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#ATPreplica 17

TRASLOCHI EMOTIVI – Giulia Currà RICETTACOLO Tutto è iniziato da una collezione di quaderni e una valigia di ricette abbandonata. Un piccolo quaderno viola a macchie catturò un giorno la mia attenzione e aprendolo scoprii un incredibile susseguirsi di pagine e pezzi di carta, tra spilli, segni a matita, disegni. In copertina un etichetta lo […]

Giulia Currà

TRASLOCHI EMOTIVI – Giulia Currà
RICETTACOLO

Tutto è iniziato da una collezione di quaderni e una valigia di ricette abbandonata. Un piccolo quaderno viola a macchie catturò un giorno la mia attenzione e aprendolo scoprii un incredibile susseguirsi di pagine e pezzi di carta, tra spilli, segni a matita, disegni. In copertina un etichetta lo titolava “ricette”, ricette di ogni tipo, di ogni possibile forma, storia, cibo, pensieri volanti, aneddoti, risate, macchie d’unto e caffè. Si potevano forse cucinare, raccontare, o davano semplicemente del tempo per rimanere stanchi su una poltrona a meditare. Allora nacque l’idea. Nacque RICETTACOLO, il primo dei (forse futuri) tanti quaderni di ricette, serbatoio di possibilità, schizzi, prove, accenni, sbavature, memorie o racconti di risposta alla domanda: “Qual’è la prima ricetta che ti viene in mente ?”
Un libro degli affetti, dei rifiuti, dei dimenticati, degli scagionati, stanchi o felici appunti per un perfetto libro di CUCINA, luogo dove tutto sempre accade. Luogo mai vuoto, nel bene e nel male, dove ci si ritirava con le “news”, i segreti, le faccende in sospeso, o colpi di fulmine da non saper trattenere, le paure, le prove, le solitudini, le avventure, i sogni, le utopie.
Libro d’Artista, quaderno che raccoglie 100 ricette di viaggiatori, artisti, amici irrequieti. Firmato da Traslochi Emotivi, RICETTACOLO è un quaderno di appunti che è stato pian piano costruito grazie al contributo di creativi e appassionati che hanno risposto alla domanda: “Se ti dico “RICETTA” qual’è la prima cosa che ti salta in testa ?”
Disegni, foto, lettere, messaggi, email, tutte collezionate in colazioni, pranzi e cene.
Luogo di rifugio, raccoglie, sensibile, eclettico.

Libro in edizione limitata: 300 copie, ed. Le Case d’Arte.
Presentazioni: “La Tavola”, DIEDIELE gallery, Zurigo 2015; VASILIKI KOUZINA, Milano 2017, con Chiara Guidi, Pasquale Leccese, Vasiliki Pierrakea; VERSO, Milano 2017 con Giulia Currà, Francesca Alfano Miglietti, Vasiliki Pierrakea, Eugenio Alberti, Sabine Ehrmann e Isabella Ehrmann.

Matteo Zoccolo – Piacere di conoscerti

Matteo Zoccolo
PIACERE DI CONOSCERTI

Piacere di conoscerti è un’atto performativo modesto e innocente, nato più dalla necessità di scoprire fin dove la propria timidezza si può spingere, piuttosto che dall’idea di produrre quello che poi sarebbe diventato un libro con frasi fuori contesto e immagini di persone che se ne vanno.
La mattina, a Bolzano, non è facile trasformare la strada da luogo di passaggio tra A e B (che idealmente è una retta) a punto di incontro. È lecito spezzare la “disattenzione civile” di Goffman solo se si è mossi da interessi materiali o pratici. Chi è disposto a fidarsi di uno sconosciuto che afferma come sua unica intenzione quella di fare conoscenza?
Le fotografie, scattate appena terminati gli incontri, ritraggono schiene più o meno lontane, creando pagina dopo pagina un personale grafico della distanza emotiva interpretata come distanza fisica.
Le frasi sono liberamente tratte da ciò che è rimasto dell’incontro nella mia memoria, seguono data e nome della persona. La mancanza di informazione è essa stessa informazione.
Quel che il libro registra è il tentativo insignificante di diminuire la quantità di diffidenza nel mondo.

Piacere di conoscerti
92 pagine con ali – 24.5 x 16 x 2
Per maggiori info: matteozoccolo

Roberto Casti – Memoirs of my friend Kurt Green, 2018

Roberto Casti
Memoirs of my friend Kurt Green, 2018

Realizzato in collaborazione con Angeliki Tzortzakaki
Pubblicato da Fuzao – libro formato A5, 80 pagine – poster
Edizione limitata di 50 copie

