Che il vero possa confutare il falso | AGI Verona Collection

"Che il vero possa confutare il falso" è parte di un programma culturale ampio, condotto da vari soggetti, per la cui comprensione in toto si rende necessaria una breve disamina.
25 Luglio 2016

Testo di  Matteo Innocenti

Punto d’avvio è Itinera, progetto diretto da Esther Biancotti e Jacopo Figura (attivi da alcuni anni a Siena con FuoriCampo) che, insieme all’associazione Culturing e in collaborazione con l’amministrazione comunale, attraverso scambi tra artisti, curatori e più in generale operatori della cultura – in viaggio dalla città toscana a Bruxelles e viceversa – si propone di innescare una mobilità effettiva tra il Mediterraneo e il Nord Europa, anche col fine di trovare nuove o ulteriori forme di sostegno alle arti, con rimando simbolico alle percorrenze battute durante il medioevo lungo la via Francigena.

Itinera iniziato nel 2015 e in estensione fino al 2017, trova nella mostra in corso un’occasione di evidenza, nonché di riflessione su quanto sviluppato durante la prima fase.

La scelta di articolare un percorso espositivo tramite una selezione di opere del collezionista Giorgio Fasol è stata stimolata da una delle caratteristiche particolari della raccolta stessa (costituita come AGI Verona Collection dalla fine degli anni ottanta), ovvero l’attenzione rivolta alla ricerca dei giovani artisti – spesso in anticipo a un successivo riconoscimento internazionale – testimoniata da una coincidenza quasi completa tra le date delle loro produzioni e quelle di acquisizione: a titolo di esempio ci si può riferire a Maurizio Cattelan nel 1991, ad Adel Abdessemed e ad Anri Sala nel 2000, a Tino Sehgal nel 2003 e più di recente a Ibrahim Mahama.

La declinazione curatoriale di Luigi Fassi e Alberto Salvadori ha assunto quale elemento preminente la storicità senese, rappresentata da alcune sue sedi significative – il Palazzo Pubblico, il complesso di Santa Maria della Scala, l’Accademia dei Fisiocritici – rilevando e ricordando quelli che ne furono i valori fondativi, e in modo specifico l’atteggiamento razionale precursore della sistematicità scientifica venuta delineandosi dall’epoca moderna ai nostri giorni: si trattò allora dell’attuazione di una giusta conduzione del governo, di efficaci cure ospedaliere, di esperimenti per la conoscenza del mondo fisico. Furono proprio gli scienziati dell’Accademia a scegliere quale motto rappresentativo “Veris quod possit vincere falsa”, che qui è divenuto titolo dell’esposizione, tratto dal De rerum natura del filosofo e poeta latino Tito Lucrezio Caro.

Tale intersezione tra passato e presente, più rispondente a ragioni poetiche che di fatto – ovvero non vi sono particolari direzioni filologiche perseguite, il denominatore è piuttosto quella tensione verso la verità che nutre, oltre alla scienza, e secondo modi diversi, anche le opere d’arte – trova la sua realizzazione più convincente all’interno dell’accademia stessa, in accordo al suggestivo percorso museale ottocentesco tuttora mantenuto nella sua conformazione: opere come Each Color is a Gift for You di Vanessa Safavi, Isbjorn di Mark Dion, Tempesta di Francesco Carone vengono ad integrarsi in modo attinente ed evocativo nell’insieme di reperti naturali (zoologia, anatomia, geologia, botanica). A Palazzo Pubblico, nella splendida successione di sale affrescate dai maggiori artisti del trecento senese – Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti, Duccio di Buoninsegna – vi sono tre opere di estrema leggerezza, votate a una sorta di immaterialità, ad evitare sovrapposizioni con la bellezza secolare dell’edificio: Serenata Ines di Christian Manuele Zanon, eseguita nel giorno di presentazione, Missing Piece di Mario Garcia Torres, From the Beginning di Susan Philipsz. A Santa Maria della Scala la densità delle opere aumenta e ciò comporta, necessariamente, l’emergere di una maggiore discrezionalità dalle singole scelte e dal discorso d’insieme; negli immensi spazi dell’antico ospedale si incontrano, tra gli altri, Isabelle Cornaro, Adrian Paci, Haris Epaminonda, Massimo Bartolini, Eugenia Vanni, Cyprien Gaillard, Berlinde De Bruyckere; è qui che si ha la visione più complessiva della collezione Fasol.

In ragione di così numerosi fattori concomitanti – a cui si aggiunga anche la campagna di crowdfunding condotta con successo ai fini della realizzazione della mostra – sarà interessante il prosieguo, assistere agli sviluppi futuri di Itinera tra l’Italia e il Belgio.

Judith Hopf Palmenbaum,   1999,   filo,   juta,   carta,   dimensioni variabili Courtesy AGIVERONA Collection,   Galleria Kaufmann & Repetto,   Milano Veduta Cappella del Manto,   Santa Maria della Scala,   Siena PH. Michele Alberto Sereni

Judith Hopf Palmenbaum, 1999, filo, juta, carta, dimensioni variabili Courtesy AGIVERONA Collection, Galleria Kaufmann & Repetto, Milano Veduta Cappella del Manto, Santa Maria della Scala, Siena PH. Michele Alberto Sereni

Oliver Payne and Nick Relph Mixtape,   2002,   Film,   35 mm. Courtesy AGIVERONA Collection,   Gavin Brown Gallery New York Veduta Cappella del Manto,   Santa Maria della Scala,   Siena PH. Michele Alberto Sereni

Oliver Payne and Nick Relph Mixtape, 2002, Film, 35 mm. Courtesy AGIVERONA Collection, Gavin Brown Gallery New York Veduta Cappella del Manto, Santa Maria della Scala, Siena PH. Michele Alberto Sereni

Isabelle Cornaro Paysage avec Poussin et Temoins Oculaires VI,   2010,   materiali vari,   dimensioni variabili Veduta Sala San Pio,   Santa Maria della Scala,   Siena Courtesy AGIVERONA Collection,   Galerie Balice Hertling,   Paris PH. Michele Alberto Sereni

Isabelle Cornaro Paysage avec Poussin et Temoins Oculaires VI, 2010, materiali vari, dimensioni variabili Veduta Sala San Pio, Santa Maria della Scala, Siena Courtesy AGIVERONA Collection, Galerie Balice Hertling, Paris PH. Michele Alberto Sereni

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