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Auditorium RAI, Torino
Luca Cerizza, Francesco Manacorda e Massimiliano Gioni aprono l’ ‘ Alighiero Boetti Day’ (Artissima e Fondazione Trussardi), davanti ad un centinaio di persone. Sembravamo pochi nel grande e bellissimo Auditoriom RAI, disegnato da Carlo Mollino nel 1952. Sulle 10 sedie messe sul palco di quest’ultimo, si sono avvicendati decine di ospiti radunati per rendere omaggio ad uno degli artisti più significativi e misteriosi del ‘900. La giornata faceva parte del più grande progetto dedicato all’artista: ‘Giorno per Giorno’ (in varie sedi a Torino).
Ho preso alcuni appunti, ho trascritto alcuni aneddoti e frasi a random!
Il primo a raccontare in pochissimo tempo dei ricordi risalenti a 40 anni fa, Michelangelo Pistoletto. L’artista incontrò Boetti nel ’67: “Si avvicinò e mi chiese: Come si fa ad avere successo? Come/dove devo indirizzare la mia opera?. Gli risposi che l’opera non ha direzioni… e lo invitai nello studio in Via Raimondi per partecipare, con altri artisti, alle prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che in seguito mi portò a a sviluppare il Manifesto della collaborazione.”
Racconta invece Piero Gilardi (tra le immagini che scorrono mentre parla anche un frame che lo immortala con Viva Superstar) che un astuto AeB, per sbarcare il lunario, comprava a Vallauris (Provenza francese) delle edizioni in ceramica di Picasso e – con qualche trucchetto per ‘scansare’ la dogana – le vendeva in Italia.
Dai racconti di Pistoletto, Gilardi, Clino Castelli, emerge un AeB vivace/ombroso, che amava i vestiti, la ‘scena’… che parlava per rima, per filastrocche… che leggeva riviste di moda… che, il suo ‘passo a lato’ lo ha compiuto andando in Afghanistan. AeB ‘scappa’ dall’Occidente e dalla società fordista in quanto rifiutava il sistema dominante.
Excursus universaleastrofisico per Tommaso Trini. Ricorda che Boetti diceva: “Il mio problema non è quello di fare delle scelte dettate dal mio gusto, ma quello di trovare un sistema che scelga per me”.
Brevissimo e pacato Salvo, ricorda che quando divideva lo studio con AeB, si lavorava/giocava/studiava. “Si viveva lavorando e giocando”. Ricorda la ‘balla’ che AeB raccontava in giro: che avevano un gruppo muscale. In realtà Salvo sì e no se riusciva a tenere una chitarra in mano. Questa del gruppo, era un capriccio che AeB amava raccontare in giro. Hanno anche fatto un’audizione alla Cetra. Gli hanno chiesto: “Ma perchè suonate?”… tanto erano incapaci! I due artisti, avevano anche tentato di inventare un artista farlocco – tale Alessio – specializzato in animali-giocattolo. Hanno iniziato a ipotizzare un curriculum e produrre alcuni disegni. Si sono stancati lasciando perdere. (Questo fatto mi ha ricordato AnnLee di Huyghe e Parreno)
Racconta del Piper di Torino l’architetto Pietro Derossi. In questo luogo sono passati tantissimi artisti tra cui anche AeB. Mentre raccontava, ha mostrato alcuni abiti creati da AeB in plastica, tra cui quello con i pesci. In questo luogo si sperimentava un tipo di ricerca in cui moda/arte/musica/teatro si fondevano-confondevano


Gioni racconta anche che Maurizio Cattelan ha incontrato AeB in occasione della Biennale di Venezia nel 1990, dentro al Padiglione statunitense accanto ad una pila di poster di Jenny Holzer. Hanno chiaccherato un pò e prima di salutarsi, AeB ha preso un poster, ha aggiunto un nuovo truismo alla lista della Holzer – “Non scrivere mai cazzate” – l’ha firmato e glielo ha regalato. Per questa gionata, Cattelan ha commissionato a due gemelli di leggere l’intervista immaginaria che ha fatto ad AeB, ‘Infiniti Noi’ (la potete trovare in Flash Art n. 230, 2001. All’entrata del teatro era possibile prendere una copia del poster.
Toccante, profondo, asciutto l’intervento di Lawrence Weiner. Ha esordito dicendo che trova assurdo cercare di capire le opere d’arte attraverso ciò che dicono gli artisti. Con AeB comunicavano con un pessimo francese, forse non serviva che si dicessero troppe cose.. Secondo lui, AeB voleva creare delle ‘messe in scena’.
