“ArtVerona è finita da pochissimo e sono davvero tante le persone che hanno reso speciale questa edizione, a cui ho lavorato con un team fantastico per quasi due anni. Poco alla volta e in privato le ringrazierò tutte. Vorrei però ringraziare pubblicamente tutti i galleristi e gli espositori che hanno deciso di dare, in questo momento storico così complesso, la loro fiducia alla manifestazione e all’idea di fiera che sto portando avanti. Così come vorrei ringraziare apertamente tutti i collezionisti che hanno partecipato numerosi e attivi, che hanno apprezzato le proposte, sostenuto i premi e valorizzato il sistema dell’arte italiano.”
Queste le parole che Stefano Raimondi ha postato nella sua pagina Facebook, subito dopo la chiusura dei battenti della sua prima edizione di ArtVerona in presenza.
Un ringraziamento ai galleristi, dunque, perché si sa che – soprattutto dopo l’ultimo anno e mezzo trascorso tra totali e parziali chiusure – la partecipazione ad un fiera oggi, fosse anche nazionale, è sicuramente uno sforzo economico non da poco.
Per molti versi le fiere italiane – penso soprattutto alla scorsa edizione di miart – sono state le prime cartine tornasole per un ritorno alla normalità nel sistema dell’arte italiano, con una forte presenza di pubblico italiano e, diciamolo, con qualche presenza straniera, sia per quanto riguarda le gallerie che i collezionisti.
ArtVerona, per il numero delle gallerie presenti (135), ha dimostrato che la risposta dei galleristi non è mancata, anzi. È grazie ai loro sforzi se la macchina del sistema dell’arte avanza. In particolare in questa edizione di ArtVerona si nota il grande lavoro di ricerca sul territorio compiuto da Raimondi. Alta è stata la presenza di gallerie lontane dai grossi centri -come Roma, Torino e Milano – provenienti, invece, da città come Spoleto, Bolzano, Mantova, Livorno e Belluno, solo per citarne alcune.
Nella giornata di sabato, le presenze in fiera erano numerose, soprattutto nel padiglione 12, dedicato all’arte contemporanea più giovane. Ed è in questa sezione che si notavano alcuni tra i progetti più interessanti della fiera. Tra le sezioni di quest’anno – presentate come sperimentali e innovative – c’erano Introduction, Evolution, Lab1 e Pages.
A mio parare quelle che meritano un plauso sono Introduction, curata da Giacinto Di Pietrantonio (ha ospitato sei giovani gallerie segnalate da altrettante tra le più importanti e riconosciute gallerie “storiche” italiane) e Lab1, sezione a cui ArtVerona ha sempre dedicato molta attenzione e che ospita gli spazi no-profit (a cura di Giulia Floris).
Introduction ha ospitato dei progetti o dei solo show curati come se fossero delle vere e proprie mostre. In questa sezione troviamo A+B Gallery, Brescia presentata da Galleria Massimo Minini, Brescia; Galleria Fuoricampo, Siena presentata da Galleria Continua, San Gimignano (SI); Galleria Six, Milano presentata da Massimo De Carlo Galleria d’Arte Moderna, Milano; Studiolo, Milano presentata da Gió Marconi, Milano; Matéria, Roma presentata da Magazzino, Roma e Rizzuto Gallery, Palermo presentata da Studio la Città, Verona.
Studiolo ha presentato una nuova cellula di “Studiolo Lounge”, il nuovo progetto annuale della galleria, dedicato al dialogo tra le espressioni dell’arte contemporanea, moderna e del design iconico italiano. Tra gli artisti Federico Cantale, Guendalina Cerruti, Jimmy Milani e Giacomo Montanelli, Ugo La Pietra, Piero Fornasetti, Marco Zanuso ecc.
Notevole il progetto di Matéria. La galleria di Roma presenta la serie di Sunil Gupta “Pretended” Family Relationships, un approfondimento sulle ambivalenze che circondano le relazioni multirazziali gay e lesbiche. Mescolando poesie, fotografie di proteste e ritratti di coppie omosessuali multirazziali nelle loro case londinesi, la serie documenta la manifestazione “Against the Clause” a Londra.
Porta la firma di Antonio Grulli – curatore presente in fiera da cinque anni con il progetto sul mondo del collezionismo italiano, Critical Collecting. Antologia 2016-2021, diventato finalmente una pubblicazione – lo stand della Galleria Rizzuto di Palermo. Il taglio dello stand segue un discorso legato alle modalità espositive del Salon. Buona ricognizione sulla giovane pittura italiana con le opere di Sabrina Annaloro, Mattia Barbieri, Enne Boi, Anna Capolupo, Silvia Capuzzo, Cosimo Casoni, Gabriele Ermini, Alessandro Giannì, Jimmy Milani e Mattia Sinigaglia.
