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L’imprevedibilità della materia | Alessandro Piangiamore da Magazzino, Roma

Avevano qualcosa di drammatico le superfici di cera, così come ‘tempestose’ risultavano all’occhio i pannelli di cemento che, impietosi, conservano dei fiori trovati negli scarti dei mercati (serie Ikebana). Queste superfici irrequiete, realizzate nel 2014 (circa) le prime e nel...

Alessandro Piangiamore – Frangiflutti – Installation view at Magazzino, Rome

Avevano qualcosa di drammatico le superfici di cera, così come ‘tempestose’ risultavano all’occhio i pannelli di cemento che, impietosi, conservano dei fiori trovati negli scarti dei mercati (serie Ikebana). Queste superfici irrequiete, realizzate nel 2014 (circa) le prime e nel 2016 le secondo, sembrano trovare pace nell’ultima produzione di Alessandro Piangiamore, presentata in occasione della sua mostra personale Frangiflutti in corso da Magazzino, Roma, fino al 29 giugno. 
Il titolo ricorda qualcosa che protegge e ripara, un ‘ostacolo’ – naturale o artificiale – che si oppone alla violenza delle onde. Quest’immagine ‘protettiva’ stimola più di una riflessione su come l’artista concepisce il fare arte, come qualcosa di ‘riparatore’ o, direi io, consolatorio. Possiamo concepire il gesto artistico come un’atto di protezione? Può un opera conservare o preservare la purezza dello sguardo o, meglio, suscitare dello stupore?
Piangiamore è convinto che l’immaginazione possa rivelare delle alternative alla realtà. Prova ne sia la sua nuova serie di opere Cacciatore di Polvere: una collezione di terre, raccolte dall’artista durante i suoi spostamenti, trasformata in pannelli quasi monocromi. Compatte, omogenee e ‘silenziose’ queste superficie prive di drammaticità, lanciano a noi che guardiano una sorta di sfida: come guardare attraverso la superficie, cosa intuire o immaginare? 
Cacciatore di Polvere riflette sul ciclo della materia in modo paradossale, rendendolo celibe, privandolo di una premessa e uno sviluppo. Un continuo principio, razionale nella forma e nell’aspetto, che risponde all’irrazionale ossessione di mostrare la potenza visiva di ciò che i nostri occhi spesso ignorano.”

Alessandro Piangiamore – Serie “Acqua negli occhi” – Courtesy Magazzino, Rome.
Alessandro Piangiamore – Frangiflutti – Installation view at Magazzino, Rome

Sempre nell’ottica di far parlare i materiali, Piangiamore realizza una serie di fotografie dove, protagonista il ghiaccio, la realtà viene deformata grazie a questo filtro naturale. Anse, linee sghembe, colori falsati, la trasparenza del ghiaccio trasla la luminosità e perfezioni del cielo, le sue cromie, in composizioni astratte e imprevedibili. L’artista da come titolo di questa serie Acqua negli occhi come a suggerire – metaforicamente – come il nostro sguardo, reso pigro dalla quantità di immagini che assorbiamo passivamente nel nostro quotidiano, abbia ancora la possibilità di perdersi e di smarrire la leggibilità del noto per avventurarsi nell’imprevedibilità dell’ignoto. Da qui le immagini che si allontanano dalla natura e dal reale, per farsi luoghi astratti. 

Affezionato alla magia dell’arcobaleno – tra gli elementi che, negli anni, l’artista ha elaborato in forme e prospettive sempre diverse – Piangiamore completa la mostra con una serie di sculture che simulano la rifrazione cromatica della luce. 

La serie Giove Pittore di Farfalle consiste in sette sculture in vetro animate da altrettante luci manovrate a distanza. La luce e l’intensità luminosa, seguendo un ritmo aleatorio, conquista lo spazio con fasci di luce e colore. Questo moto di irrequietezza dialoga con l’armonica passività delle superfici terrose della serie Cacciatore di Polvere, che assorbendo la luminosità cambiano a loro volta colore.   

Alessandro Piangiamore – Frangiflutti – Installation view at Magazzino, Rome