Nel suo occhio vidi il riflesso di una piccola figura in controluce affacciata ad una ringhiera con la vernice scrostata. Una manina intenta a scuotere, con flemma atavica, uno straccio dai bordi lisi non si accorse che la polvere vibrò febbricitante nell’aria. Le si impigliarono i capelli mentre faceva jogging nel parco. Il ferro la […]
Lucia Leuci, Mamme cattive, bambini creoli, courtesy of the artist and TILE project spaceLucia Leuci, Mamme cattive, bambini creoli, courtesy of the artist and TILE project spaceLucia Leuci, Mamme cattive, bambini creoli, courtesy of the artist and TILE project spaceLucia Leuci, Mamme cattive, bambini creoli, courtesy of the artist and TILE project spaceLucia Leuci, Mamme cattive, bambini creoli, courtesy of the artist and TILE project space
Nel suo occhio vidi il riflesso di una piccola figura in controluce affacciata ad una ringhiera con la vernice scrostata. Una manina intenta a scuotere, con flemma atavica, uno straccio dai bordi lisi non si accorse che la polvere vibrò febbricitante nell’aria.
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Le si impigliarono i capelli mentre faceva jogging nel parco. Il ferro la colse distratta e le strappò una parte di cranio. Una vecchina che guardò tutta la scena si trascinò zoppicando fino al recinto colpevole di delitto. Con uno slancio da gazzella, scattando in avanti, spinse verso l’alto lo scalpo della vittoria.
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Nascose il localizzatore GPS tra le pieghe adipose del ventre, mise un vestito leggero di organze a fantasia – davvero brutta – e cominciò a correre veloce. Si schiantò contro il bidone del riciclaggio dell’alluminio e subito dopo ricevette la telefonata di un operatore ansioso. Mini orbettini si dimenavano dalle sue ferite.
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Voleva assolutamente ricaricare il cellulare, erano quasi le cinque e aspettava quella telefonata con ansia. Non trovando nessuna presa elettrica pigiò forte il caricabatteria all’interno della coscia, dove la carne è tenera ed è più facile penetrarla.
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Il sommozzatore svuotò la rete oltre il bagnasciuga, i pesci sguisciarono argentei sbattendo impazziti contro le pietre arrotondate. Mentre le squame si staccavano dai corpicini impauriti la bambina si avvicinò pianino. Lui le porse una stella di mare impigliata nella trama dell’inganno, lei ringraziò chinando gentilmente lo sguardo e ruotando di scatto il capo.
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Impazziva per lo sciroppo di amarena e non riusciva ad esserne veramente soddisfatta fino a quando non raggiungeva il fondo del contenitore. Quindi ripose il cucchiaino nel lavandino d’acciaio inox spruzzandogli addosso del detersivo sgrassante. Si strofinò le labbra con un foglio di carta assorbente.
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Caccia, costruisci, procurati il cibo e crea. Dicono che la storia si ripeta, ma ora tocca a te costruirla senza errori. Cerca l’amazzone, impara a cambiare.
Il gioco crea aggregazione e sviluppa un senso di appartenenza essenziale per la vita di gruppo.
WOW puntatori laser. Sapete… il gatto di mia madre li adora!
