli ultimi pezzi che sono entrati a far parte della nostra Historical Design Selection, una sezione dedicata al vintage d’autore, frutto di una ricerca in costante aggiornamento. Non potevamo non fare nostro questo incredibile esemplare tra arte e design: una seduta/scultura in resina dorata corredata da un cuscino dalla forma di scorpione (il segno zodiacale dell’artista). La poltrona presenta l’incisione del numero identificativo 25/1000 e della firma dell’artista. La produzione negli anni ‘80 fu in realtà interrotta con l’edizione 26/1000. Questo esemplare è accompagnato da Certificato di Autenticità rilasciato da Matta Archives. Alidor è stata esposta alla Triennale di Milano in occasione della mostra “Casamatta” nel 2012.


Il segno di Giorgio Griffa è musica su tela. Il suo colore armonia. Questo libro è la sintesi perfetta di arti e interpretazioni. Giorgio Griffa è solito dire: io presto la mia mano all’arte. Lui si sente un esecutore, un interprete di suggestioni che, letteralmente, gli prendono la mano, e ne guidano l’azione. Gli proponiamo di riascoltare Debussy, perché pensiamo che possa rappresentare una buona suggestione. Ma noi abbiamo in mente il Debussy sbagliato. Lui, Giorgio, si concentra sugli Arabeschi: Deux arabesues, così vicini a un certo suo segno. La sintesi è straordinaria: un libro d’artista in naturale armonia, dove l’andamento di suoni, note e colori è un inno alla convergenza sinfonica.
Ma non basta. Se credessimo nel fato, potremmo parlare anche di convergenza astrale. Perché Giulio Caresio che scrive il testo introduttivo, ha un’idea: riprodurre anche sugli spartiti originali degli Arabeschi. Proprio in quel periodo intercetta, per pura casualità, un giovane e acuto musicologo, Roberto Galimberti, che proprio su Debussy, ha studiato e scritto. L’alchimia è perfetta: un libro d’artista dove tutte le artI dialogano tra loro, in una intersezione di idee, suggestioni, linguaggi. I testi di Giulio, alcuni brevi pensieri (in lingua francese) di Debussy selezionati da Giorgio Griffa, gli spartiti originali dei Deux arabesques commentati e annotati da Roberto Galimberti e gli arabeschi all’acquerello di Giorgio Griffa.
A proposito di perfetta convergenza astrale: il libro vede la luce nel marzo del 2022, giusto in tempo per arrivare a Parigi, al Centro Pompidou, ed essere presentato in occasione della mostra che il museo dedica a Giorgio Griffa. Courtesy Colophonarte

A cent’anni dalla sua nascita, un libro che racconta Pier Paolo Pasolini e il suo rapporto con la musica, in particolar modo quella classica e nello specifico quella di Bach. Lo spunto: la rilettura di una lettera che Pasolini scrive, giovanissimo, alla sua insegnante di piano. Intensa e sincera. Racconta di un ragazzo di straordinaria sensibilità, un Pasolini appassionato e rapito dalle note di Bach. Il desiderio degli autori: mettere l’accento su un Pasolini poco edito, appassionato di musica, che ascolta dischi in vinile (se ne contano 100, nella sua residenza, dei quali ben 17 contengono incisioni di opere di Bach). Il risultato: un libro in teca bianca di balsa, in formato custodia per 33 giri, con testi inediti di Sandro Cappelletto e Mario Brunello, corredato da un’opera in variazione in rame di Antonella Zazzera e dalla riedizione speciale in long-playing in vinile, di un’incisione del 1934-1935 di Yehudi Menuhin delle Sonate e partite per violino solo di Bach. L’edizione è stata presentata in anteprima all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma, nella sala Ennio Morricone, in occasione del terzo concerto del Progetto Bach: 12 capolavori suonati e spiegati da Mario Brunello. Alla presentazione sono intervenuti Michele dall’ Ongaro, Presidente-Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Sandro Cappelletto, e Mario Brunello, che per l’occasione si è esibito in un breve fuori programma con il suo violoncello.

Isgrò cancella Emilio, o Emilio cancella Isgrò? Un libro di versi di-versi, scritto-cancellato-sottolieato-evidenziato dalla medesima mano creativa. Durante la prima ondata pandemica Emilio Isgrò si dedica quotidianamente alla sua attività di poeta. Compone, scompone, lima, taglia, cancella, rivede, cuce e rinnova versi e rime, che giorno per giorno condivide con un ristretto gruppo di amici fidati.
Tra questi, Marina Giaveri (all’anagrafe Maria Teresa), francesista, accademica, Cavaliere di Francia, scrittrice e grande amica di Emilio. Ma grande amica anche di Colophonarte. Marina sa che i Fiorin hanno un sogno: un libro d’artista nel quale Emilio cancelli Isgrò (o forse il contrario?). Così, l’acuta Marina raccoglie il guanto di sfida e propone di raccontare la genesi cancellatura dopo cancellatura, di alcune di quelle poesie. Perché di fatto l’Emilio si è cancellato da solo, nella revisione quotidiana di questi suoi scritti. Quasi un anno di lavoro: selezione, visione critica e riflessione, per scegliere le quattro poesie da presentare e le loro fasi salienti di scrittura. E poi, finalmente, La Pavona! Un libro d’artista della collana 1 + 1, con tre poesie stampate al torchio con caratteri mobili, nelle loro revisioni salienti evidenziate a pennarello grigio, e una quarta poesia, proposta in trittico in incisione e stampa UV, con variazione manuale dell’artista per le cancellature della versione centrale.

