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Greeters > L’immagini guida di AMACI realizzata da Adrian Paci

Si svolgerà sabato 11 ottobre 2014 la Decima Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione organizzata ogni anno da AMACI, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, per portare l’arte del nostro tempo al grande pubblico. Per festeggiare un anniversario così importante, i direttori dei 26 musei associati hanno chiamato Adrian Paci a realizzare l’immagine guida di […]

Adrian Paci - AMACI Greeters
Adrian Paci – AMACI Greeters

Si svolgerà sabato 11 ottobre 2014 la Decima Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione organizzata ogni anno da AMACI, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, per portare l’arte del nostro tempo al grande pubblico.
Per festeggiare un anniversario così importante, i direttori dei 26 musei associati hanno chiamato Adrian Paci a realizzare l’immagine guida di questa edizione, proseguendo il progetto avviato nel 2006 di affidare a un artista italiano di fama internazionale la creazione dell’immagine guida della manifestazione.

E proprio il tema del viaggio e del distacco sono alla base di Greeters, l’immagine scelta da Adrian Paci come simbolo della Decima Giornata del Contemporaneo: due ragazzi ci salutano, in un gesto congelato dal fermo-immagine che trasforma la narrazione video in immagine fissa. Sono solo ipotesi, quelle che possiamo fare per rispondere agli interrogativi che ci vengono posti dalla simbolica semplicità delle due figure. Sono interrogativi che non riguardano solo i due personaggi della foto – pretesto narrativo preso dalla cronaca che permette a Paci di affrontare le tematiche a lui care della debolezza, dell’insicurezza, della perdita e dell’abbandono – ma che riguardano piuttosto le relazioni umane in senso universale. Tolti dal contesto, infatti, i due giovani non raccontano più nulla di se stessi, ma portano l’osservatore, impegnato nello sforzo di rispondere, a viverli come familiari, vicini, in una visione empatica che li unisce in un unico abbraccio. Le due figure, rese astratte dalla semplice ma potente operazione dell’artista che li strappa al loro contesto mostrano qualcosa di forte e allo stesso tempo di vulnerabile, con i loro volti apparentemente sereni, i loro gesti confidenziali, il loro sguardo che incrocia il nostro sostenendolo. Il ritmo delle loro braccia e la centralità frontale della scena comunicano stabilità, la loro nudità e la bassa definizione dell’immagine rendono il tutto sfuggente e fragile. L’immagine diventa allora l’evocazione di un dialogo profondo e intimo tra i soggetti della foto e lo spettatore, raccontando così non più un fatto di cronaca ma uno scorcio indefinito della nostra comune condizione umana.
La scelta – spiega Adrian Paci – è stata quella di accostare due realtà che sembrano lontane, antitetiche. I due giovani della foto non c’entrano nulla con il cosiddetto “mondo dell’arte”. Nessun collegamento sembra riuscire a mettere insieme il vissuto che emerge da questa immagine e la realtà sofisticata e a volte cinica del mondo dell’arte. E qui sta il significato più profondo e il contributo che questa immagine cerca di portare: la semplicità e il carico di mondo che essa porta con sé si incontrano e si scontrano con il mondo dell’arte. “Quelli che stanno fuori” semplicemente salutano “quelli che stanno dentro” innescando una comunicazione carica di umanità.

Dopo Michelangelo Pistoletto (2006), Maurizio Cattelan (2007), Paola Pivi (2008), Luigi Ontani (2009), Stefano Arienti (2010), Giulio Paolini (2011), Francesco Vezzoli (2012) e Marzia Migliora (2013), per il 2014 la scelta unanime è ricaduta su Paci, artista albanese di nascita e italiano di adozione, a testimoniare che l’arte trascende confini e nazionalità e con il suo linguaggio può contribuire al percorso di crescita e maturazione di ogni società civile.

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