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Di profondità e di altezza, Alberto Tadiello

Alberto Tadiello racconta sempre di altezze o profondità. Dilata a dismisura o cesella particolari aspetti del reale. Sfugge sempre a una “concreta” (concrescere, condensare, aspetto dello stato solido) definizione: lascia aperto uno spazio non tanto all’interpretazione, ma all’immaginazione. Sempre minimo nelle scelte formali, sempre dosato e calibrato negli allestimenti, anche nel progetto allo spazio Le […]

Alberto Tadiello,   Melisma,   Le Dictateur,   Milano 2014
Alberto Tadiello, Melisma, Le Dictateur, Milano 2014

Alberto Tadiello racconta sempre di altezze o profondità. Dilata a dismisura o cesella particolari aspetti del reale. Sfugge sempre a una “concreta” (concrescere, condensare, aspetto dello stato solido) definizione: lascia aperto uno spazio non tanto all’interpretazione, ma all’immaginazione.

Sempre minimo nelle scelte formali, sempre dosato e calibrato negli allestimenti, anche nel progetto allo spazio Le Dictateur di Milano – “ Melisma” – Tadiello ci ha sottratti per pochi minuti allo scorre “normale” della realtà. A proposito di “altezze”, anche il significato della parola “melisma” sembra fare eco alla ricerca – tutta – dell’artista. Nella musica vocale, infatti, viene detto melisma (dal greco: melos, “aria, melodia, canto”) quel tipo di ricerca melodica che consiste nel caricare su di una sola sillaba testuale un gruppo di note ad altezze diverse.

Entrando nella piccola stanza dello spazio espositivo, siamo stati travolti da una profonda coltre sonora. Dapprima quasi un disturbo poi, distinguibili, dei fragori, ribollimenti e frastuoni. Girando attorno alle due grandi casse acustiche avevamo la sensazione di udire urla soffocate, canti tenebrosi e provenienti da lontano, da una strana profondità. Dopo pochi minuti di ascolti, quando la traccia di 2.58” si ripeteva, si iniziava a intuire un registro, una particolare partitura “senza luce”.

Chiedendo alcune informazioni pratiche all’artista, scopro che “l’idea della serata era quella di attuare una sorta di concerto per una sola traccia, in loop.” L’audio è il frutto della rielaborazione digitale di una campionatura tratta dal cartone animato di ” Lilli e il Vagabondo” della Walt Disney (1955). Mi spiega l’artista che “la traccia originale è stata deformata attraverso parametri di rallentamento, aumentando gli effetti di eco e di riverbero, lavorando di “lima” con tarature vocali e corali, sia in fase di lavorazione con il software sia a livello di diffusione, sfruttando gli effetti del mixer.”

Ho sempre ammirato chi fa tanto con poco e la ricerca di Alberto Tadiello è spesso circoscritta in questa semplice poetica del ridurre “a tanto”. Non è un caso che l’installazione sonora sia ridotta al minimo: due casse audio, scelte anche per le loro qualità visive intrinseche. “È un impianto americano (Klipsch) degli anni ’90 di altissima qualità”, spiega Tadiello. “Ogni speaker ha 750 watt di potenza. Sono ammaccate, un po’ scassate, ammuffite, ferrose. La loro deformazione e il loro logorio sono anche quelle dell’audio. La disposizione nello spazio è stata pensata acusticamente, in modo da saturare e sfruttare il lungo riverbero dello spazio stesso.” Quelle che ho chiamato “fragori e ribollimenti”, Tadiello descrive invece come una sonorità che “si insinua tra un’ambigua riconoscibilità umana e una veracità animale. Ricorda cori popolari, canti degli alpini, strascichi gospel e rumori gutturali.”

Assieme all’installazione sonora Alberto Tadiello, con Daniela Zangrando, ha presentato una pubblicazione dallo stesso titolo, “Melisma”. Il piccolo libro, “raccoglie un testo – che mi piace pensare caleidoscopio e pieno di fantasmi – e un immaginario di concrezioni minerali, filiformi e nere che si alzano come serpi, come colate e coaguli su pareti rocciose. Le immagini sono un continuo trasferimento di allusioni tra il testo e l’audio e provengono da un archivio che io e Daniela stiamo costruendo da un paio d’anni.”

Quasi struggente, per la sua intensità, il testo a cui fa riferimento Tadiello raccoglie visioni di montagne “alte e profonde”, oscure e tenebrose. Cime da conquistare o da “sconfiggere”, paesaggi da comprendere con l’attraversamento fisico, distanze da raccontare con i sensi: il libra trasfigura il topos “montagna” nel sinonimo di “paura” o movimento d’animo in preda ad un turbamento.

Da leggere e rileggere. O da ascoltare.

Elena Bordignon

Alberto Tadiello,   Melisma,   Le Dictateur,   Milano 2014
Alberto Tadiello, Melisma, Le Dictateur, Milano 2014
Alberto Tadiello,   Melisma,   Le Dictateur,   Milano 2014
Alberto Tadiello, Melisma, Le Dictateur, Milano 2014
Alberto Tadiello - Melisma 2014,   Installazione audio - 2’-58’’
Alberto Tadiello – Melisma 2014, Installazione audio – 2’-58’’
Alberto Tadiello - Melisma 2014,   Installazione audio - 2’-58’’
Alberto Tadiello – Melisma 2014, Installazione audio – 2’-58’’
Melisma,   Alberto Tadiello - Daniela Zangrando - Le Dictateur 2014
Melisma, Alberto Tadiello – Daniela Zangrando – Le Dictateur 2014