Testo in memoria di Anna Valeria Borsari di Giorgio Zanchetti, Federica Boragina e Giulia Kimberly Colombo —
Nelle prime ore del mattino di sabato 7 dicembre 2024 si è spenta a Milano a ottantuno anni Anna Valeria Borsari, artista multidisciplinare il cui originale itinerario artistico, avviato nella seconda metà degli anni Sessanta, ha attraversato cinque decenni di storia culturale italiana.
Bolognese d’origine, a partire dal 1970 Borsari si è distinta per la sua prima ricerca fotografica di stampo analitico, che le ha portato l’attenzione della critica e la collaborazione con alcune delle principali gallerie italiane del tempo, dalla Galleria del Cavallino di Venezia, allo Studio G7 di Bologna, alla Galleria Schema di Firenze. Nel giro di un decennio il suo linguaggio matura rapidamente verso forme espressive radicalmente nuove e si apre alla relazione con l’ambiente, inaugurando una pratica sperimentale in cui si annoverano azioni performative — celebri quelle che tra 1977 e 1979 la vedono intervenire nelle piazze di Milano, Bologna e Firenze per realizzare, anonimamente, delle Madonne di monete e cereali, poi lasciate all’azione distruttiva di piccioni e passanti — e interventi sul territorio e in spazi pubblici.
La pratica del site-specific, del quale Borsari è stata indiscutibilmente una pioniera italiana, rimarrà sempre la cifra più distintiva del suo lavoro: spostamenti minimali nell’equilibrio dello spazio, inaspettate interferenze nell’ordinario e impercettibili scarti tra realtà e finzione connotano per decenni la sua personale modalità di agire e di comunicare con il pubblico. Celebre un suo intervento nelle vicinanze del fiume Reno, Donna isola e ponte (1982), dove una figura antropomorfa ricavata dallo spostamento di terra e sassi, viene lentamente riassorbita dall’ingrossarsi del corso d’acqua e dagli agenti naturali. Ma ricordiamo anche Spaccato urbano (1999), con cui una mattina di marzo coglie di sorpresa i passanti di via Anfiteatro a Milano, dove, sui muri scrostati di un palazzo bombardato e mai ricostruito, Borsari aveva anonimamente fatto appendere due piccoli ritratti a olio. Nascita e morte delle immagini, la sopravvivenza della memoria, la relazione con l’altro da sé come terreno di una continua negoziazione dell’identità erano i punti nodali della sua ricerca, condotta senza mai costringersi nei confini di uno specifico mezzo espressivo o di un’etichetta critica di tendenza.
Per decenni docente di Filologia romanza presso l’Alma Mater di Bologna, dal 2006 si era trasferita a Milano, dove con alcuni artisti, tra cui Ferdinando Mazzitelli, Giancarlo Norese, Marco Vaglieri e Amedeo Martegani, aveva aperto l’Associazione “Ar.Ri.Vi—Archivio Ricerca Visiva”, attiva per anni come spazio indipendente dedicato al dibattito sulle arti visive contemporanee. Borsari non ha mai considerato la ricerca artistica un ambito privato, disgiunto dalla collettività, e dell’arte ha sempre rivendicato una forte valenza sociale, evidente in molti suoi progetti ideati in supporto dei malati psichiatrici, come “Percorso Vita”, altra associazione da lei fondata nel 1997, e Manifestazione (2000), progetto di arte pubblica patrocinato dalla città di Bologna, contro l’emarginazione delle malattie mentali.
Molti i critici che nel corso degli anni si sono occupati del suo lavoro. Di lei hanno scritto: Romana Loda, Mario Diacono, Giovanni Maria Accame, Adalgisa Lugli, Luciano Anceschi, Claudio Cerritelli, Omar Calabrese, Filiberto Menna, Roberto Daolio, Giulio Giorello, Elio Grazioli, Angela Madesani, Paolo Fabbri, Gabi Scardi, Emanuela De Cecco, Anna Daneri, Alessandra Pioselli, Gigliola Foschi, Francesco Tedeschi, Giorgio Zanchetti, Sara Fontana, Silvia Paoli, Federica Boragina, Giulia Kimberly Colombo.
In anni recenti il Museo del Novecento di Milano le ha dedicato un’importante mostra monografica, Anna Valeria Borsari. Da qualche punto incerto (2021), che ha portato attenzione e riconoscimento al suo lungo e articolato percorso, e in seguito al quale l’artista aveva donato al patrimonio civico milanese due tra le sue opere più significative, Icaro (1976) e Autoritratto di una stanza (1977). Il suo ultimo progetto risale all’aprile di questo anno: con April is the cruellest month, ospitato negli spazi della Biblioteca di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, Borsari ha continuato a esercitare il suo sguardo critico sul presente storico, offrendo al pubblico dell’Università una riflessione poetica sui drammatici effetti della guerra.