Testo di Leonardo Ostuni —
“Trasformazione” è la parola che riassume il senso della mostra Ardian Isufi – Sogno metallurgico, retrospettiva dedicata all’artista e docente albanese Ardian Isufi, allestita presso il Teatro Kursaal Santalucia di Bari. Curata da Gaetano Centrone su progetto espositivo di Elton Koritari, l’esposizione è promossa da Regione Puglia e Fondazione Pino Pascali, con l’intento di rafforzare il legame già esistente tra la Puglia e l’Albania. Una relazione avviata nell’agosto 1991, quando più di ventimila albanesi a bordo della nave Vlora sbarcarono inaspettatamente nel porto di Bari. Fu l’inizio di un processo di integrazione degli albanesi che a più di trent’anni di distanza rende la Puglia ancora oggi un esempio per la gestione di quel fenomeno. A quel tempo la gente albanese si era da poco lasciata alle spalle l’incubo della dittatura comunista di Enver Hoxha e vedeva nell’Italia la terra in cui trovare il definitivo riscatto.
In un piccolo vano della sala Giuseppina del Kursaal due dipinti di Ardian Isufi, realizzati con acrilico e tecnica mista su tela, raffigurano monumentali statue di Hoxha e di Lenin, i cui volti sono coperti. Il contrasto, in termini di grandezza, tra opere e contesto spaziale rende l’idea di quel clima soffocante e oppressivo vissuto dagli albanesi all’epoca del regime.
Negli anni Novanta in Albania molte statue dei dittatori comunisti furono distrutte, così i dipinti di Isufi rileggono quelle rimaste secondo una chiave interpretativa. Nella stessa sala la videoinstallazione in tre atti Unidentified Object 2 – 2020 (2020) mostra il riadattamento a moschea di una ex vetreria industriale di Kavaja (sud Albania), mentre l’installazione fotografica Unidentified Object 3 – 2021 (2021) presenta su tre lightbox la riconversione di una fusoliera di un aereo in un serbatoio d’acqua posizionato sul tetto di un’abitazione. Due esempi che testimoniano la chiara volontà da parte dell’Albania contemporanea di ripensare l’iconografia e la simbologia comunista in una nuova configurazione, attenta alle sfide attuali che la società ci pone davanti, da quella ecologica a quella dei diritti umani. Talvolta il cambiamento passa anche attraverso l’evasione fantastica e l’ironia, caratterizzanti il popolo albanese e i pensieri di Ardian Isufi; la videoanimazione Metallurgic Disney – 2021 (2015) propone su tre schermi montagne russe di colore rosa shocking e di disneyana memoria che attraversano e avvolgono degli stabilimenti abbandonati, fotografati in bianco e nero e risalenti ai tempi della dittatura di Enver Hoxha.
La filosofia che punta sul recupero (e quindi sul ricordo necessario) del passato per costruire il presente, trova probabilmente la più efficace applicazione al centro della Sala Cielo del Kursaal. Qui si assiste alla riproduzione in resina in scala 1:1 di uno dei migliaia di bunker albanesi di età comunista, localizzato nel villaggio di Lin e riconvertito, mediante decorazioni in stile bizantino, in una piccolissima chiesa ortodossa. Ventotto blocchetti in resina (ma all’apparenza sembrano realizzati in cemento), alcuni dei quali soggetti a movimenti imprevedibili, costellano il pavimento dell’intera sala: il riferimento va a quelle piccole barriere in cemento che ostacolano il passaggio e la visuale di varie zone di Tirana, così come al traffico impazzito delle città.
Una serie di lightbox, un video, diversi documenti e un lupo imbalsamato e impagliato (la cui didascalia recita The myths have fallen…!) ricostruiscono all’interno di un container, posizionato nel giardino antistante il Kursaal, il clamoroso Complotto di Tirana, una delle più grandi truffe nella storia dell’arte contemporanea. Nella prima edizione della Biennale di Tirana (2001), voluta dall’attuale primo ministro Edi Rama (allora sindaco della città, oltre che artista), qualcuno finse di essere il fotografo Oliviero Toscani e riuscì a ingannare, tramite una fitta corrispondenza per posta elettronica, Giancarlo Politi (allora direttore artistico della Biennale) e altre autorità della manifestazione. Il finto Toscani, proponendosi curatore di una sezione e autore del progetto grafico della rassegna, convinse Politi a esporre le opere di quattro falsi artisti. A distanza di più di vent’anni Ardian Isufi invita il pubblico, che più di tutti subì quella vicenda, a riflettere e a scegliere una delle cartoline messe a disposizione per scrivere la propria opinione in merito a quell’evento assurdo.
Ardian Isufi – Sogno metallurgico
17 febbraio 2024 – 30 marzo 2024
Teatro Kursaal Santalucia, Bari