Nessuno mi ha invitato a farli, ho sempre trovato delle scuse per mettermi nelle condizioni di farli, cioè iniziare a lavorarci.
Li ho messi qui sul tavolo, e sembrano appartenere a quattro persone diverse, a tempi diversi, anche a modi di pensare a un libro diversi.
Nessuno di questi libri accompagna o illustra una mostra.
Sono stati realizzati vicino ad una mostra o alla realizzazione di un lavoro.
Qualcosa che avanza, che non si sa dove mettere ma non si può sprecare.
Il libro sveglia e raccoglie qualcosa che fuori dal libro non c’è.
O lo trasforma, nelle forme che inventa.
Quando la terra si disfa.
1999
32 pagine
Con sovraccoperta di cartone marrone e punto metallico.
Bianco e nero – Formato 13,5×18
Senza dedica, con breve testo scritto da me.
Sul tavolo, degli oggetti sono sospesi, si allontano.
A volte, si intravvede una mano che prova a prenderli.
Senza insistere.
Sono bicchieri, piatti, imbuti, tazze.
Questa sospensione si produce quando le persone intorno al tavolo si distraggono, in una sorta di dormiveglia. Per quanto tempo, non lo so.
Libro stampato nel 1999. Serie di fotografie realizzata nel 1996 -1997.
Da allora, su quel tavolo sono passati tanti oggetti e sono nati diversi lavori.
Incidenti, osservazioni, esperimenti.
Quando la terra si disfa è il primo. Gli altri:
Cose che accadono, del 2005, Uova, posate e altri oggetti, del 2018, (diventati due libri), Sul tavolo (fotografie a colori, iniziato nel 2012), Obsoleto (montaggi fra polaroid e pagine di libri, sempre iniziato nel 2012, Ein tisch (video, del 2019) e Routined Manipulation (animazione video, 2020).
La donna barbuta
2000
formato 18,5×13,5 – 50 pagine.
Cartonato con patinata lucida.
Bianco e nero. Senza dedica.
Testo scritto da me, come introduzione.
Non ricordo perché ho deciso di farlo e di farlo così. Non ho fatto prove di altri formati.
Le fotografie sono di piccolo formato, bianco e nero, come le fotografie di fine ottocento che raccontavano, con meraviglia, degli uomini eccentrici che ci sono sulla terra.
La donna barbuta, come altri lavori, è composto da una serie di immagini, e le immagini che la compongono hanno bisogno di essere tenute insieme. Per illuminare questo lavoro, avevo scritto delle riflessioni e alcuni possibili titoli, superati poi dal titolo La donna barbuta, semplice. Sulle pagine del libro, hanno trovato un posto, senza diventare né titolo, né didascalie.
Nella mostra del 2000 alla galleria Emi Fontana, non c’erano. Hanno reso il libro necessario. Come delle chiavi.
Nel 1988 ho studiato Ad Reinardt
2010, 300 copie, formato 21×15, 64 pagine.
Punto metallico coperto da una sovraccoperta stampata in nero e rosso.
L’interno, bianco e nero.
Senza dedica, ma indirettamente dedicato a Ad Reinhardt e agli artisti e alle opere pubblicati.
Un testo in fondo, scritto da me, accompagna la didascalia delle opere.
Invitata a una mostra, mi fermo. Oggi, più di vent’anni dopo, guardo indietro, cercando l’origine o le ragioni di quello che sono diventata. Per la prima volta, credo ho guardato con curiosità e attenzione al lavoro fatto fino ad allora.
Questo libro raccoglie opere di artisti diversi, alcune anonimi, altre mie. Le metto insieme in una sequenza, che è aperta, mobile.
Nello stesso momento
2015, Humboldt Books, editore,1000 copie
formato 17×24, 84 pagine
Cartonato con carta in simil pelle rossa e titolo scavato in bianco.
Fotografie a colori. Con dedica.
Contiene due testi, uno di Matteo Terzaghi e l’altro di Clement Cheroux.Il progetto grafico è di Marco Zürcher.
È il libro in cui si sono incrociate più mani, direttamente, esplicitamente.
Questo libro, nei lunghi tempi della sua progettazione, ha cambiato forma. Da verticale, con tanto bianco intorno alle immagini e dei disegni presi da un libro di fisica, è diventato orizzontale, con le immagini piene, che espongono direttamente quello che è successo, lo sprofondamento o il movimento sono lì. Ha dei colori forti che non avrei osato scegliere, rossa la copertina, verde acqua le pagine dei testi.
Tagli e sovrapposizioni di immagini prese da riviste. Le sovrapposizioni dei buchi sono veloci. Non c’è un arresto, come in un collage, con colla o scotch. Sono le fotografie a fissare quelli che altrimenti sono dei collage effimeri. Nella fotografia, nello stesso momento e nello stesso spazio, si trova un’altra immagine. Le immagini, nel libro, sono sulla pagina destra, e sfogliando il libro si ripete il gesto della sovrapposizione di due immagini e una sorta di invito a sprofondare sempre più dentro alle immagini.
Uova posate e altri oggetti
2018
A&Mbookstore edizioni, 480 copie + 30 firmate e numerate che contengono una fotografia originale, formato 24×16,5, 36 pagine.
È rilegato con il punto Singer e ha una sovraccoperta libera, non cucita. L’editore dice che è come la tovaglia che c’è sul tavolo in copertina. Si toglie, si sbattono le briciole, si cambiano gli oggetti.
Con due dediche, di cui una indiretta, a Paul Nougé. Una fotografia dal suo libro La subversion des images, apre il mio.
E un testo, alla fine, scritto da me.
Sollecitata dall’editore Amedeo Martegani a fare un libro con fotografie mie, e non, come negli ultimi, con materiali presi da libri e riviste, ho preso la provocazione come un invito. Un’eccezione alla regola. Ho messo insieme i polaroid scattati a oggetti sul tavolo, oggetti d’affezione o raccolti in strada. Dei polaroid, mi piace l’imprecisione dei contorni e le diverse dominanti della luce, anche queste imprecise. E un formato che non si può cambiare. Non si correggono. Non li ho corretti.
Sono 42 fotografie raccolte in sette tavole. Le sei fotografie che compaiono in ognuna delle tavole, sono leggermente fuori asse.
Anche in questo caso, il libro mi permetteva di mettere insieme più cose, materiali diversi: la fotografia di Paul Nougè (una che vale per tutte le 19 che ha fatto), un’illustrazione di un tavolo presa da un abbecedario tedesco, dei testi presi da libri divulgativi.
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