
Per Enrique Ramírez, l’acqua è una zona critica senza orizzonte, come lo è anche la sabbia del deserto di Atacama, allegorie delle fratture del tempo e della Storia. Tra questi sradicati e la lacerazione, un fiume, un oceano, una distanza senza rive: questo è il titolo scritto in neon apposto sulla scalinata dell’Ex Dogana di fiume, come una linea di parole che materializza un limite provvisorio, un orizzonte precario di memorie perforate, memorie che celebra la poetessa Etel Adnan nel suo saggio Van Gogh / Sant’Agostino, conversazione letteraria. Etel Adnan fa della memoria il motore fondamentale del pensiero in questi due creatori.
Nella performance A Shoreless Distance concepita per ArtVerona 2025 con la danzatrice Camilla Monga, l’artista si propone di riconsiderare l’orizzonte nella sua dimensione esistenziale, immaginaria, materiale, attraverso un’azione che pone il corpo in risonanza dialettica con lo spazio, rendendo evidenti tutte le tensioni che risultano da tale confronto.
La linea dell’orizzonte è infatti un elemento centrale di osservazione per i viaggiatori, i navigatori, un punto di riferimento essenziale che manifesta la profondità o la sua negazione, l’infinito o il suo contrario, la chiusura dello spazio.
La facciata dell’Ex Dogana di fiume e il fiume Adige nell’opera di Enrique Ramírez materializzano una frattura che evoca i flussi migratori nel corso del tempo, i passaggi, il commercio, le merci in transito. La composizione sonora dal vivo che accompagna la linea di parole, visibile e leggibile dall’altra riva del fiume, testimonia l’importanza del suono nell’opera di Enrique Ramírez. Voci militanti, voci storiche, voci sommerse che ripercorrono la Storia d’Italia del XX secolo orchestrando la dialettica delle memorie contraddittorie, (Mussolini, Aldo Moro) opponendosi talvolta alla Storia.
(Estratto dal testo curatoriale a cura di Pascale Cassagnau)
Il progetto di Ramírez invita a pensare all’acqua come confine e memoria, esplorando lo sradicamento e la distanza attraverso mezzi visivi e sonori. La Dogana di fiume, un tempo luogo di controllo delle merci e delle persone, viene riattivata come uno spazio di ascolto e di riflessione.
Seguono alcune domande a Enrique Ramírez —
Elena Bordignon: Vorrei partire dal titolo del progetto che presenti a Verona, “Una distanza senza sponde”. Perché hai scelto questo titolo?
Enrique Ramírez: Ho scelto questo titolo perché esprime l’esperienza dello sradicamento e della migrazione, temi centrali nel mio lavoro: uno spazio tra mondi, tra luoghi, tra storie. La distanza non è solo geografica, ma anche emotiva e politica. Dicendo “senza sponde” voglio sottolineare che queste esperienze non hanno confini netti, non esistono contorni definiti; sono fluide, imprecise e, al tempo stesso, profondamente umane. Il fiume diventa metafora di questo transito, della memoria che scorre, del tempo che connette passato e presente, non come uno storico ma piuttosto come un antropologo, nel tentativo di sovrapporre i due mondi.


EB: Vorrei che mi raccontassi le prime reazioni che hai avuto attraversando Dogana di fiume a Verona. E’ un luogo denso di storia – la sua costruzione risale a metà ‘700 – oltre che molto caratteristico come edificio storico. Quali sono stati i primi pensieri o visioni che hai avuto vedendo questo luogo?
ER: Guardando il fiume mi colpiscono la sua forza, la sua limpidezza, il colore dell’acqua. Alla Dogana del Fiume ho avuto la sensazione di trovarmi davanti a un luogo di passaggio, di incontri e di addii. L’architettura parla di commercio, di frontiere, di circolazione di persone e merci, e al tempo stesso trasmette un silenzio profondo, carico di memoria. Ho immaginato le imbarcazioni che un tempo passavano di qui, le merci e i racconti che portavano con sé, e insieme la fragilità di chi dipendeva da quelle rotte. È stato uno spazio che mi ha ispirato a riflettere su come il passato si sovrapponga al presente e su come i corpi e le voci possano abitare poeticamente e politicamente questo luogo.
EB: Il tuo progetto ruota attorno a temi molto importanti legati sia al passato che al presente: migrazioni, sradicamento e memoria. Mi racconti, a grandi linee, cosa vedremo Dogana di Fiume?
ER: Il pubblico potrà vivere un flusso di immagini sonore e di voci che evocano la storia del luogo e i movimenti umani. Sarà presente un’installazione che resterà allestita per circa un mese, con una frase — “Tra gli sradicati una lacerazione: un fiume, un oceano, una distanza senza rive” — che invita lo spettatore a guardare il luogo in un altro modo, come una finestra che si apre per porci delle domande, per riflettere su quell’acqua che proviene da un luogo, che ha portato con sé storie e le ha poi condotte altrove.
La performance sonora non segue un racconto lineare, ma crea uno spazio d’ascolto e di presenza, in cui suono e corpo dialogano con l’acqua e con l’architettura. L’intento è che lo spettatore si immerga in un tempo che unisce passato e presente, in un’esperienza sensibile di memoria e di transito.
EB: L’installazione e la performance dialogano nel tuo progetto in stretta relazione con l’acqua. Quanto importante è questo elemento considerato come ‘confine’ e ‘memoria’?
ER: L’acqua è un elemento centrale perché agisce sia come limite sia come veicolo, come frontiera fisica e memoria che scorre. Rappresenta il passaggio, i viaggi, la separazione e l’incontro. Custodisce anche storie: ogni corrente, ogni onda è un testimone silenzioso dei movimenti umani e degli eventi storici. Nella mia opera, il fiume Adige diventa interlocutore della difficile storia che il mondo sta vivendo oggi.
Cover: Enrique Ramírez, Una distanza senza rive, 2025. Ex dogana di fiume, Verona
ENRIQUE RAMÍREZ. UNA DISTANZA SENZA RIVE
Ex Dogana di fiume, Via Dogana, 6, Verona
Dal 9 al 26 ottobre
Orari
Giovedì 9 ottobre ore 21.00-22.00 (inaugurazione su invito) da venerdì 10 a domenica 12 ottobre ore 15.00-22.00
Dal 13 al 26 ottobre la mostra sarà visibile dal Lungadige Sammicheli.
Performance
Giovedì 9 ottobre ore 21:00 performance A shoreless distance di Enrique Ramírez, con Camilla Monga (ingresso riservato su invito)
