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Anish Kapoor | Commanderie de Peyrassol. Flassans-sur-Issole, Francia

Testo di Manuela Piccolo — La Commanderie de Peyrassol, in collaborazione con Galleria Continua, ha inaugurato lo scorso giugno una mostra che raccoglie dieci opere realizzate da Anish Kapoor, posizionate esattamente a metà tra il memento mori e la vanitas. Il primo...

Vue de l’exposition Anish Kapoor (Ingest, Shade, Ooze) – courtesy Anish Kapoor and Galleria Continua – (c) C. Goussard
Vue de l’exposition (Shade, 2016, Gilgamesh, 2016) – courtesy Anish Kapoor and Galleria Continua – (c) C. Goussard

Testo di Manuela Piccolo —

La Commanderie de Peyrassol, in collaborazione con Galleria Continua, ha inaugurato lo scorso giugno una mostra che raccoglie dieci opere realizzate da Anish Kapoor, posizionate esattamente a metà tra il memento mori e la vanitas. Il primo rappresenta la consapevolezza che la vita è breve e la nostra esistenza transitoria; il secondo si sposta dall’interno all’esterno dell’osservatore, provando quanto i beni materiali, con cui cerchiamo con affanno di riempirci, siano ugualmente vuoti e caduchi. Entrando troviamo una stanza unica, bianca, asettica, le sculture sono gigantesche, senza alcun equilibrio tra lo spazio e la loro dimensioni, lo scenario è disturbante, sorprendente e brutale, si ha difficoltà a mettere a fuoco tutti gli elementi presenti per quanto questi s’impongano. La prima sensazione è di essere entrati in un iper-clinica asettica con massi organici in putrefazione; è fortissima l’associazione tra sangue e carne umana: le ferite della carne, pelli trasparenti e sanguinanti, impasti di silicone, fibra di resina e garza.

Il lavoro di Anish Kapoor “sanguina” dagli anni ’80, quindi queste grandi sculture fanno parte di una lunga conversazione con chi le guarda, ed è evidente la volontà di mostrare padronanza della materia e del colore rosso, che sembra essere un’ossessione, il colore terra, del sangue, della nascita, della morte, delle viscere. Non c’è proporzione, così l’occhio continua a cercare di mettere a fuoco e ridimensionare ciò che lo circonda, così fa con le sue emozioni: è sangue umano? Sangue mestruale? È omaggio alla vita e alla fertilità? È materia in decomposizione? È la funerea e drammatica rappresentazione della nostra esistenza finita? Sono parti di un corpo squarciato, come tra le gambe di una donna partoriente?

Vue de l’exposition Anish Kapoor (Ooze, 2016, Transparent Skin, 2016, Shade, 2016, Gilgamesh, 2016) – courtesy Anish Kapoor and Galleria Continua – (c) C. Goussard
Anish Kapoor, Gilgamesh, 2016 – courtesy Anish Kapoor and Galleria Continua – (c) C. Goussard

Tutte domande che ci ricordano la nostra eterna vulnerabilità, le debolezze dell’essere umano, siamo parte di un sacrificio, fatto di pieni e di vuoti, di vita e morte, di inizio e fine. E noi abbiamo deciso di esistere sterminando tutti gli altri esseri viventi, approfittando della nostra supremazia come specie – divoriamo la stessa carne che vestiamo – inquietante così come il sangue raggrumato di cui le sculture a parete sono impregnate: un sacrificio, lo stesso che non lava i sensi di colpa per la disumanità e la prepotenza che originiamo e che ci attornia, di cui siamo tutti in egual misura responsabili. Anche se volessimo togliere una maschera ne troveremmo subito sotto un’altra.

Anish Kapoor ci mostra, in modo profondo, rosso carminio e da diverse prospettive, come vita e morte, luce e ombra, abbiano gli stessi principi, diversi solo perché opposti. Sono questi meteoriti ripugnanti dai volumi massicci a muro a esprimerlo, corpo vivo e ferito, il sentire si fa intenso, unito con una cerniera tra consapevolezza e nausea, perché è da appena nati che si comincia a morire.

Fino al 30 novembre 2021

La Commanderie de Peyrassol, a Flassans-sur-Issole nella Provenza del sud, è un’azienda vinicola di 950 ettari, di proprietà di Philippe Austruy, collezionista sensibile all’arte contemporanea, negli anni ha ospitato molte opere temporanee e permanenti e un vasto parco di sculture a cielo aperto, punteggiato da oltre 100 opere.

Vue de l’exposition Anish Kapoor (Ooze, 2016, Shade, 2016) – courtesy Anish Kapoor and Galleria Continua – (c) C. Goussard
Vue de l’exposition Anish Kapoor (Ooze, 2016, Shade, 2016, To a mouth, 2016, Transparent Skin, 2016)
Anish Kapoor, To a mouth, 2016 – courtesy Anish Kapoor and Galleria Continua – (c) C. Goussard
Anish Kapoor, Transparent Skin, 2016 – courtesy Anish Kapoor and Galleria Continua – (c) C. Goussard