Ark — Alina Chaiderov | Ciaccia Levi, Milano

Ark segna le tappe dolorose che precedono un nuovo e – al contempo – incessante processo di recupero della memoria: un ricordo pallido che risalendo alla coscienza si fa elemento plastico nelle mani dell'artista.
18 Marzo 2023
Alina Chaiderov, Ark – Installation view at Ciaccia Levi, Milan – Courtesy the Artist and Ciaccia Levi, Paris-Milan. Foto Roberto Marossi

Testo di Ambra Abbaticola

E’ in corso fino al 25 marzo 2023 la mostra personale di Alina Chaiderov, presso la sede milanese della galleria Ciaccia Levi. L’installazione dal titolo Ark, ripropone un lavoro prodotto dall’artista nel 2018 e presentato in occasione della fiera di Art Basel. Alina Chaiderov è un’artista di origini russe, emigrata in Svezia dove vive e lavora, la sua pratica si focalizza su temi quali l’autorappresentazione e la memoria. Attraverso il gesto dell’assemblaggio, oggetti apparentemente quotidiani diventano sintomi di una risignificazione alchemica che assume le proporzioni di una scrittura memorialistica. In questo senso Ark riprende un ciclo inaugurato dall’artista nel 2015 con A memory is made, mostra allestita presso il Castello di Rivoli, dove spazio, corpo e materia si fondono in un puro scivolamento concettuale, dando vita ad una nuova metafisica. L’elemento biografico, mai del tutto assente nel lavoro di Chaiderov, in Ark risulta preponderante: il grande materasso sventrato posto al centro della stanza di cui restano solo le molle, è simulacro del viaggio svolto dall’artista assieme ai genitori dalla Russia alla Svezia negli anni ’90. La dimensione del materasso diventa misura che viene fatta coincidere da Chaiderov sia con la casa lasciata in Russia, che con la casa trovata in Svezia e infine con un luogo intimo, fisico e mentale, dove l’artista può raccogliersi. Il linoleum azzurro che ricopre la totalità della superficie calpestabile della stanza, evoca il colore delle mappe cartografiche con cui solitamente si indica il mare, oltre alla tonalità che assume il rame una volta ossidatosi.

Alina Chaiderov, Ark – Installation view at Ciaccia Levi, Milan – Courtesy the Artist and Ciaccia Levi, Paris-Milan. Foto Roberto Marossi

Il tappeto, la cui estensione lo rende elemento principe di Ark, costituisce il tessuto connettivo mediante il quale l’artista intesse una relazione con l’osservatore, che muovendosi attorno all’installazione ne diventa parte. L’estrema fragilità della composizione viene enfatizzata dal film in PVC trasparente che riveste, come a volerle preservare e in vista di un imminente trasloco, le molle di metallo. Disteso su questa ideale isola circondata dall’acqua, il corpo di Chaiderov: un lungo tubo di rame, allusione e metonimia della condizione patologica che caratterizza la vita dell’artista, affetta dalla malattia di Wilson, una disfunzione genetica che induce un’errata sintesi del rame in chi ne soffre.
Rompendo i rapporti con la logica di tempo e spazio, Ark segna le tappe dolorose che precedono un nuovo e – al contempo – incessante processo di recupero della memoria: un ricordo pallido che risalendo alla coscienza si fa elemento plastico nelle mani dell’artista. Alina Chaiderov riveste le sue opere di un’attitudine contrappuntistica sospesa fra stasi e movimento e inscritta nella tensione fra questi; allo stesso modo la misurata disposizione dei pieni e dei vuoti allude ad un venir fuori, tramite cambiamenti repentini, dell’ossario, di quella struttura profonda che giace nell’essere ultimo delle cose. Espropriata della sua funzione quotidiana e confortevole, la materia viene fatta risuonare come un gigantesco diapason, il cui riverbero trasportato da onde color rame mischiate d’azzurro, giunge allo spettatore nella forma residuale della scoria. 

Alina Chaiderov, Ark – Installation view at Ciaccia Levi, Milan – Courtesy the Artist and Ciaccia Levi, Paris-Milan. Foto Roberto Marossi (dettaglio)
Alina Chaiderov, Ark – Installation view at Ciaccia Levi, Milan – Courtesy the Artist and Ciaccia Levi, Paris-Milan. Foto Roberto Marossi
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