Presentano delle personali sia Six con Luca Rossi, che Fuoricampo con le opere di Eugenia Vanni, che imbastisce le opere nello stand sui processi e studi intermedi legati alla tecnica pittorica: “Ogni ritratto è perciò uno studio sulle infinite relazioni di reciprocità che intercorrono fra l’artista ed il mondo esterno, e la pittura, come campo d’indagine e come soggetto, offre opportunità insospettate al suo uso.”
La galleria bresciana APlusB presenta una ricognizione degli artisti della galleria con opere di Hermann Bergamelli, Marco La Rosa, Tiziano Martini, Michele Lombardelli e Davide Mancini Zanchi.
Altra zona della fiera meritevole di attenzione – buona scelta quest’anno! – è LAB1, curata da Giulia Floris. Segnaliamo che la quarta edizione del Sustainable Art Prize, promosso dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, è stata assegnata al collettivo Post Disaster Rooftops, Taranto, che ha portato in fiera un lavoro originato dalla condizione post-industriale di Taranto per abbracciare il bacino del Mediterraneo in una riflessione sulle sfide di resilienza.
Molto interessante il progetto Non Potabile dello spazio Senza Bagno, che porta il mare, per la precisione il Mare Adriatico, in fiera, grazie alla collaborazione tra il collettivo e il Museo Carlo Zauli. Non Potabile è concepito come un dono, un regalo ai visitatori per sovvertire i meccanismi fieristici e attivare una coscienza, individuale e collettiva.
Il rapporto tra spazio industriale e artistico qualifica La tenda dei cento divani, progetto dell’artist-run space BRACE BRACE e il programma di residenze A Collection che ha coinvolto l’artista Francesco Pozzato nella riflessione sull’oggetto arazzo e sulle sue implicazioni produttive e artistiche.
Per la nostra sensibilità, si sono fatte notare per qualità della proposta le gallerie Cardelli & Fontana (sempre notevole la pittura di Beatrice Meoni e Mirko Baricco), Galleria Enrico Astuni (con un lavoro scultoreo insolito di Ontani e una scultura sperimentale di David Medalla), Galleria Michela Rizzo, Studio G7, Galleria Umberto di Marino, Gilda Lavia, LUNETTA11 (che si aggiudica anche il Premio Casarini Due Torri Hotel per la Pittura Under 35 con l’artista Ismaele Nones, con l’opera Mamma vado a fare l’operaio) e Monitor che si aggiudica, con Spirale Milano, il Premio Display.
Ricercato lo stand di SALES di Norberto Ruggeri con le opere di Eva Marisaldi e Flavio Favelli; sempre di Roma, lo stand di Mucciaccia e, interessante, lo stand di COLLI Independent Art Gallery con le opere di Nannucci e Kete; Castiglioni Fine Art con le opere di Flaminia Veronesi e Marco Pio Mucci e The Gallery Apart, con un solo dedicato a Federica Di Pietrantonio, selezionata nella sezione Evolution – dedicata alle gallerie che lavorano con artisti capaci di sviluppare la propria ricerca attraverso intelligenza artificiale, social network, robotica, videogiochi, animazioni 3D, Coding, Big Data e nanotecnologie – che sulla carta ha sollecitato delle aspettative che, però, non sono state decisamente soddisfatte.
Come pre-pandemia, alcune gallerie tornano a casa contente, mentre altre meno: confrontandoci con alcuni galleristi, alcuni si dicono soddisfatti (anche se a monte c’è stata la scelta di portare opere dal prezzo contenuto, dunque più facilmente vendibili), altri si chiedono se il fatto di non aver veduto sia imputabile a scelte espositive sbagliate o a una generale prudenza nel comprare dovuta all’instabilità del momento.
Dalle parole del direttore, in ogni caso, il segnale è positivo e incoraggiante.
Anche se questa edizione di ArtVerona ha chiuso i battenti, è ancora in corso la mostra a Palazzo Orti Manara, Collection&TheCity/Ciak Collecting: Collezionismo Italiano Attivo, a cura di Irene Sofia Comi, che si propone di mappare il panorama italiano dei collezionismi attraverso l’approfondimento di alcune realtà individuali e collettive che caratterizzano la figura del collezionista come protagonista della scena e attivatore di esperienze condivise.