ATP DIARY

A Bologna nasce BOXER ⚄ Il curatore racconta…

A Bologna nasce BOXER, dall’idea e a cura di  Antonio Grulli. Il luogo? Il  Bar Der Standard  in Via Santa Croce 16/c. La prima inaugurazione è stato  domenica 11 novembre 2012 con il progetto di    Riccardo Baruzzi, ‘ Oggi...

A Bologna nasce BOXER, dall’idea e a cura di  Antonio Grulli. Il luogo? Il  Bar Der Standard  in Via Santa Croce 16/c. La prima inaugurazione è stato  domenica 11 novembre 2012 con il progetto di    Riccardo Baruzzi, ‘ Oggi vince il…’   

Alcune domande ad Antonio Grulli. 

ATP: Cos’è BOXER?

Antonio Grulli: BOXER è un’entità strana ma penso possa essere visto come uno spazio-progetto ospitato all’interno di un bar e nato in In collaborazione con  Modo Infoshop; in questo caso il bar Der Standard di Bologna. Si articolerà in una serie di mostre con cadenza mensile. Ma non solo; gli spazi del bar infatti diventeranno teatro di una serie di altri eventi non necessariamente incentrati sulle arti visive.

ATP: Con che mostra avete inaugurato?

AG: Abbiamo infatti inaugurato l’11 novembre con Oggi vince il… , una mostra pensata e realizzata da Riccardo Baruzzi.  Per questo primo appuntamento Baruzzi ha presentato tre oggetti, dei disegni, ed un poster. Gli oggetti consistono in una serie di cesti realizzati in passato dal bisnonno dell’artista che potranno essere utilizzati nei giorni della mostra dal pubblico per giocarsi le bevute lanciandovi all’interno un dado nel tentativo di fare il numero del giorno. Numero indicato proprio su uno dei sei disegni realizzati dall’artista. Il concetto alla base di questo intervento è una riflessione sull’idea di “lancio” e sull’azione del “lanciare”.

ATP:  Perché la scelta del nome BOXER?

AG: Ho scelto BOXER perché ha un sapore un po’ da sottoscala umido e clandestino. E’ il nome di un cane (e io amo i cani a differenza di te ;-)) dall’aspetto cattivo ma di indole buona, e sarebbe piaciuto a Hemingway. Mi ricorda la rivolta cinese dei Boxer e vorrei che questo fosse uno spazio capace di fare progetti che mettano in discussione un certo conformismo del mondo dell’arte contemporanea.  È un titolo capace di dare continuità a una certa riflessione sull’idea di conflitto che come tu ben sai è sempre stata propria dei progetti che ho fatto nei bar. E poi, non so perché, ho sempre collegato la pittura alla boxe. Sarà per Blinki Palermo, sarà per la foto di Warhol e Basquiat coi guantoni, sarà perché negli ultimi anni i pittori sono gli artisti che hanno dovuto lottare maggiormente in Italia per riuscire ad essere accettati con dignità nel mainstream.

ATP: Dove è nata l’idea?

AG: Il progetto BOXER affonda le sue radici nel mio percorso curatoriale e critico degli ultimi anni nel quale anche tu sei stata coinvolta. Nel 2010 con Davide Ferri abbiamo dato vita a Festa Mobile. Una due giorni di incontri, conferenze, performance all’interno di tre bar del centro di Bologna durante il fine settimana di Artefiera. La crisi economica era da poco iniziata e l’idea nasceva come visione di un futuro in cui l’assenza di finanziamenti ci avrebbe costretto a utilizzare gli unici luoghi pubblici in cui non ci fosse da pagare luce, riscaldamento, personale: luoghi accoglienti in cui bere qualche cosa, socializzare e scroccare la lettura dei quotidiani. Il progetto intendeva anche indagare il luogo del bar come “istituzione” informale che ha accompagnato a tutti gli effetti la storia dell’arte dalle avanguardie storiche a oggi.  BOXER nasce come spin-off di Festa Mobile. Ogni mostra è accompagnata da quella che potremmo definire una via di mezzo tra una fanzine e un piccolo multiplo.  

ATP: In cosa consiste questo multiplo?

AG: Massima libertà per gli artisti di sperimentare col formato. Due i vincoli: le “pubblicazioni” dovranno essere economiche (per singola copia la produzione dovrà costare intorno a 2-3 euro, e verranno vendute sempre a prezzi molto bassi); seconda limitazione è l’obbligo di utilizzare solo macchinari presenti all’interno delle copisterie universitarie, quindi stampanti, fotocopiatrici, ecc.

ATP: Vi siete ispirati a qualche altra esperienza artistica?

AG: Esagerando potremmo affermare che tutti i movimenti di avanguardia sono nati nei bar. I bar del ring di Vienna dove si trovavano gli artisti della Secessione, i bistrot di Parigi per i cubisti, i club della New York anni sessanta-settanta, sono solo gli esempi più famosi. Luoghi di scambio intellettuale, di dialogo, di confronti che si sono tramutati talvolta in scontri, non solo verbali. Ma anche bar come uno dei pochi luoghi di incubazione della transdisciplinarietà, in cui gli artisti e i critici hanno incontrato scrittori, poeti, registi. Incontri altrimenti difficili.??

ATP: Che riflessione sono scaturite da questo progetto?

AG: Penso che luoghi come il bar che ci ospita e le tecnologie con cui vogliamo produrre i multipli siano tra le cose maggiormente caratterizzanti il paesaggio del centro di Bologna. Diventa questo un modo per riflettere anche sulla distribuzione dell’arte in momenti di crisi, in cui le risorse provenienti da collezionisti privati si riducono, e in cui le amministrazioni pubbliche tagliano le proprie sovvenzioni alle istituzioni culturali. Anche se l’utilizzo delle fanzine come forma d’arte è stato utilizzato da moltissimi artisti, l’idea ha iniziato a girarmi per la testa le prime volte che sono incappato nelle bellissime e poverissime pubblicazioni di due artisti molto diversi come l’americana Amy Sillman e il croato Mladen Stilinovic.  Ma l’idea si ricollega, come dicevo, a tutta una tradizione bolognese di distribuzione dell’informazione e delle idee attraverso materiali poveri, e di ripensamento del concetto stesso di copyright. Le radici sono nella controcultura punk che in città si è declinata soprattutto nei movimenti di protesta degli anni settanta, capaci di imporsi a livello internazionale per la propria spinta innovativa, in cui la lotta politica si univa ad un portato culturale ed estetico.

ATP: Chi potresti citarmi come esempi significativi?

AG: In primis vorrei citare, vista la recente perdita, le autoproduzioni editoriali di Roberto Roversi che esprimevano un desiderio quasi godardiano di controllare e definire ogni singolo passaggio del libro, dalla creazione dell’opera fino alla sua distribuzione, passando per il “disegno” di quest’ultima. Ma anche l’esperienza del progetto Wu Ming che, ad esempio, permette di scaricare e stampare i libri dal sito.

ATP: A chi saranno rivolti i prossimi inviti per parteciapre a BOXER?

AG: Vorrei dare un certo spazio a dei pittori. Non a caso la scelta del primo artista è ricaduta su Riccardo Baruzzi. Prossimo appuntamento invece sabato 15 dicembre con Marta Pierobon. Vi aspettiamo tutti.