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English text below
Il titolo suona come una delle tante canzonette italiane che tanto andavano in voga decenni fa: “Il mio cuore sulla spiaggia”. Immagini di nottate infuocate, di teneri abbracci, ma anche un po’ di malinconia forse, per la fine della villeggiatura o per un netto rifiuto. Un cuore alla deriva, sulla spiaggia, tra gli scogli…
Cosa pensava Alessandro Pessoli quando ha dato alla sua ultima mostra ospitata alla galleria Zero… un titolo simile? Forse ciò di cui tratta con le sue opere e, nello specifico, con il linguaggio pittorico, è l’ “amore”. L’amore per l’arte o – nel suo caso è da accentuare – la passione per l’atto del dipingere, per i tanti gesti che la grammatica pittorica si porta appresso da secoli, la sua maniacalità, le tante ossessioni, le molte battaglie e rivoluzioni che ha compiuto nel più vasto panorama della storia dell’arte.
Per iniziare il nuovo sodalizio con la galleria Zero…, dopo anni di collaborazione con lo Studio Guenzani, Alessandro Pessoli ha deciso di esporre solo dipinti, tralasciando la sua ricerca scultorea per un’altra occasione. Per questo appuntamento (da poco terminato, la mostra è rimasta visibile dal 4 giugno al 3 luglio) come fosse una riflessione sulle tematiche più classificabili in pittura, l’artista affronta i classici temi – o generi – come l’autoritratto, la natura morta e le marine. Tanto sono esemplari i temi, tanto il pittore ne stravolge, dalla base, le archetipe forme. Ecco che l’autoritratto diventa schermo su cui sperimentale sia con i lineamenti delle proprie fattezze, sia con le tecniche pittoriche – tanto care a Pessoli tanto da diventare, nel tempo, un abilissimo “manipolatore” di tecniche e stili – che, come cita il foglio di sala, vanno “dalla pennellata espressionistica alla serigrafia, all’utilizzo del rullo e dello stencil, dello spray e dell’aerografo”.
Come fossero collage – materici ma anche concettuali – l’artista assembra, incastra, manipola appunto tecniche con immaginari, stili con visioni per creare surreali e psichedelici connubi. Barche a vela infuocate su sfondi piatti, pesci dai forti tratti materici con sagome sovraimpresse con spray, qualche corna, molti occhi, tanti soli e fiori. Farfalle stilizzate tra pennellate grossolane e perfette campiture, cerchi e strisce, facce e occhi: sempre il volto dell’artista – unico protagonista umano nelle scene – e moltissimi occhi di pesci.
Poetici o ironici i titoli che accompagnano le tele per lo più dai toni e colori sgargianti: Da “Ballerino” a “Spiaggiati”, “El Matador” e “1963” (anche data di nascita dell’artista), qualche “Still Life”, “Pescetti”… Mondo circense, da balera o semplicemente titoli nominali (indicano ciò che appare nella tela), le visioni di Pessoli sembrano eterni ritorni della sua grammatica parola che, grazie proprio all’azione combinatoria trova sembra nuove soluzione e racconti. Un mondo leggero, raccontato con facilità e gaiezza; visioni funambolesche che raccontano la grande e lunga storia della pittura.
Alessandro Pessoli — Il mio cuore sulla spiaggia
For his first solo exhibition at the gallery, Alessandro Pessoli presents a series of new paintings, which
reinterpret some traditional genres of painting with a personal, intimate and almost emotional approach. After a long period of exhibitions dominated by a large presence of three-dimensional works, especially ceramics, for this exhibition Pessoli worked on a classical scheme of the history of painting, which places the subject at the center of the painting – portraits, still lives, marine with fish, boats. Thanks to a process of continuous stratification, revision and cancellation, the artist freely combines different techniques, from expressionistic brushworks to screen printing, to the use of the roller, the stencil, spray paint and airbrush. At the same time the style goes from phases of free disregard of the technique, to moments of refined combinations of materials and styles. His face as well as images of fish are supported, inserted into stylized and geometric forms, circles, pyramids, cones, subjects that are emptied and recombined. The full and bright colors create reflections, bands of color and rainbows.
The works reveal an omnivorous attitude and an instinctive, immediate style, characterized by a very rich visual vocabulary, with references ranging from art history, to the atmospheres of European pop, to the world of cartoons. The almost grotesque approach with which the subjects are treated, also suggests a reference to those paintings that are usually found in certain public places, such as taverns. The artist does not hide a feeling of tenderness towards this minor genre, a distant echo of the noble origin of painting, whose almost mechanical repetition and typically decorative function are suggested in the works on display. Under the colored surfaces, a subtle melancholy unveils, which becomes the starting point to reflect on the condition of being and artist and the man’s position in the contemporary world.
ZERO… 4th June – July 3rd 2015