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Alcune tappe a Lisbona

[nemus_slider id=”71778″] — Testo di  Livia Sperandio  Matteo Consonni e Gonçalo Jesus hanno scelto questa città come sede della Galeria Madragoa perché rappresenta una destinazione ambita per gli artisti, si ha la possibilità di avere spazio per i propri progetti nel contenitore dinamico di una capitale, le istituzioni sono in ascolto e la scena artistica […]

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Testo di  Livia Sperandio 

Matteo Consonni e Gonçalo Jesus hanno scelto questa città come sede della Galeria Madragoa perché rappresenta una destinazione ambita per gli artisti, si ha la possibilità di avere spazio per i propri progetti nel contenitore dinamico di una capitale, le istituzioni sono in ascolto e la scena artistica contemporanea ha un grande potenziale. La galleria, che ha sede nell’omonimo quartiere, è finemente decorata da ceramiche blu e bianche e al momento ospita tre mostre.
Belén Uriel presenta Descanso mentre Buhlebezwe Siwani è in mostra con il suo lavoro Imfazwe yenkaba, entrambe le personali sono visitabili fino al 13 gennaio 2018. Le due artiste espongono i propri progetti nella sede principale della galleria mentre a pochi passi da lì, presso la Sociedade Guilherme Cossoul, viene presentato l’ultimo atto del programma Madragoa Embora; si tratta del dialogo tra i lavori di Richard Artschwager e Nick Bastis, che sarà visibile fino al 6 gennaio 2018.
La personale di Belén Uriel è un’epifania dell’oggetto. L’artista spagnola, che vive e lavora tra Lisbona e Londra, promuove una riflessione sull’interazione tra l’oggetto di uso comune e il corpo umano. Un coperchio per la pattumiera o un bracciolo di un’automobile diventano matrici per installazioni in vetro; Belén Uriel guardando aldilà della funzione per cui l’oggetto è stato costruito, lavora per trarne la potenza scultorea. L’unicità e la rarità, caratteristiche della scultura, si scontrano con la serialità della produzione commerciale di questi oggetti. Gli elementi scelti hanno la caratteristica di essere costruiti e disegnati a supporto del corpo umano; l’interazione di questi con braccia, testa, gambe, produce dei segni che sono trattenuti e riproposti in ogni calco, come testimonianza imperfetta del passaggio umano sullo strumento.
Qui risiede il fascino dell’installazione; si tratta di un oggetto di un colore limpido che all’avvicinarsi mostra i tratti della consunzione dovuta al quotidiano.  Ogni prodotto è estrapolato dalla sua realtà di provenienza e astratto dal suo uso per tramutarsi in un nuovo elemento vitreo, per questo fragile e prezioso, in dialogo con un treppiede che lo rende antropomorfo, oppure appeso al muro creando uno spostamento dei piani della visione.
L’artista, lavorando attraverso una figura retorica, attribuisce all’oggetto il valore semantico della parte del corpo con cui interagisce. Così il calco del bracciolo di un’automobile è il braccio.
La delicatezza dei materiali, dei colori e delle forme è una proprietà che conferisce fascino al lavoro, sia sul piano concettuale sia su quello visivo. L’installazione è attraente se letta nella sua accezione umana e stimolante per la decontestualizzazione che induce al dubbio. La fragilità del lavoro non suggerisce debolezza ma grazia e incide sul comportamento del fruitore che si muove nello spazio con passi lenti e riflessivi. Destreggiandomi tra i saliscendi delle strade nella città penso alla proposta espositiva di questa galleria che è brillante e dinamica tanto quanto le giovani menti che la dirigono.

Belén Uriel 2 -DESCANSO- installation view - Photo Bruno Lopes
Belén Uriel 2 -DESCANSO- installation view – Photo Bruno Lopes

Pochi e ottimi elementi che possono concorrere a disegnare una scena ideale: tramonto di un sole caldo sul fiume Tejo, scorcio sul Ponte 25 de Abril e vista su un edificio sorprendente che, essendo rivestito di ceramiche, riflette la luce azzurra dell’acqua; è il MAAT – Museu de Arte, Arquitetura e Tecnologia di Lisbona.
Amanda Levete ha progettato le movenze sinuose di questa architettura in modo tale che camminarci accanto dia una sensazione di piacevole vertigine.
La proposta artistica non delude le aspettative create dall’ambiente esterno. La mostra Tension and Conflict consiste in una serie di opere video presentate grazie alla curatela di Pedro Gadanho & Luìsa Especial; i progetti sono divisi per genere in un climax che, partendo dallo studio dell’oggetto, passando attraverso un punto di vista concettuale, arriva al reportage di guerra. Resto affascinata dal lavoro di Marc Larré che si fa apprezzare per il suo poetico uso della chimica e della fisica applicata agli oggetti della vita di tutti i giorni, per creare assemblaggi e reazioni che sottintendono una particolare situazione politico-sociale. Così, la scena di una sedia di legno in bilico su flaconi di plastica ha come didascalia “il primo applauso al nuovo congresso”. In mostra le opere di: Patrícia Almeida, Halil Altindere, Marilá Dardot, Bofa da Cara, Burak Delier, Melanie Gilligan, Lola Gonzàlez, Hiwa K, Silvia Kolbowski, Nikolaj Bendix Skyum Larsen, Marc Larré, Jorge Macchi, Paulo Mendes, Mario Pfeifer, Francisco Queirós, Anatoly Shuravlev, Federico Solmi, Pilvi Takala, Maria Trabulo, Dragana Zarevac, Artur Zmijewski e Yorgos Zois.

I tassisti sono molto cordiali e amano parlare delle bellezze della loro città. Uno di loro, nella strada verso Belém, mi racconta la storia di Alì Babà; indicandomi la villa in cui abitava, senza nascondere un sorriso mi spiega che ora è la sede ufficiale dei presidenti del Portogallo.

Arrivati di fronte al Museo Coleção Berardo apprendo che si tratta di una vastissima collezione che dà origine a un interessante percorso attraverso l’arte moderna e contemporanea.  Gilberto Zorio, Francis Bacon, Sol LeWitt, Enzo Cucchi, Salvador Dalì, Nan Goldin, David Hockney, Anish Kapoor, Giuseppe Penone, Bill Viola, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Jeff Wall, Giorgio De Chirico, Max Ernst, Josef Albers – sono solo alcuni dei nomi degli artisti i cui lavori sono presenti nella collezione, ovvero tutti coloro che hanno impresso una traccia indelebile nella storia dell’arte.
In una delle stanze del museo risuona musica pop di una radio portoghese, è la Talking Picture di Man Ray. L’artista costruisce una geniale fusione tra un dipinto e un apparecchio radiofonico, così da garantire all’opera contemporaneità eterna. Ascoltare canzoni del 2017 provenienti da un’immagine dipinta da Man Ray nel 1957 produce un effetto estraniante e quasi ipnotico.

Dragana Zarevac- Resist (Disappearing Happiness) - 2014 -  Photo  Jacopo Tomassini
Dragana Zarevac- Resist (Disappearing Happiness) – 2014 – Photo Jacopo Tomassini
Jorge Macchi, 12 Short Songs, 2009
Jorge Macchi, 12 Short Songs, 2009
Coleção Berardo (1900-1960) - Photograph David Rato. Installation view
Coleção Berardo (1900-1960) – Photograph David Rato. Installation view