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and the ground begins to breathe | FuoriCampo, Siena

Le opere esposte interpretano il processo vegetale come metamorfosi lenta e attenta, articolandosi in due differenti sedi - Via dei Termini e Limonaia di Villa Griccioli - ma che seguono il dialogo tra arte, botanica e immaginazione.
and the ground begins to breathe, Installation view, FuoriCampo, Siena 2025

Testo di Noemi Macchia

Nel cuore di Siena, la galleria FuoriCampo presenta la mostra and the ground begins to breathea cura di Giacomo Pigliapoco. Si tratta del secondo capitolo del progetto espositivo avviato lo scorso anno con la mostra Sowing the seed of care. Dopo un primo appuntamento del 2024, sul gesto della cura come pratica radicale e condivisa, questa nuova mostra esplora la fase della germinazione: quel momento in cui il seme inizia a svilupparsi. Le opere esposte interpretano il processo vegetale come metamorfosi lenta e attenta, articolandosi in due differenti sedi ma che seguono il dialogo tra arte, botanica e immaginazione. 
Nella sede di Via dei Termini espongono Irene Dionisio, Nona Inescu, Kyriaki Goni, Lucia Pizzani, Natália Trejbalová, Rachel Youn; nella Limonaia di Villa Griccioli abitano le sculture di Alessandro Biggio. La collaborazione tra Galleria FuoriCampo e Giacomo Pigliapoco concilia sperimentazione e radicamento territoriale con una rete di artisti emergenti, alcuni esposti per la prima volta in Italia. Ne fuoriesce un ecosistema espositivo che non solo rappresenta la natura, ma la interroga come soggetto attivo e risonante. Un approccio vicino all’arte ecologica e all’eco-femminismo, in dialogo con Beuys o Mendieta. 
In sintonia con le pratiche della sound art ecologica e con l’etica dell’ascolto promossa da studiose come Donna Haraway e Anna Tsing, all’ingresso della galleria, il pubblico è accolto dalla traccia audio Pollinator (2023) di Pizzani. I suoni riprodotti sono legati agli insetti impollinatori della foresta amazzonica. L’opera sottolinea l’interdipendenza tra organismi e invita ad ascoltare consapevolmente la relazione tra terreno e biodiversità. Accanto, Cadena (2024) alterna argilla e gusci di cocco in una scultura ovale che richiama semi, ovuli, crisalidi: forme rigenerative che risuonano con le genealogie dell’eco-femminismo. 

and the ground begins to breathe, Installation view, FuoriCampo, Siena 2025
and the ground begins to breathe, Installation view, FuoriCampo, Siena 2025

Quanto a Rachel Youn mette in scena un’umanità ibridata con la macchina: Waiting (2020) e Dive (2022) usano fiori artificiali e massaggiatori shiatsu per evocare reazioni sensibili, tra animismo tecnologico e oggetti emarginati a cui l’artista restituisce vita. 
La natura è accolta nello spazio museale anche grazie alle due fotografie Afterlife e I hold the stalk in my hand. I am the stalk (2023) di Inescu: mani che stringono frammenti vegetali in un gesto tattile e rituale. 
Augmented Reality Portrait of the Invisible Plant (2024) di Goni, rende visibile la Micromeria acropolitana tramite QR code, affermando che anche il digitale ha bisogno di essere curato, come fecero Steyerl o Paglen ma con più sensibilità ecologica. La stessa linea di pensiero è seguita da Dionisio, con A Germ Theory. The Germ Theory (2020), attraverso la quale l’artista crea una germinazione immateriale grazie all’ausilio di un audio in cuffia. Sia con Goni che con Dionisio, la natura muta supporto e si trasferisce nel linguaggio tecnologico, interrogando la mediazione digitale. 
Natalia Trejbalová in Between two ferns, a lazy allodola awaits (2025) usa pigmenti, piume e fibre per creare figure vegetali fluide, grazie all’aerografo. Mentre A day in the life of an iris pleurotus, past and present (2022–25), unisce radici, terra e un fiore in vetro: simbolo di vita che affiora dal sottosuolo. 
Alla Limonaia, Biggio lavora con cenere, legno bruciato e schiuma espansa, componendo installazioni tra controllo e abbandono, come nei “coni” di Giulio Turcato o le combustioni di Burri. Emergono i temi della trasformazione, della fragilità e del ciclo vita-morte. 

In questo senso, tutte le opere non illustrano semplicemente dei concetti, ma attraverso percorsi immaginativi e sensoriali, interrogano lo spettatore su cosa significhi oggi prendersi cura di ciò che è fragile, invisibile o non umano e su come rallentare e rieducare lo sguardo per cogliere i ritmi profondi della natura. 

and the ground begins to breathe, Installation view, FuoriCampo, Siena 2025
Alessandro Biggio- and the ground begins to breathe, Installation view, Limonaia di Villa Griccioli – FuoriCampo, Siena 2025