Angeliki Tzortzakaki: Quando per la prima volta incontrai Roberto Casti non immaginavo avremo pubblicato un libro assieme qualche anno dopo. Un giorno mi parlò della sua pagina Instagram che gestiva sotto il nome di Kurt Green. Collezionava foto scattate con il cellulare in giro per la città, tutte contenenti qualsiasi tipo di elemento verde. Le immagini erano spesso in bassa qualità. Spesso gli capitava di dover inquadrare qualcosa o qualcuno in fretta, prima di essere scoperto. Questa pratica ai suoi occhi creava un misto tra suspence e eccitamento in un maniera che una persona esterna non avrebbe capito.
Roberto Casti: La mia fissa per il verde esiste da quando ho memoria. Effettivamente se vedo qualcosa di verde per strada mi estraneo da tutto per dedicarmi solamente a quella cosa. Quando ho incontrato Kurt per la prima volta forse ho provato la stessa sensazione.
Kurt Green: Ho sempre collezionato foto e ho sempre scritto racconti per vedere il mondo in un’altra maniera. Tuttavia ho sempre avuto poco interesse verso il genere umano. Ritenevo non meritasse la pubblicazione dei miei lavori.
AT: Ogni volta che vedevamo qualcosa di verde con il nostro gruppo di amici, lo notavamo, ma non eravamo addestrati così bene quanto Roberto, che dal canto suo pareva essere naturalmente attratto da queste cose, anche a distanza. Poi è diventato un virus: ci sono persone che gli inviano tuttora foto random con elementi verdi. 
RC: Kurt collezionava appunto tutte queste foto. C’è stato un momento in cui non l’ho più visto ma mi aveva fatto recapitare tutto il suo archivio. Decisi dunque di farci qualcosa, per restituirgli in qualche modo il giusto riconoscimento.
KG: Roberto ritiene che bisogni avere un po’ più di fiducia verso il genere umano, ma credo che sotto sotto anche lui la pensi come me riguardo molte cose. Pensavo che nelle sue mani il mio archivio avrebbe avuto una modesta risonanza.
AT: Come in molti lavori di Roberto, nulla parte completamente da un punto di vista individuale. Così come The Boys and Kifer, un altro progetto nato nel 2014, Kurt Green è un alias senza identità che non può essere definito da caratteristiche precise, se non dalla preferenza per il verde. Quest’attitudine ha sempre catturato il mio interesse ed è stata sempre uno dei punti focali delle nostre discussioni affrontate durante le varie collaborazioni.
RC: L’idea di pubblicare un libro è venuta a me e Angeliki durante uno dei nostri giri a Milano. Discutendo del futuro del profilo Instagram di Kurt Green, nacque l’idea di selezionarne alcune foto per un libro. Decidemmo anche di inserire sul retro di un poster un mio racconto, la trascrizione dell’ultima conversazione che io e Kurt abbiamo avuto dal vivo.
KG: Mi arrivò in qualche modo la notizia di questa pubblicazione. Ero sia scettico che entusiasta. Volevo vedere come sarebbe andata a finire.
AT: Da tempo eravamo in contatto con Yimei, che a quel tempo a Milano aveva appena avviato Fuzao, un project space ospitante l’omonima casa editrice indipendente fondata qualche anno prima. Insieme pensammo alle preferenze estetiche e Fuzao pubblicò il libro. Prezioso è stato anche il contribuito di Chiara Spagnol che si è occupata della traduzione e la revisione dei testi. Dopo qualche mese presentammo il libro nello spazio attraverso un evento pubblico che comprendeva anche un intervento performativo/sonoro di Roberto.
RC: Fuzao ha portato la pubblicazione in giro per qualche fiera d’editoria come “Sprint” a Milano, “I Never Read” a Basel, “Art Book” a Tokyo e “Art Book Fair” a Ginevra. 
KG: Penso di essere cinico a volte, ma credo sia d’obbligo di questi tempi. Ho dato molta fiducia a Roberto e credo avrebbe potuto fare di meglio con il mio materiale.

Simona Da Pozzo – Orbital View

Simona Da Pozzo
Orbital View

Il libro è un’esplorazione degli spazi geografici ed extraterresti connessi tra di loro da vie d’acqua a partire dal Pian della Mussa (Alpi Graie). Invitata da Ellecontemporary a realizzare un intervento site specific in questa valle al confine con la Francia, ho seguito la pista dell’acqua come una rabdomante facendomi portare fuori dall’atmosfera terrestre, tra gli astronauti, in un quasi-mondo super tecnologico dove l’acqua rimane ancora il cordone ombelicale che riallaccia ogni discorso alla terra e alle sue risorse. Dall’Arnas a Torino; da Torino a Rotterdam, e poi alla Guaiana Francese per finire alla Base Spaziale Internazionale.
Orbital view è una sorta di diario di quei percorsi, astrali e fisici: una investigazione sui meccanismi di rifornimento della Base Spaziale Internazionale guidata da un processo performativo e da una idea cinematografica del tempo. Per il libro sono nati una serie di disegni e di inseguimenti, di cui gli astronauti Samantha Cristoforetti (ESA) e Terry Virts (Nasa) sono stati le principali vittime. I testi, a partire da dei papers scientifici e dalle interviste realizzate agli astronauti, slittano dal dato alla narrazione tramite coincidenze. I disegni dialogano con le fotografie provenienti sia dalla documentazione della performance Sudore e Rarefazione (Ghiacciaio Arnas, 2014) sia dall’archivio ISS della NASA.
Tre elementi hanno guidato il processo di condensazione del libro: il giallo come segno di confine (sia fisico che narrativo); il cerchio come sovversione della gravità; il taglio come vista attraverso il tempo. Il tutto è stato condito da un approccio interamente analogico: 13 bozze si sono accumulate in una scatola prima che la quattordicesima potesse essere digitalmente tradotta in file di stampa dalla mia graphic sayan.
L’oggetto è pensato come una sorta di micro-installazione: sta al fruitore attivarlo come libro. Le copie sono 6, come gli astronauti che convivono di volta in volta sulla ISS. I 6 baveri dei costumi creati a mano per le performance, caratterizzano ciascuna copia declinando cromaticamente ogni micro-installazione in modo diverso.

Simona Da Pozzo / Orbital View
6 esemplari rifiniti a mano + una p.a.Corpo libro: stampa fine art a getto d’inchiostro su carta Canson Rag Photographique Duo 220 gr stampato da Paolo Nava Studio, Milano 2017 | copertina: carta Fontana Grafica Black Kashgar (cotone e seta) 185 gr | risguardo: plastica termo riflettente.
Graphic sayan: Cecilia di Gaddo | fotografie dei disegni: Emilia Castioni | traduzioni: Irene Maccagnani.
Rilegato a mano, numerato e firmato.