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Anche in un castello si può cadere | Progetto Wonderful alla Manifattura Tabacchi, Firenze

La collettiva, a cura di Benedetta Casini e visibile fino al 10 novembre 2024, propone la restituzione del periodo di ricerca dei quattro artisti selezionati: Friedrich Andreoni, Lucia Cantò, Benedetta Fioravanti e Giovanna Repetto

“Anche in un castello si può cadere”. Museo Novecento presenta negli spazi del Caveau di Manifattura Tabacchi a Firenze la mostra finale del progetto di residenza WONDERFUL! Art Research Program 1st edition 2024 – Maria Manetti Shrem. La collettiva, a cura di Benedetta Casini e visibile fino al 10 novembre 2024, propone la restituzione del periodo di ricerca dei quattro artisti selezionati: Friedrich Andreoni, Lucia Cantò, Benedetta Fioravanti e Giovanna Repetto.  

Gli artisti, insieme con la curatrice, sono infatti stati in residenza per sei mesi a Firenze dividendosi tra il Museo Novecento e la Manifattura Tabacchi, da questa esperienza emerge un’interessante analisi sulle relazioni umane, sui confini identitari e che scivola inevitabilmente sul corpo, stimolato attraverso tutti i sensi, dall’udito, alla vista fino all’olfatto. Il Caveau di Manifattura Tabacchi diventa quindi uno spazio condiviso frutto dell’intrecciarsi di pensieri e suggestioni individuali che dialogano con il lavoro dell’altro e con lo spazio che li accoglie. Si tratta infatti di un ambiente espositivo fortemente caratterizzato, nel quale sono conservati vecchi macchinari, oggetti da lavoro e le memorie dell’ex fabbrica di tabacco fiorentina, “il Caveau è uno spazio liminale” ha raccontato la curatrice Benedetta Casini “sospeso fra passato e futuro. I lavori in mostra vi si inseriscono come apparizioni inaspettate, accogliendo la sfida della densità storica e simbolica che abita l’edificio”. Concetto che bene si evince dal lavoro di Friedrich Andreoni pensato appositamente per questo spazio: What to do with our dreams? è infatti un’installazione sonora nella quale le vibrazioni interagiscono con i vecchi macchinari presenti nello spazio, amplificandone il risultato. Partendo dalla registrazione di alcuni canti gregoriani ascoltati nell’abbazia fiorentina di San Miniato al Monte, Andreoni li rielabora fino a farne perdere completamente il senso e trasformarli in vibrazioni capaci di raggiungere il corpo solo tramite il proprio riverbero. Se dunque le frequenze sonore, riprodotte ad alto volume, si irradiano in maniera orizzontale, vi è però una reinterpretazione, stilizzata e in scala, del ciborio di San Miniato sospesa in mezzo alla stanza che in un certo senso chiude il cerchio e ci riporta con lo sguardo verso il divino. 

Installation View “Anche in un castello si può cadere”, Progetto di residenza Wonderful! Art Research Program, 2024 – 1st edition Maria Manetti Shrem, Manifattura Tabacchi, courtesy Museo Novecento, ph. Leonardo Morfini

Benedetta Fioravanti sceglie invece di proporre un’opera video, I still love U, anyway, è infatti un racconto di momenti di vita quotidiana che si sviluppa attraverso riprese video fatte nei mesi di residenza e frammenti recuperati da YouTube. È un racconto che procede per analogie, l’artista parte infatti da alcune parole chiave che declina attraverso sinonimi e contrari che le permettono di ampliare lo spettro del significato e dar vita ad un racconto che si fa sempre più complesso ma anche sempre più violento. Le immagini, pur nella loro semplicità, si compongono in sequenze che creano una tensione crescente, sciolta sul finire da una voce infantile che cantando contrasta la violenza delle immagini. 

I corpi tornano protagonisti anche nel lavoro di Lucia Cantò che attraverso l’alabastro dà vita a una presenza misteriosa e ambigua nel lavoro Il Problema dei due copri. Con Coefficiente possibile sperimenta invece l’idea di soffio, riuscendo a dargli consistenza e forma grazie al vetro. “Ha voluto sperimentare partendo dalla pura idea del soffio vitale” ha raccontato la curatrice “che nei suoi lavori si cristallizza dando vita ad una rappresentazione allegorica dell’io”. Questi corpi scivolano l’uno verso l’altro, incontrandosi e catturano così quell’attimo di unione.

Giovanna Repetto interviene infine negli spazi del caveau dando forma alle parole attraverso l’accumulazione di artemisia essiccata (moxa), erba utilizzata nella medicina cinese per riattivare il flusso energetico. Sono parole che fanno parte del vocabolario personale dell’artista e che Repetto sceglie di bruciare sprigionandone le proprietà e lasciando che lo spazio e lo spettatore ne assorbano gli effetti benefici. 
Un aspetto che sicuramente emerge nella collettiva è il rapporto che gli artisti hanno instaurato con la Toscana; tutti e quatto hanno infatti proposto nei propri lavori, con forme assolutamente differenti, un richiamo alla regione nella quale sono stati in residenza.  Spaziando dall’utilizzo del vetro, soffiato in una celebre cristalleria di Colle di Val d’Elsa (SI), nelle sculture di Lucia Cantò, alle scene girate nel parco fiorentino delle Cascine nel video di Benedetta Fioravanti per arrivare ai canti gregoriani dell’installazione di Friedrich Andreoni, il vero filo che lega questi quattro artisti è di fatto l’esperienza condivisa vissuta in questi mesi. 

Installation View “Anche in un castello si può cadere”, Progetto di residenza Wonderful! Art Research Program, 2024 – 1st edition Maria Manetti Shrem, Manifattura Tabacchi, courtesy Museo Novecento, ph. Leonardo Morfini