Per festeggiare 10 anni dalla sua apertura, la Fondazione MAST ospita la mostra antologica Visual Spaces of Today del grande fotografo tedesco Andreas Gursky. A incorniciare questa particolare occasione, un motto “Fare del lavoro una cultura e della cultura un lavoro”: parole che legano insieme queste due realtà, la cultura aziendale dell’impresa da una parte e la creazione di uno spazio per dove sperimentale l’aspetto creativo e culturale sul lavoro. Oltre ai 10 anni della Fondazione, c’è un altra ricorrenza da commemorare: i cent’anni dell’impresa G.D. specializzata in soluzioni industriali.
La mostra dedicata ad Andreas Gursky è curata da Urs Stahel assiema al fotografo tedesco e prende ispirazione proprio dall’acronimo MAST – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia e dai mondi tematici che ruotano attorno a concetti quali la globalizzazione, l’economia e il significato stesso dell’attività lavorativa.
Nella dettagliata presentazione della mostra, Stahel ha citato la lunga lista di quelli che da sempre sono i luoghi privilegiati del fotografo: magazzini, aeroporti, luoghi industriali, fabbriche, porti, supermercati, snodi ferroviari e autostrade, metropoli ma anche luoghi solitari come deserti e periferie, luoghi del tempo libero e dello svago, ristoranti e grandi archivi. Per molti aspetti, potremmo citare i ‘non luoghi’ di Marc Augè coniato nel 1992 per definire tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere indennitari, relazionali e storici.
E sono proprio alcuni di questi i luoghi i protagonisti della mostra al MAST.
Nei vari spazi della Fondazione sono ospitate 20 immagini dell’artista, che abbraccio un arco di tempo che va dai primi lavori come Salerno I e Tokyo Stock Exchange entrambedel 1990, passando per Chicago Mercantile Exchange (1997), il dittico Schiesser, sempre del 1990, al minimalismo di immagini come Toys’R’US (1999) alle opere più recenti (V&R IIeV&RIII, 2022) o Hong Kong Shangai Bank III del 2020 e il bellissimo tramonto Salinas del 2021, che oltre ad essere in mostra campeggia stampato in grande formato fuori dalla Fondazione.
Sempre nella premessa del curatore, viene ribadito l’importanza del fotografo non solo per il suo ruolo i seno alla storia del linguaggio fotografico, ma sopratutto perchè il suo nome è stato associato alle“fotografie di grande formato”. Le sue immagini sono oggi divenute vere e proprie icone contemporanee e hanno contribuito a stabilire lo status della fotografia come arte e quindi come oggetto di collezione sia per i musei sia per i privati.
“Ancora oggi questa è la particolare forza di Gursky, la sua grande potenza visiva, che ogni volta rende l’ingresso nel suo universo di immagini un’esperienza e al tempo stesso un passo verso l conoscenza. La disposizione delle sue opere offre spazio e tempo per un’esperienza fisica, mentale ed emotiva, per afferrare, per capire”, osserva Urs Stahel.
“Il grande formato, per il quale Andreas Gursky ha optato molto presto – afferma ancora Urs Stahel – costituisce una presa di posizione, una dichiarazione visuale e contenutistica dell’artista e una sfida per chi contemplai suoi lavori”.
L’ esposizione è accompagnata da un catalogo, pubblicato dalla Fondazione MAST, con la prefazione della Presidente Isabella Seràgnoli e un testo di approfondimento critico di Urs Stahe.