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L’importanza di essere motore e catalizzatore di un territorio | Artverona – Intervista con Stefano Raimondi

Dall’11 al 13 ottobre prende avvio la 19° edizione della fiera che, coerente con le premesse iniziali del direttore, ha raggiunto considerevoli obbiettivi e ha allargato il suo ‘peso specifico’ nello scacchiere delle fiere italiane.

Stefano Raimondi, al suo ultimo mandato come direttore artistico di ArtVerona – con la vicedirezione artistica di Elena Forin – ci racconta gli obbiettivi raggiunti da quando, cinque anni fa, è stato incaricato di dirigere la fiera.
Dall’11 al 13 ottobre,
nei padiglioni 11 e 12di Veronafiere, prende avvio la 19° edizione della fiera che, coerente con le premesse iniziali del direttore, ha raggiunto considerevoli obbiettivi e ha allargato il suo ‘peso specifico’ nello scacchiere delle fiere italiane. Competitiva e connotata di scelte coraggiose, ArtVerona riserva anche quest’anno non poche novità, sia nei progetti interni alla fiera sia quelli che coinvolgono la città di Verona. Tra i punti fermi della manifestazione i progetti di rilevanza internazionale come Red Carpet, che vede il coinvolgimento dell’artista Ugo Rondinone, e Habitat, che conferma la stretta collaborazione con i Musei Civici di Verona, in particolare con la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, la quale realizzerà una mostra dedicata a Mario Merz, con importanti prestiti dalla collaborazione con la Fondazione Merz di Torino, mentre negli spazi in fiera verrà presentato un focus sull’opera di un altro grande artista italiano: Fabio Mauri.

Seguono alcune domande al direttore Stefano Raimondi.

Elena Bordignon: Alla presentazione di ArtVerona di alcuni mesi fa, hai parlato della fiera come di un ‘miracolo’, perché è una manifestazione che dura solamente tre giorni, ma è il frutto di un anno intero di lavoro. Quest’anno è il tuo quinto mandato e immagino che, per molti versi, tu possa tirare un po’ le somme sull’apporto che hai dato ad ArtVerona. Ci racconti come hai gestito il progetto fiera in questi 12 mesi? 
Stefano Raimondi: Cinque anni sono sicuramente un tempo adeguato per compiere un percorso che ha portato alla manifestazione diverse novità, rispondendo e adattandosi a una cornice storica e economica che è cambiata molto velocemente negli ultimi anni. Questa edizione, che conclude il mandato di direzione artistica, si pone in continuità con un lustro che ha portato a una chiara definizione dell’identità della fiera, accolto numerose nuove gallerie, collezionisti e curatori, coinvolto nuovi sponsor, interagito in modo sinergico e collaborativo con la città, proposto nuove sezioni, approfondito il rapporto e il coinvolgimento delle aziende del territorio, commissionato opere a protagonisti primari del contemporaneo e cercato di offrire ai collezionisti e a tutti i visitatori un’esperienza di visita stimolante e inedita.

Stefano Raimondi
ArtVerona 2023 Foto Resmes.it

EB: Uno dei punti su cui avete insistito, per quanto riguarda questa edizione, è l’importanza e la necessità di ‘fare sistema’. E non avete inteso riferirvi solo ai ‘diretti interessati’ – galleristi, artisti, curatori, collezionisti – bensì avete allargato le trame alle aziende e alla città intera. Mi racconti quanto è importante per la complessa macchina ‘fiera’ avere questo tipo di rapporti? In particolare quali sono quelli determinanti per ArtVerona?
SR: Quando si parla di ArtVerona si fa immediato riferimento a una città conosciuta a livello internazionale e a un’area più estesa, quella del Triveneto, che è famosa per la qualità e quantità delle aziende che vi operano. Io credo che una fiera abbia senso di esistere solo se è capace di essere motore e catalizzatore di un territorio; per questo motivo la stretta e positiva collaborazione che si è creata con tutti i player culturali pubblici e privati, partendo naturalmente dal Comune di Verona, i Musei Civici – in particolare la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti – la Fondazione Cariverona, Palazzo Maffei Casa Museo, l’Università di Verona e l’Accademia di Belle Arti, per arrivare fino alle associazioni e spazi indipendenti, siano più di ogni parola rappresentative di quello che significa fare sistema.
Inoltre, attraverso azioni mirate come, per esempio, le sinergie con le principali manifestazioni di Veronafiere, l’ampliamento del comitato di indirizzo con referenti del mondo delle imprese, i roadshow, le partnership strategiche e nuovi premi abbiamo coinvolto in maniera sempre crescente realtà che trovano nell’arte quei valori di innovazione, sfida e libertà che sono spesso alla base delle aziende.

