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Anri Sala | As You Go

Testo di Daniele Licata Negli spazi della Manica Lunga le finestre in vetro si infrangono chiassose, stridenti: in The City of Broken Windows di Hito Steyerl, progetto inaugurato lo scorso Ottobre, il suono è cacofonia che tratteggia nell’aria i contorni...

Anri Sala, As You Go – Installation view – Courtesy Castello di Rivoli – Foto Andrea Maniscalco

Testo di Daniele Licata

Negli spazi della Manica Lunga le finestre in vetro si infrangono chiassose, stridenti: in The City of Broken Windows di Hito Steyerl, progetto inaugurato lo scorso Ottobre, il suono è cacofonia che tratteggia nell’aria i contorni di un futuro inquietante e distopico.
Dall’altra parte del cortile, al terzo piano della struttura principale del Castello di Rivoli, potremmo però dire che è tutta un’altra musica. Ed è merito di As You Go, mostra personale dedicata ad Anri Sala (Tirana, 1974), artista di fama internazionale la cui ricerca è largamente incentrata sullo studio delle relazioni che gli elementi sonori intessono con lo spazio circostante (in tal senso, la sua presenza ad Artissima Sound lo scorso Novembre è stata emblematica e per nulla casuale).
Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, rispettivamente direttrice e capo curatore del museo, “arrangiano” un percorso che ha il respiro di una partitura musicale: in essa, quattro opere di Sala (un’installazione e tre video) modellano sia l’ambiente che la percezione del tempo, consentendo allo spettatore di soffermarsi sul momento presente (non è forse, questa, una delle peculiarità della musica?).
L’incipit della mostra è ritmico e consiste nell’ opera Bridges in the Doldrums (2016), tra i progetti più iconici nella produzione dell’artista sinora. Quattro tamburi – tre di essi pendono dal soffitto – azionati meccanicamente accolgono i visitatori, immediatamente proiettati nella raffinata riflessione sul suono che Sala conduce. Le percussioni prodotte sono infatti la risultanza di un arrangiamento in tre parti per clarinetto, sassofono e trombone, costruito usando esclusivamente i bridge di settantaquattro brani pop, jazz e folk di epoche e provenienze geografiche differenti. Nella struttura di una canzone, il ponte è sospensione, variazione di ritmo e melodia che allontana dal mood generale: l’ascoltatore, però, sa anche che il bridge traghetta verso il ritornello, verso le note familiari e canticchiabili, e asseconda così il momento di spaesamento. Anri Sala disseziona e analizza clinicamente le componenti costitutive del suono e diffonde narrazioni sotterranee – inclusione, esclusione – che condizionano i rapporti umani e spaziali (soprattutto se ricordiamo che i doldrums erano una zona oceanica equatoriale tristemente nota ai marinai per le imprevedibili condizioni meteorologiche, capaci di bloccare le navi per giorni o settimane a causa dell’assenza del vento necessario per gonfiare le vele).

Anri Sala, As You Go – Installation view – Courtesy Castello di Rivoli – Foto Andrea Maniscalco

Il cuore della mostra è però composto da tre video, proiettati in altrettante sale e su grandi schermi, che scorrono fluidi al pari della musica classica da cui traggono ispirazione: essa, diffondendosi ad alto volume, scaccia gli echi di morte di The Rebellion of the Dead, la cupa, bellissima retrospettiva su Nalini Malani ospitata nei medesimi spazi lo scorso inverno. Anri Sala, nel progettare la mostra dal suo studio berlinese apposta per gli spazi del Castello, ha immaginato le sue opere come membri di una parata immaginaria, che coinvolge il visitatore in una dimensione sinestetica e figlia della realtà aumentata.
Ravel Ravel (2013) è una singolare riflessione sul tempo a partire da due differenti esecuzioni del Concerto per pianoforte per la mano sinistra, composto da Maurice Ravel tra il 1929 e il 1930 su commissione del pianista austriaco Paul Wittgenstein, che aveva perso il braccio destro durante la Prima guerra mondiale. Sala propone le sonate sovrapposte ma con i rispettivi tempi di esecuzione modificati: in tal modo le note si inseguono, allontanano e rincontrano più volte, confondendo lo spettatore ma proiettandolo altresì all’interno di un’eco rarefatta, una parentesi scavata nello spazio espositivo. Gioca con i dualismi e le giustapposizioni anche Take Over (2017), video in cui due pianoforti (uno dei quali meccanico) eseguono La Marsigliese e L’Internazionale, inni universalmente noti che si intrecciano anche sotto un profilo simbolico. All’inizio, infatti, il testo dell’Internazionale (scritto nel 1871) era cantato sulle note della Marsigliese, e solo nel 1888 viene composta la sua musica originale. Sala svela dunque una “parentela” relativa a due composizioni dalla connotazione politica, che negli anni non è però rimasta immutata, in nessuno dei casi: dalla Rivoluzione alla Restaurazione, dal socialismo alla resistenza, fino all’associazione con la colonizzazione e l’oppressione nella seconda metà del Novecento (come inni nazionali rispettivamente della Francia e dell’Unione Sovietica), i due brani sono espressione tangibile della mutrevolezza della musica. La quale, nel lavoro dell’artista, coglie ancora una volta lo spettatore alla sprovvista: la piacevole sicurezza che avvertiamo quando canticchiamo un pezzo dal testo conosciuto e diffuso viene qui minata, e in questa sede assume una sottile sfumatura politica.

Anri Sala, As You Go – Installation view – Courtesy Castello di Rivoli – Foto Andrea Maniscalco

La mostra costituisce anche l’anteprima mondiale all’interno di un museo pubblico di If and Only If (2018), video in cui il musicista Gérard Caussé esague con una viola Elegia per viola sola di Igor Stravinsky (1944). Protagonista inaspettata del video è una lumaca, che fa capolino sull’archetto mosso durante l’esibizione: Sala racconta la poesia della musica ma soprattutto il vissuto di un animale che adatta i movimenti e le traiettorie della propria esistenza in base alla relazione con lo strumento. La lumaca muove le antenne, si rintana nel proprio guscio, lascia dipendere ogni azione dalla connessione con l’Elegia, e con le vibrazioni che percorrono lo strumento in legno. D’altra parte, quando Caussé si accorge che l’animale rallenta, l’incoraggia a procedere, instaurando un singolare bilateralismo definito appunto dalla musica e dalla bellezza.             

Nato nell’Est Europa e appartenente alla generazione che ha sperimentato in prima persona le conseguenze del crollo del Muro di Berlino, Anri Sala conosce il significato di disgregazione e frammentazione, e più in generale l’assenza di grandi narrazioni storiche. Per questo motivo la sua ricerca è densa di musica, di una dimensione rarefatta e impalpabile ma capace di annidarsi negli interstizi, di ampliare il respiro spaziale, di colmarle, quelle fratture. E As You Go è una parata che scorre liquida, coinvolgente, fluida sin dal titolo azzeccato e bellissimo. È una lumaca che si muove su un archetto, una mano che sfiora i tasti di un pianoforte, è sapere di perdersi per poi ritrovarsi tra le righe di un grande spartito.
  

Anri Sala
As You Go

A cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Fino al 23 Giugno 2019