Lo stand di Magonza ad ArteFiera Bologna 2023 è riservato ad un artista outsider, Andrea Mastrovito, ed è focalizzato sul disegno. L’opera multipla dell’artista, America, I’ve given you all and now we’re nothing edita da Magonza, è una sorta di collage di frottage di differenti monete, in tiratura 25/25 + V numeri romani, che sarà accompagnata da un libro d’artista e da una monografia Magonza dal titolo: To Draw is to Know.
La monografia di Andrea Mastrovito è il primo libro a ripercorrere l’intera opera dell’artista, che ha già davanti a sé un percorso importante che da tempo guardiamo con grande interesse e che intendiamo sostenere, come abbiamo fatto con Claudio Parmiggiani, Paolo Icaro e altri nomi che hanno accompagnato con continuità la nostra attività.
In uscita a gennaio 2023, il volume è anche un libro d’artista, che sarà presentato in esclusiva nello stand di Magonza con la grafica già citata. Dai frottages alle lavagne, dalle opere con i righelli alle vetrate, dai film di animazione fino agli ultimi grandi lavori realizzati a Buenos Aires e Bruxelles, il libro descrive il percorso eclettico e allo stesso modo coerente di un artista che interpreta, nel suo glamour e nelle sue schizofrenie, il nostro tempo.

In questi anni siamo circondati dalla presenza di algoritmi. Varie attività nel nostro quotidiano entrano in relazione con questi per aspetti perlopiù funzionali. Il lavoro di Sergio Lombardo dai primi anni 80 anni ha concentrato la sua ricerca sulla Pittura Stocastica, un metodo che prevede la realizzazione di opere sulla base di algoritmi casuali elaborati dall’artista per finalità estetiche. Quilting è risultato di una delle ultime ricerche di Lombardo, un gruppo di mattonelle create con una nuova procedura: si tratta di composizioni minimali, complete e compatte, in bianco e nero, nonsense shapes (forme senza senso) che creano differenti strutture percettive e offrono allo spettatore variabili interpretazioni visive delle immagini dipinte sulla superficie della tela. Per noi è stato un doppio interessante lavoro, quello teorico affidato alle parole dell’artista e a quelle di Simone Zacchini, per la realizzazione del libro (anzi dei libri visto che dopo Quilting abbiamo realizzato Faces e ora una raccolta di scritti), e la produzione della cartella contenente tre serigrafie di Sergio Lombardo, in tiratura limitata di 26 esemplari ciascuna.
L’idea delle Lucciole come collana parte dalla vista di una immagine. Uno scatto notturno di Vittorugo Contino al Grande Cretto di Gibellina di Alberto Burri ritrae le luci, i fuochi, delle persone in processione nelle strade dell’opera/città. La rilettura di Georges Didi-Huberman che muove da Pasolini (l’articolo delle “lucciole”), pubblicata proprio nel volume su Cretto che abbiano realizzato con Massimo Recalcati, ha potenziato questa visione.
“Dobbiamo dunque trasformarci in lucciole e riformare, così, una comunità di bagliori, di danze malgrado tutto, di pensieri da trasmettere» (Didi-Huberman).
La Collana diretta da me insieme alla mia collaboratrice più stretta, Moira Chiavarini, e a Marco Pierini, intende portare alla luce all’interno dell’ambito artistico – senza predilezione di genere – tematiche latenti e dimenticate ma estremamente rilevanti per la riflessione attuale. Il progetto della Lucciola con Brian Eno – che mentre leggete questo articolo è possibile vedere, anzi ascoltare, alla nostra mostra Another Place ad Arezzo – riguarda invece l’esposizione pensata con la Galleria Nazionale dell’Umbria nell’autunno del 2020 e che punta a stabilire un rapporto fra il lavoro dell’artista inglese e tre opere presenti in Galleria di: Beato Angelico, Perugino, Piero della Francesca. Il dialogo, nelle parole di Eno, riguarda la possibilità di una nuova visione del Sacro e della Spiritualità: «I think this is what I would like to see in a church now. If you try to imagine what the effect of those pieces of work, the works by Beato Angelico, Perugino, Piero della Francesca, the effect those works must have had on the 15th or 16th century eye: that is what I’m trying to recreate…I’m trying to compete with them in 21st century terms. I’m trying to say “this is what I think should be in churches now”» (B. Eno)