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Benni Bosetto —
Il mondo non è mai come vorremmo che fosse, nemmeno in vacanza, nemmeno alle Fiji. Un anno fa ero in Sardegna, il villaggio si chiamava “Hotel Village Eden ”. La vacanza sarebbe durata una settimana. Era il secondo anno che accompagavo mia sorella e le sue due figlie al mare. Ero appena tornata da un impegnativo ritiro spirituale, ed ora mi trovavo li, tra animatori iperattivi, bambini urlanti, Milf e padri falliti al ritmo incalzante di Mueve la colita. Le vacanze non sono mai come vorremmo che fossero, ma a un certo punto, sdraiata sul lettino davanti alla piscina schiamazzante dell’hotel, un momento frustrante e noioso si è dimostrato una rivelazione.
Secondo Jerome Singer humans are daydreaming species. Il vagabondare della mente è un’esperienza umana universale fondamentale che prende, secondo alcune statistiche, quasi il 50% del nostro tempo. Pratica considerata ancora oggi da molti un’attività altamente fallimentare.
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Enûma ilû awîlum è il titolo di un importante testo di epoca paleobabilonese e significa: Quando gli dei erano uomini. Ambientato all’origine della terra, quando gli dei erano uomini esistevano due gruppi: gli Annunaki erano le divinità più antiche e gli Igigi quelli costretti a lavorare per vivere. Gli Igigi che sapevano quanto fosse importante l’ozio e il riposo, stanchi del duro lavoro si ribellarono alle divinità antiche, così tanto che gli Annunaki capirono la gravità della situazione e per risolvere il problema si radunarono e convocarono Nintu, la signora del parto. Nintu chiese dell’argilla che mischiò con il sangue e la carne di un dio sacrificato e così creò l’uomo, per compiere il duro lavoro che era stato degli dèi. I ricercatori americani dell’Istituto Kavli presso la Cornell University for Nanoscale Science hanno scoperto tramite esperimenti che esiste la possibilità che la vita si sia sviluppata nell’argilla.
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Il 2 aprile del 1513, l’esploratore e conquistatore spagnolo Juan Ponce de Leon approdò a Melbourne Beach, nell’odierna Florida, e si mise alla ricerca della fontana della giovinezza, una misteriosa sorgente di acqua magica in grado di invertire il naturale processo di invecchiamento e di curare i mali. La leggenda narra che De Leon fu scelto per la missione da Re Ferdinando, ma la totale mancanza di documenti e prove ne rivela la falsità. Ponce de Leon non trovò mai la sorgente. Eppure, ancora oggi decine di migliaia di turisti accorrono affascinati a vedere, toccare e bere l’acqua magica nella città di St. Augustine in Florida.
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Al Paradiso Terme Resort S.p.a. una statua di Pandora in terracotta è posta all’ingresso della hall tra piante esotiche, cascate artificiali e finte decorazioni romane e asiatiche. Le terme sono famose per i loro fanghi prodigiosi, si pensa fossero persino conosciute dagli etruschi. Nei fanghi sono presenti particolari microorganismi chiamati DF6G1 o bifidobacterium longum che oltre a rendere il fango color rosa proteggono certe cellule dell’organismo e il sistema immunitario dai danni causati dall’età. Con un bagno di sessanta minuti al Paradiso Terme Resort si dice sia possibile riacquistare un’anno di vita.
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Per Aleksandr Opakin e Stanley Miller l’abiogenesi sarebbe avvenuta sulla Terra tra i 3 ed i 4 miliardi di anni fa, con la formazione delle prime molecole organiche nel cosiddetto “brodo primordiale”. Per gli egizi l’universo proviene dal NUN, una distesa di acque in cui è contenuto l’embrione di ogni cosa. Molte leggende indicano che tutto dovrebbe ripiombare sotto queste acque alla fine del mondo.
Tile project space | Settembre 2016
Benni Bosetto (Merate, 1987). Nel 2010 si diploma in pittura presso l’accademia di Brera di Milano. Nel 2014 consegue il diploma specialistico in scultura frequentando, nell’anno 2012 grazie al progetto erasmus l’UDK, università d’arte di Berlino (classe Michaela Meise). Personali: Razzle Dazzle Love, Performance auto-curata al Parco Lambro, Milano. Collettive: Susy Culinski & fiends, Fanta Spazio, progetto corale di Beatrice Marchi, Milano; Vorrei non vederti oggi per vederti tutti gli altri giorni @ Franchising Zuretti, Milano; Benvenuta Bosetto >< Saki Nagatani, curata da Alice Tomaselli, ?? Space –Lucie Fontaine’s Tokyo satellite; YEAR ONE, performance, Tile Project Space, Milano; Studi d’artista, Expo Gate, Milano; SUMMER PAINTING SHOW, IL CREPACCIO, Milano; Open Studio | Benni Bosetto e Hugo Scibetta, VIR Viafarini-in-reseidence, Milano; WINWIN, Meise’s class exhibition, Berlino.
