Testo di Anna Maria Renzi —
“La vera architettura esiste solo quando pone al centro l’essere umano” (Alvar Aalto).
È su questo innovativo concetto che si fonda la strada percorsa da Alvar Aalto lungo tutta la sua carriera di architetto, designer e urbanista, sempre coadiuvato e supportato dalle sue due compagne di vita e lavoro, Aino ed Elissa, in un indissolubile connubio di intenti e idee. A questo sodalizio rende omaggio la mostra inaugurata al MAXXI di Roma (fino al 26 Maggio 2024) e curata dallo studio Space Caviar, che si focalizza in particolare sulla visione “antropocentrica” dell’architettura concepita dagli Aalto sia nei progetti per case private sia nelle commesse pubbliche e applicata anche alla produzione di suppellettili. L’uomo, il fruitore ultimo degli edifici e degli oggetti, è principio fondante, quello senza il quale le idee rimarrebbero incomplete.
Lo spazio scelto per l’allestimento è la Galleria KME al piano terra del MAXXI, il cui andamento curvilineo fa da perfetta cornice alle linee morbide ed ondulate dei progetti di Aalto, diventate nel tempo la sua cifra stilistica. Di notevole impatto visivo è anche la scelta di realizzare le basi dei piani espositivi ricorrendo all’uso dei mattoni rossi, materiale molto amato dall’architetto finlandese ed elemento caratterizzante di molti suoi progetti.
Con Alina, compagna di studi e prima moglie, Aalto fondò nel 1923 lo Studio che prese il suo nome e con il quale parteciparono a numerosi concorsi nazionali, mettendo a punto la loro filosofia progettuale, una unione di arte, architettura e design. La mostra presenta una selezione di undici progetti che coprono circa cinque decenni di lavoro e che attraverso disegni, planimetrie, fotografie e plastici, evidenziano la modernità e l’attualità del loro operato.
Il metodo di lavoro accurato, la scelta dei materiali e l’attenzione per l’ambiente è evidente fin dai primi schizzi che abbozzano l’idea del progetto che viene poi sviluppata con i dettagli tecnici nelle grandi tavole disegnate. Nella Casa del Popolo di Jyvӓskylӓ(Finlandia, 1924-25), primo progetto pubblico, l’attenzione si concentra sulle luci, gli arredi e ogni singolo dettaglio funzionale, fino alla maniglia del portale d’ingresso. Nell’auditorium della Biblioteca civica di Viipuri (Russia, 1927-35) le innovative linee ondulate del soffitto in legno sono studiate per favorire la diffusione del suono, mentre gli studi sulla luce, i primi sgabelli impilabili, il corrimano ergonomico delle scale di accesso e di uscita dalla biblioteca sono pensati per il benessere degli utenti.
La consacrazione dello Studio Aalto e la piena espressione del loro concetto di architettura si evidenzia nel progetto per il Sanatorio di Paimio (Finlandia,1929). Non più solo un edificio ma un vero “strumento medico” finalizzato alla degenza dei pazienti e alla loro guarigione. E così le curve dell’edificio catturano la luce del sole, l’altezza delle finestre permette ai pazienti allettati di godere della visione degli alberi all’esterno, le sedie ergonomiche favoriscono la respirazione dei malati e persino i lavabi delle stanze di degenza assumono una forma curvilinea tale da impedire che il rumore dell’acqua disturbi gli ospiti.
Dopo la prematura morte di Aino, nel 1952 Aalto sposa Ellissa, anche lei architetto, con la quale lo Studio si aprì a progetti internazionali. Ed ecco la Casa dello studente di Cambridge (USA, 1947-49), con 22 tipologie di alloggi differenti, ognuno con un proprio corredo di mobilie la Biblioteca dell’Abbazia di Mount Angel (USA, 1964-70) dalla pianta a ventaglio che segue il pendio della montagna e il cui progetto fu modificato in fase di esecuzione per evitare l’abbattimento di due grandi abeti preesistenti, in un’ottica di fusione e rispetto profondo per la natura circostante.
L’interesse per la progettazione di mobili, luci, tessuti e oggetti in vetro e la consapevolezza dell’importanza che questi elementi avevano nel benessere quotidiano, portò nel 1935 alla nascita dell’azienda Artek (unione di arte e tecnologia), iniziando così una produzione in serie a basso costo. Sono esposti alcuni pezzi che unendo estetica e funzionalità sono poi diventati delle icone del design, tanto da essere ancora oggi in produzione, come la sedia di Paimio, concepita per il Sanatorio di Paimio, lo sgabello Stool 60, pensato per la Biblioteca di Viipurj e il vaso Savoy disegnato per l’Hotel Savoy di Helsinki.
Completano il percorso espositivo le immagini dell’artista e fotografo Ramak Fazel, incaricato di documentare quanto la vita odierna abbia modificato i progetti degli Aalto, una sorta di mostra nella mostra, dal titolo FPO – For Position Only.
Il progetto curatoriale presenta degli spunti sperimentali interessanti, che qualche pannello esplicativo in più avrebbe contribuito a valorizzare. La reading room all’ingresso, l’area espositiva con giochi tattili e il videogioco che offre un’esperienza immersiva nella Casa sperimentale di Muuratsalo in Finlandia, sono tutti strumenti pensati per dare diverse chiavi di approccio e lettura all’opera di una visionaria squadra di architetti che hanno lasciato un segno indelebile nell’architettura e nel design del XX secolo e ancora oggi così attuali.