EB: Negli ultimi anni, trovo che a fare la differenza, rispetto alle altre fiere italiane, sia la proposta culturale di ArtVerona. Quest’anno avete in programma delle mostre con artisti importantissimi: Mario Merz, Fabio Mauri e Ugo Rondinone. È tutta strategia o ritieni che l’aspetto commerciale di una fiera deve andare a braccetto con una proposta culturale eccellente?
SR: Mi fa piacere sentire queste parole. Come Direttore Artistico sin dall’inizio ho avuto il desiderio di coinvolgere artisti e istituzioni di primissimo piano poiché ritengo che la qualità artistica dei progetti prodotti dalla fiera stessa sia un importante strumento per cogliere l’ambizione e le potenzialità di una manifestazione. Ovviamente per coinvolgere certe realtà ho dovuto mettere in gioco molta della credibilità acquisita nel mio percorso artistico ma per me non c’è piacere più grande che sentire, anche a distanza di anni, qualcuno che è rimasto sorpreso e affascinato da questi progetti che spesso hanno una durata effimera di pochi giorni o pochi mesi. Io credo che l’intervento di Rondinone, Mauri e Merz, come in precedenza quelli per esempio di Peter Halley, Paola Pivi, Gianni Colombo, Nanda Vigo, Luciano Fabro, Giulio Paolini diano a chi visita la fiera e la città di Verona un’energia positiva e un desiderio di immergersi e abitare il più intensamente possibile il mondo dell’arte. I progetti di Merz e Paolini, che si estendono ben oltre la durata della fiera, sono stati resi possibili grazie alla stretta collaborazione con la fondazione Merz, lo Studio Paolini e Galleria d’arte Moderna Achille Forti alla quale sono grato per il prezioso lavoro scientifico.

EB: La città di Verona è protagonista nel lungo weekend della fiera. Quali sono i progetti che a tuo parere faranno la differenza nell’attrarre nuovi visitatori e appassionati d’arte?
SR: Sicuramente poter vedere in fiera l’imponente opera commissionata a Ugo Rondinone o trovare per la prima volta riunito il corpus degli Zerbini di Fabio Mauri, così come visitare alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti la mostra Mario Merz. Il numero è un animale vivente, curata insieme a Patrizio Nuzzo e realizzata in collaborazione con la Fondazione Merz, sono eventi che un vero appassionato d’arte non vorrà perdersi.  Ma tra gli oltre quaranta appuntamenti diffusi in tutta la città si possono davvero trovare progetti importanti e anche visitare spazi meravigliosi: Tomorrows – A Land of Water a cura di Jessica Bianchera e Marta Ferretti e il dj-set di Lorenzo Senni a Castel San Pietro, il percorso tra i palazzi storici di Veronetta, l’evento LIVES! La vita di Jeff Koons in parole e musica a cura di Nicolas Ballario con Rodrigo d’Erasmo e Valeria Sturba alle Gallerie Mercatali, Borderland a Palazzo Maffei.

EB: Giovani galleristi, proposte alternative di spazi no-profit, inviti a curatori internazionali: le proposte di ArtVerona sono indirizzate nel fare dell’autentica ricerca sul campo, non strettamente legata alla vocazione commerciale di una fiera. Quanto ritieni sia importante per ArtVerona fare ricerca e proporre gallerie e artisti poco conosciuti e legati alla sperimentazione? 
SR: Penso che il pubblico di ArtVerona abbia il desiderio di scoprire qualcosa di inedito e il piacere di approfondire qualcosa di poco conosciuto. In questo senso ArtVerona è una fiera che richiede curiosità e attenzione, capace di creare un clima quasi intimo e di dialogo, lontano dalla frenesia e dal già noto. Anche la scelta di ospitare, attraverso LAB (a cura di Giulia Floris), spazi no-profit, quest’anno dedicata agli artist-run-space, va nella direzione di mostrare quel brulicante sottobosco dove spesso nascono proposte coraggiose e sorprendenti.

Habitat – Fabio Mauri – Foto Sandro Mele
PATH Lorenzo Senni – photo by Piotr Niepsuj