Giovanni Oberti — Laghi di aceto
Pensavo a come è possibile cambiare la posizione da cui guardiamo le cose. Il modo che vorrei immaginare sta nella differenza in cui possiamo osservare una montagna da una valle o mentre attraversiamo una morena.
Nel primo caso, la montagna si mostra definita, lo sguardo la rende facilmente un oggetto cogliendone e delineandone i contorni. Possiamo farne una fotografia e portarla come immagine alla nostra mente.
Nel secondo caso, la visione avviene attraverso il passaggio di una morena, un percorso vivo sul dorso della montagna. La morena è una particolare forma di accumulo di detriti rocciosi sul fianco di un ghiacciaio, è formata da grandi massi che si estendono per diversi chilometri lungo il dorso della montagna. Non esistono sentieri su tali passaggi, la nostra presenza è costantemente annullata e assorbita dall’ambiente circostante. Non rimangono tracce se non i sassi traballanti su cui siamo costretti a saltare. La visione che abbiamo della montagna da questo punto è particolare ed emblematica. Ciò che avviene al nostro occhio è una particolare messa in dubbio del proprio punto di vista, una perdita di orientamento secondo le categorie comuni di sfondo, primo piano e messa a fuoco. Il nostro corpo diventa parte degli oggetti montani, e la montagna appare come un organismo con cui il nostro sguardo si fonde per la particolare esperienza che abbiamo/otteniamo della sua materialità.
Diventa così possibile guardare qualcosa dal punto di vista di una sua parte, con la caratteristica che noi ne siamo annullati. il nostro sguardo verificatore, in cerca di outlines (possibili contorni) si trova estraneo a sè. Ecco, nell’ultimo periodo penso spesso a questo esempio quando immagino un decentramento della nostra posizione di osservatori e le ricche possibilità che questo processo mette in moto. Possiamo chiamare verosimilmente questi momenti dei passaggi, esperienze attraversate (come through). Il volo di uccello di Giovanni ne è un altro tentativo.
da La montagna come punto di vista, TILEzine #)
Tile project space | Febbraio – Marzo 2016
Giovanni Oberti (Bergamo, 1982). Vive e lavora a Milano, ha studiato presso l’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, dove si è diplomato nel 2006. Ha tenuto diverse mostre personali in Italia e all’estero tra cui: Onorarono, Munich Kunstverein, Monaco di Baviera, 2015; I fiori in tasca, Galleria Enrico Fornello, Milano, 2012; Arise Therefore, con Daniela Huerta, Galleria Enrico Fornello, Milano, 2011; 8, con Elio Grazioli, a cura di Chiara Agnello, Careof, Milano, 2010;Placentarium, a cura di Marinella Paderni, Galleria Placentia Arte, Piacenza 2009. Tra le mostre collettive ricordiamo: Keep it real, Ventura 15, Milano, 2014; The excluded third, included, a cura di Postbrother, Emanuel Layr Gallery, Vienna, 2014;Veerle, a cura di Chris Fitzpatrick, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, 2013; Epidedon, a cura di Ludovico Pratesi, Co2 Gallery, Roma, 2012; SC13, a cura di Chris Fitzpatrick, San Fracisco, 2010; Now where now here, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno (Arezzo) 2010; Il raccolto d’autunno è stato abbondante, a cura di Chiara Agnello e Milovan Farronato, Careof e Viafarini, Milano 2009.
Artist-run spaces | TILE Project Space | Erik Saglia
TILE Project Space è uno spazio espositivo e di produzione dedicato alla ricerca sull’arte contemporanea italiana. Nato nel maggio 2014, con sede a Milano, lo spazio ha come obiettivo la mappatura e la diffusione di una nuova generazione di artisti. Ogni progetto prevede la presentazione di una mostra personale e una pubblicazione con lo scopo di fornire uno studio approfondito sull’artista invitato. Tile/zine è il progetto editoriale che ricostruisce il processo artistico e curatoriale della mostra, raccogliendo gli appunti visivi e critici emersi durante la produzione.
TILE nasce da un’idea di Roberta Mansueto, Caterina Molteni e Denise Solenghi, durante il biennio specialistico Visual Cultures e pratiche curatoriali dell’Accademia di Belle Arti di Brera. TILE ha ospitato i progetti di Alessandro Quaranta, Federico Tosi, Elia Gobbi, Dario Bitto, Giulia Cenci, Michele Gabriele, Parasite2.0 e Raumplan, Derek Di Fabio, Giovanni Oberti, Lucia Leuci, Erik Saglia.